Uscita alla grotta delle Ciaspole per fare il rilievo. Con Mirko, Fabrizio, Andrea, Francisco, Paolo, Nerone, Tarcisio, Gianluca ed io.
Stavolta sono solo a partire da Roma, quindi poco prima delle 8 prendo la macchina e vado. Alle 9.15 sono al solito bar. Parcheggio insieme a Fabrizio, arriviamo nello stesso momento. Dopo i saluti aspettiamo che ci raggiungano anche Tarcisio, Nerone e Gianluca e ce ne andiamo a fare colazione. Sentiamo Mirko per telefono, arriveranno in ritardo. Fabrizio ed io impieghiamo il tempo scendendo fino da Erzinio a prendere della pizza. Quando torniamo c’e’ ancora da attendere e ci uniamo agli altri che stanno seduti davanti al bar chiacchierando e prendendo il sole. Finalmente arriva anche Mirko col resto del gruppo. Altra salva di saluti con i nuovi arrivati, una puntata all’alimentari per le loro vettovaglie e poi finalmente possiamo partire. Prendiamo commiato da Gianluca che occupera’ la giornata con alcune grotte di recente scoperta in zona Campovano. Stavolta la neve non dovrebbe essere di intralcio, non piu’, saliremo quindi fino a Campo Catino per prendere la strada alta ed arrivare con le macchine molto vicino alla grotta. Come ci aspettavamo, la neve e’ quasi solo un ricordo. Dappertutto, tranne che in 2 punti della strada dove rischiamo di dover fare dietrofront. Sono salito in macchina con Fabrizio abbandonando la mia al parcheggio di Guarcino. E’ stata una ottima idea visto lo stato della strada. Fabrizio e’ indeciso sul punto dove fermarsi pero’ poi riconosce il posto ed accosta. L’arrivo degli altri ci conferma la giustezza della scelta. Iniziamo a prepararci. Ecco Tarcisio e Nerone, sono pronti a tutto, Nerone non perde tempo ed ammorba l’aria con il fumo della sua inseparabile pipa.
Tutti pronti? Ok, chiudiamo le macchine ed andiamo. Mirko prende la testa del gruppo e si avvia deciso verso la grotta. Lo seguo. Sono davvero pochi metri, ho appena lasciato le macchine alle spalle e gia’ la vedo.
Gli altri arrivano quasi subito.
Eccoci tutti qua.
La grotta. Non sembra piu’ asciutta della volta scorsa.
Foto di gruppo, uno squadrone!
Facciamo 2 squadre, Paolo, Mirko ed io andremo avanti a vedere cosa fare per andare avanti. Tornando indietro faremo il rilievo. Tarcisio, Nerone e Fabrizio si fermeranno a meta’ per allargare alcuni punti ancora ostici. Andrea e Francisco decideranno sul momento come muoversi. Scendendo tento qualche foto frettolosa ma senza risultati apprezzabili.
Gli ambienti, se anche non sono comodissimi da percorrere, sono molto larghi quindi la mia fotocamera non ce la fa proprio a scattare foto con un senso compiuto senza una adeguata preparazione. Il massimo che riesco ad ottenere e’ un nero quasi indistinto.
La strettoia dove i miei amici erano fermi la volta scorsa, alla mia prima discesa. Ora hanno passato il punto stretto e si puo’ proseguire. Aspetto che passi Mirko per capire come affrontare la strettoia. La sosta serve a poco perche’, quando arriva nella zona di interesse, e’ oramai scomparso alla vista. Dovro’ affidarmi ai sensi. Mi infilo a piedi in avanti e “brucheggio” per la decina di metri che mi separa dalla strettoia finale. Inizia il punto stretto. Mi devo mettere in diagonale col corpo per assecondare la roccia. Dietro di me sento Mirko che cerca di darmi indicazioni. Non mi sembra poi cosi’ stretto, procedo senza troppi affanni. Sono con i piedi fuori. Li poggio dopo un sasso e posso sfilarmi col resto del corpo. Fatto!
La frattura riprende, inclinata a 45°, ampia quasi una decina di metri ed alta circa un metro. La scendiamo fino a quando e’ fisicamente percorribile poi vedo Mirko spostarsi di lato strisciando in un cunicolo con un letto di ghiaia fine e terra. Davanti a noi sento Paolo, e’ fermo nel punto dove inizia la zona nuova da vedere. Visto che siamo quasi arrivati, me la prendo comoda e impiego qualche minuto a togliere ghiaia e terra per allargare e facilitare il passaggio del cunicolo. Smetto quando sono soddisfatto. Mi sono gelato le mani facendo questo lavoro, intorno alle rocce che sposto c’e’ uno strato di brina bianca, lo osservo bene, e’ proprio ghiaccio! Quando raggiungo i miei amici comunico loro la cosa. Paolo ha con se un orologio multifunzione con la misurazione della temperatura. Ha rilevato 5° C. Ecco spiegato il ghiaccio.
Naturalmente oltre al ghiaccio non manca lo stillicidio, infatti siamo gia’ tutti fradici. Tutti ben inzeppati nello stretto spazio davanti alla possibile prosecuzione facciamo il punto della situazione. Allora, davanti a noi c’e’ da scavare, sopra di noi c’e’ una piccola sala comoda come sala d’attesa. Deciso che si deve scavare ed in quale direzione, Mirko si impossessa della mazzetta ed inizia a lavorare assistito da Paolo. Io, per non essere di intralcio e per non restare fermo sotto lo stillicidio, me ne salgo alla saletta.
Durante il lavoro ci raggiungono anche Andrea e Francisco ma, visti gli spazi ristretti ed il freddo intenso, dopo qualche minuto decidono di tornare indietro. Il lavoro prosegue, stavolta non vengo chiamato in causa per fare la mia parte quindi aspetto pazientemente nella saletta. Lo stare fermo mi procura un picco di freddo, inizio a tremare come una foglia. Mi faccio coraggio e prendo la decisione di cambiarmi. Stare a torso nudo con il perfido stillicidio che imperversa non e’ piacevole affatto, pero’ dopo, con un paio di magliette asciutte addosso la situazione migliora notevolmente. Una fatica ben ripagata. Come premio mi concedo un lauto spuntino a base di pizza ripiena di mortadella. Intanto arrivano aggiornamenti dalla zona scavo. Dopo il punto stretto iniziale, hanno raggiunto un punto leggermente piu’ largo. La speranza che il largo continuasse viene subito frustrata. Ci sara’ di nuovo da lavorare ma ora sono sfiniti dal freddo. Mi raggiungono nella saletta. Vediamo una possibile prosecuzione sopra di noi ed impieghiamo alcuni minuti per allargarla a suon di mazzettate. Alla fine e’ abbastanza larga perche’ Mirko si possa infilare. Il responso non e’ incoraggiante, stringe quasi subito e non sembra promettere altro. Mirko ne esce e facciamo consiglio per decidere il da farsi. Siamo tutti e 3 fradici e tremanti dal freddo. Stabiliamo che e’ il momento di levare le tende e fare ritorno. Fedele a quanto stabilito come programma, inizio a prendere il necessario per fare il rilievo. Prendo il mio fido cellulare, lo accendo, lo inserisco nella sua custodia ed inizio a “sditacchiare” su Topodroid per impostare il nuovo rilievo. Controllo il distox, verifico per scrupolo che lui e la bussola diano la stessa direzione e mi dichiaro pronto. Nel frattempo anche Mirko ha preso dallo zaino il suo distanziometro. Visivamente e’ identico al mio, pero’ non e’ ancora stato modificato a diventare Distox2 quindi non ha la bussola ed il bluetooth. Spiego queste differenze a Paolo e Mirko quindi decidiamo che faremo doppio rilievo, io col distox, Mirko alla “vecchia” con disto laser e bussola a parte. Paolo, armato di quaderno e matita, segnera’ i punti dettati da Mirko e ci fara’ da segnaposto per la battuta successiva, avanti a noi. Iniziamo con tante buone intenzioni ma gia’ alla terza battuta ci dichiariamo sconfitti dal freddo. Tra tutti e tre sembriamo un concerto di nacchere! Alla fine, da un rilievo doppio, ci rassegniamo a tentare una semplice poligonale prendendo i punti col distox, senza scaricarli sul cellulare. Un salto nel vuoto insomma. Anche questa tecnica, notevolmente piu’ veloce, si rivela disagevole negli stretti e fangosi ambienti della grotta. Ogni tanto mi ritrovo a dovermi spalmare nel fango con somma gioia. Tanto per farla completa, nella lunga strettoia, quella dove eravamo fermi la volta scorsa, devo prendere il punto almeno una decina di volte perche’ il distox si rifiuta, dando con impertinenza e pertinacia un deplorevole errore “Info xxx”.
Gli ultimi metri e’ un vero e proprio rivoltarmi nel fango gelido, un piacere unico. Quando esco per fortuna la temperatura esterna e’ piu’ che gradevole. Provo a fare qualche foto ma anche la fotocamera e’ provata dal bagno di fango, anche se l’ho tenuta al riparo dentro la tuta non e’ uscita indenne dalla prova.
Tentativo di selfie.
Le foto che seguono non sono opera mia ma del fido radiologo, Fabrizio. Questo e’ il nostro arrivo.
Un abbraccio di fango.
Sulla macchina troviamo le tracce di una visita. E’ passata Anna con l’intenzione di seguirci in grotta ma ha avuto un problema (lascio scoprire a voi quale leggendo il suo simpatico biglietto) e ha dovuto abbandonare.
Una volta vestiti ed imbustato a dovere tutto il lordume fangoso possiamo ripartire alla volta di Campo Catino dove ci dirigiamo al bar. Dentro troviamo ad aspettarci il resto dei nostri amici, Anna e Gianluca compresi.
Un rapido spuntino ed un aggiornamento su quanto fatto nel corso della giornata ci occupa per circa un’ora. Fatto quel che si deve Fabrizio ed io prendiamo commiato e ce ne scendiamo a Guarcino. Il solitario e tranquillo ritorno a Roma conclude la giornata, fredda fredda ma pur sempre interessante. Alla prossima.