Con Giuseppe, Maurizio, Daniele e Gabriele a scavare una nuova grotta.
Alla scoperta di una nuova grotta. Nell’estate di un paio di anni fa, facendo una passeggiata dalle parti di Campo dell’Osso trovammo un buco proprio sul sentiero che costeggia la strada. Lo segnammo come interessante e lo lasciammo a “maturare”. Non lo abbiamo dimenticato, pero’ gli impegni sono tanti ed il tempo sempre troppo poco, quindi siamo arrivati all’inizio di questa estate senza esserci mai tornati. La riscoperta della possibile nuova grotta e’ partita quando ce ne e’ arrivata la segnalazione da Claudio. Il buco, ci disse, si e’ allargato ed approfondito. Alla prima visita “seria” alla possibile grotta non ho potuto partecipare, ero al corso d’armo a Ferentillo. Sono andati Valentina, Claudio, Nerone, Giuseppe e Gabriele. In questa giornata hanno fatto la recinzione ed hanno dato il via agli scavi. La presenza di Valentina e’ stata lo spunto per dare il nome alla grotta. La settimana successiva, visto anche che c’e’ troppa acqua per andare a Piccola Cretarossa, decidiamo di andare a Grotta Vale a continuare gli scavi.
Come oramai di consueto ci diamo appuntamento alle 8.30 sotto casa mia. Quando Gabriele arriva, Giuseppe ed io stiamo aspettandolo godendoci placido il sole del mattino. Gabriele arriva con una gradita sorpresa, oggi si e’ unito a noi anche Daniele. Dopo aver caricato gli zaini, partiamo. Facciamo una sosta “tecnica” al bar da Cicchetti per la colazione e poi su a Campo dell’Osso. Parcheggiamo in uno spiazzo nei pressi della grotta dove troviamo Maurizio che ci attende. Pochi passi e siamo davanti alla grotta dove posso ammirare il nuovo recinto di “filagne” opera di mastro Nerone.Maurizio mette subito in chiaro il tipo di supporto che intende dare al gruppo in questa giornata, monta l’amaca e ci da’ direttive da la’.
Per fortuna c’e’ Giuseppe che e’ pieno di forze e di buona volonta’. Inizia a mettere la tuta per immergersi nel buco.
Ci sono sassi grandi da tirare fuori. Dobbiamo approntare una corda tesa per attaccarci una carrucola sulla verticale del buco. Per fortuna le corde e gli alberi per attaccarle non ci mancano. Daniele da una parte ed io dall’altra, prendiamo gli alberi piu’ consoni a far passare la corda in corrispondenza del centro del buco.
Messa la corda orizzontale vi sistemiamo anche la carrucola e la corda da recupero. Siamo pronti per operare. Anche Maurizio si e’ appassionato al gioco ed ha abbandonato l’amaca per aiutare.
Giuseppe intanto e’ sceso iniziando a scavare terra, sassi e…neve!
Lavoriamo di buona lena per almeno un’ora. O meglio, lavorano Gabriele e Daniele, Maurizio ed io stiamo a guardare al riparo degli alberi. Provo ad andare a dare una mano, pero’ devo rinunciare perche’ ora ho indossato la tuta speleo e al sole non resisto.
Dopo una lunga sessione di scavo Giuseppe chiede il cambio. E’ il mio turno. Cerco di fare finta di nulla ed evitarmi la faticaccia fangosa ma ci pensano i miei amici a convincermi a scendere quasi buttandomi di sotto. Sul fondo del buco, oltre al fango trovo anche una temperatura gelida. Stiamo scavando terra mista ad un consistente strato di neve che mantiene la temperatura bassa. Sembra di star scavando dentro un frigorifero. Ripongo la fotocamera ed inizio a riempire secchi ed a legare sassi con un ritmo sostenuto che mi consente di non sentire troppo freddo.
Quando sento i piedi ghiacciati mi dichiaro stanco e torno al calore cocente all’esterno. Stavolta me ne resto al sole per togliermi il gelo che mi e’ penetrato nelle ossa.
Giuseppe intanto e’ sceso nuovamente e lo scavo prosegue senza soste.
Ora Gabriele si dedica allo smaltimento della terra estratta quindi si riposa tra un secchio e l’altro.
Maurizio si e’ mosso a compassione ed e’ sceso ad aiutare anche lui. Insieme formano un gruppo fortissimo, Giuseppe scava, Daniele recupera i secchi, Maurizio e’ addetto allo smistamento, prende in carico i secchi pieni e li passa a Gabriele, riceve quelli vuoti, sempre da Gabriele, e li aggancia alla corda. Gabriele fa la spola andando con il secchio pieno e riportandolo vuoto.
Ecco Giuseppe mentre riempie un secchio.
Recupera!
Altro cambio. Tocca di nuovo a me. Stavolta prima di iniziare lo scavo mi ricordo di prendere qualche foto della neve che mantiene gelido il fondo del buco.
Anche un’altra, crepi l’avarizia.
Faccio la mia parte di scavo fino a che i piedi gelati iniziano a darmi fastidio e le mani ghiacciate diventano insensibili. Quando torno al caldo siamo tutti d’accordo nel dichiarare chiusa la giornata di scavo. C’e’ pero’ Giuseppe che e’ curioso di vedere cosa ho combinato e quindi scende di nuovo per un’ultima volta.
Approfitto della sua discesa per mostrarvi una panoramica del buco.
Rispetto a stamane abbiamo abbassato il fondo scendendo di un paio di metri ed abbiamo tolto moltissima terra instabile a mezza altezza.
Iniziamo, senza fretta, a riporre le corde. Una buona occasione per mostrare le tute infangate degli scavatori, ecco Giuseppe.
Ed eccomi qua, stavolta una foto me la merito anche io.
Foto insieme ai sassi estratti.
E quindi una doverosa foto a tutto il formidabile gruppo di oggi.
Riposto tutto nei sacchi siamo pronti a muoverci. Tra un secchio e l’altro si e’ fatta ora di cena. Salutiamo Maurizio che rimane a Livata a passare il fine settimana e noi “romani” ci dirigiamo a Marano Equo per delle meritatissime fettuccine. Strada facendo, quando incrociamo l’Aniene, facciamo sosta per togliere il grosso del fango dalla tuta, le attrezzature e le corde.
E’ una attivita’ utile e divertente, e’ un bel lusso tornare a casa con le robe quasi pulite ed e’ buona anche come aperitivo prima di cena.
Dopo le pulizie riprendiamo la macchina per la tappa successiva, il ristorante.
Eccolo. Un’ultima salita e saremo con le gambe sotto il tavolo ed armati di forchetta.
Un’ultima foto al termine del lauto pasto. Le facce rilassate testimoniano che ci siamo nutriti con soddisfazione ed in abbondanza.
Il rientro per me e’ ancora piu’ tranquillo del solito, stavolta sono sui sedili di dietro insieme a Giuseppe quindi dormicchio della grossa per tutto il tragitto. Ancora non sappiamo con certezza se abbiamo una nuova grotta, pero’ gli stiamo dando fiducia, chissa’ se grotta Vale sara’ riconoscente. Alla prossima.