Prosecuzione di esplorazione e rilievo al 61 con Livia, Gabriele, Gianluca, Giuseppe, Nerone, Roberto, Tarcisio ed io.
La mattina Gabriele, Giuseppe ed io partiamo da Roma con un certo ritardo. Ci sentiamo telefonicamente con Gianluca per avvertire che non saremo a Campo Catino in tempo per l’appuntamento alle 9.00. Rimaniamo d’accordo che loro intanto andranno avanti verso Campo Vano, noi li raggiungeremo appena possibile. Il nostro arrivo a Campo Catino e’ salutato dal passaggio di alcune mucche. Molte sono accompagnate dal proprio vitello. Interrompo la vestizione per gustarmi la scena.
Stavolta, per la prima volta, porteremo tutta l’attrezzatura sulle spalle. Non possiamo fare altrimenti, oramai il trattore di Tarcisio sara’ tranquillamente parcheggiato accanto alla grotta. Per fortuna ho portato lo zaino comodo. Iniziamo a traversare la piana di Campo Catino di buon passo. All’inizio della salita che porta alla “vela” dobbiamo fare un’ampio giro per evitare il transito un un nutrito gregge di pecore. Non sono loro a farci timore ma piuttosto la decina di cani da pastore che sono dissimulati e confusi tra le pecore, ogni tanto ne vediamo uno che si ferma a guardarci. Sembrano valutare se possiamo essere una minaccia. Non vogliamo sperimentare cosa succederebbe se decidessero che lo siamo, quindi allunghiamo la camminata facendo un largo e prudente giro. Gabriele insiste nel dire che a passarci in mezzo sarebbe successo nulla, pero’ quando lo invito a sperimentare personalmente la sua teoria, declina l’offerta. Giuseppe si tiene neutrale anche se ogni tanto borbotta contro l’eccessivo allungamento del percorso.
Finalmente anche il gregge di pecore con i suoi cani e’ passato e noi l’abbiamo superato indenni, possiamo piegare anche noi verso sinistra e riprendere il sentiero.
Eccoci alla “vela”. Il piu’ sembra fatto.
Anche se il “meno” che rimane non e’ proprio poco poco!
Aspettiamo Gabriele che sulla parte in salita ha tenuto un passo tranquillo. Stavolta, lo confesso, son salito piu’ velocemente del solito, sono ansioso di raggiungere il resto del gruppo.
Riprendiamo il cammino.
La salita iniziale dopo la vela e’ comoda e nemmeno troppo lunga, scavalliamo dove c’e’ l’incrocio tra piu’ sentieri ed iniziamo a scendere verso il rifugio.
Eccoci in vista del rifugio, la strada solita per la grotta prevede di buttarsi giu’ fino alla base della valletta tra noi ed il rifugio e poi dirigersi verso i piloni per poi fermarsi a quello contrassegnato col numero 61, quello che ha suggerito il nome della grotta. Noi decidiamo di seguire la via piu’ in alto passando accanto al rifugio.
Nell’impazienza ho distanziato un poco i miei amici, me ne accorgo e mi fermo ad aspettarli.
Eccoci al rifugio, sarebbe un comodo punto di appoggio se si riuscisse ad ottenerne l’uso, pare che Gianluca e Tarcisio abbiano tentato piu’ di una volta ma senza riuscire a trovare un interlocutore a cui chiedere.
Eccoci infine in vista della grotta, veniamo accolti da Tarcisio che ci attende accanto al suo mitico trattore che tante fatiche ci ha evitato e ci evitera’.
Foto ricordo con panoramica dei piloni.
Ecco il trattore, per non sbagliare ho subito messo il mio zaino a riposare nel cassone.
Beh, una foto con Tarcisio me la sono meritata anche io! Purtroppo lui oggi rimarra’ fuori perche’ ha prestato la sua attrezzatura ad uno degli amici che sono gia’ in grotta.
Sono pronto, non mi reggo piu’, prendo lo zaino speleo con le mie cose ed inizio a scendere, Lascio indietro Giuseppe e Gabriele dando per scontato che mi seguiranno in breve tempo. Scendo giu’ per il lungo budello semi-artificiale imponendomi di non correre, rischierei di sudare troppo e sentire poi freddo. Noto che ora in tutti i punti piu’ ostici, soprattutto in risalita, e’ stata messa una corda, e’ stato terminato il lavoro iniziato la volta scorsa. Dopo la “largoia” inizio a sentire delle voci avanti a me. Ho raggiunto il gruppo. Il primo che incontro e’ Roberto, attende il suo turno per impegnare la corda. Si merita una foto.
Poco piu’ avanti c’e’ Nerone, gli lancio un urlo di saluto.
Ripongo la fotocamera e inizio a vedere il da farsi. Roberto e Nerone mi fanno gentilmente passare avanti, raggiungo e saluto Gianluca e Livia, poi continuiamo a scendere assieme. In effetti scendiamo assieme solo qualche metro perche’ siamo quasi alla partenza del “pozzo della pizza”, il punto di battuta “0” del rilievo. Da li’ devo riprendere il mio lavoro. Mentre Livia e Gianluca procedono oltre, preparo le mie cose. Accendo il palmare, attivo TopoDroid, apro il rilievo della grotta, tolgo il DistoX dalla custodia. Una volta riposto quel che non serve ed attaccato al collo tutto l’armamentario tramite l’apposito “fattoapposta”, faccio un urlo a Livia che ancora vedo alla base del pozzo. Le spiego brevemente che mi serve un volontario, lei in questo caso, che mi indichi il punto piu’ appropriato dove “sparare” il laser per il caposaldo successivo. Non mi sembra entusiasta di questo volontariato, pero’ non si nega. Iniziamo il nuovo tratto di rilievo. Al salto successivo incorro nelle ire di Gianluca quando vado a distrarre Livia. Gianluca le sta raccontando del titanico lavoro che hanno fatto per permetterci di essere qua oggi. Dopo un rapido scambio di salaci battute riesco ad ottenere il mio nuovo caposaldo e scendo a raggiungerli. Tra poco saro’ in una zona che non ho mai visto, mi piace la sensazione, pero’ mi impongo di proseguire il rilievo senza eccessiva fretta. Il breve laminatoio che affaccia su un saltino e’ stato allargato, ora si passa piu’ comodi. Quando e’ il mio turno scendo il saltino continuando a prendere i punti. Nel frattempo il resto del gruppo ci ha raggiunti, c’e’ Nerone, c’e’ Roberto, vedo Giuseppe. Manca Gabriele. Giuseppe mi spiega che Gabriele e’ rimasto fuori a fare compagnia a Tarcisio. Tutto a posto, quindi. Alla base del pozzo devo fare sosta per scaricare i punti presi e disegnare l’abbozzo delle pareti della grotta in pianta e sezione sul TopoDroid. Quando termino col mio lavoro trovo che sono stato raggiunto da tutti. Il gruppo si e’ riunito ma subito dopo si e’ sparpagliato alla ricerca della prosecuzione. Non e’ banale trovarla, da dove sono io vedo varie diramazioni. Una e’ a pochi passi, una spaccatura stretta che scende piu’ in basso. A lato dalla spaccatura si sale per un’altra spaccatura ben piu’ ampia. Sopra di noi ampi ambienti salgono perdendosi nel buio. C’e’ solo l’imbarazzo della scelta! Sono solo in questo momento, prendo il punto della spaccatura stretta per ricordarmela piu’ tardi. Piu’ in alto, dove e’ piu’ ampio, vedo Livia. Le chiedo di nuovo il piacere di indicarmi il punto per il caposaldo successivo. Mentre raggiungo Livia rispunta anche Gianluca, commentiamo questo nuovo sviluppo della grotta, per il momento sembra negarci una prosecuzione chiara ma in compenso offre un ventaglio di “golose” possibilita’. Lo avviso che vista la variegata ed incerta situazione e’ inutile continuare oltre col rilievo. Decidiamo cosi’ di prendere un ultimo punto nella direzione della spaccatura piu’ in alto e terminare, per ora, con il lavoro di rilievo. Siamo arrivati al punto 33, per la cronaca.
Ora posso riporre tutti i miei ammennicoli e giocare un poco all’esploratore. Sistemo il tutto nello zaino, bevo dell’acqua, mangio qualcosa e sono pronto. Al momento sono quasi tutti impegnati nella spaccatura piu’ in basso, quella stretta. Scendo a vedere ma c’e’ poco da vedere e da fare. Ritorno a quella in alto. Un paio di metri avanti al punto “33” la grotta stringe e sembra finire li’. Avvicinandosi e sbirciando a sinistra si vede un passaggio stretto ma percorribile. Mi raggiunge Roberto, insieme valutiamo la fattibilita’ del passaggio, ora che siamo in 2 possiamo tentare. Roberto, piu’ smilzo rispetto a me, si offre per il primo tentativo. Per andare verso sinistra il passaggio non e’ dei piu’ comodi, ci si deve issare su con le gambe, quindi col resto del corpo. Una volta sdraiati sulla roccia inclinata a 45° ci si deve piegare in avanti ed intrufolarsi in un laminatoio. La prima parte , un metro circa, e’ un po’ stretta ma dopo sembra allargarsi.
Roberto ha passato il punto stretto, lo seguo. Come al solito condisco i miei sforzi con gemiti e sbuffi, pero’ passo.
Verso l’alto e verso il basso prosegue con la stessa inclinazione, verso il basso il laminatoio e’ parzialmente ingombro di rocce, per ora lo tralasciamo preferendo la parte da risalire che sembra piu’ percorribile.
Arriviamo in un punto dove le pareti contrapposte del laminatoio si allontanano quel che basta da permetterci di restare in posizione eretta. Ai nostri piedi una colata di concrezione che viene dall’alto sulla destra, ha risaldato le pietre sul pavimento.
Saliamo per alcuni metri seguendo la colata, e’ il modo piu’ comodo, l’acqua ha scavato un viottolo che ci permette di camminare anziche’ strisciare. Il posto e’ sicuramente interessante e da rivedere con calma. L’arrivo d’acqua merita una indagine, i buchi neri alla nostra sinistra sarebbero da vedere. A mio avviso pero’ potrebbero affacciare sui camini in risalita che si vedevano dall’ambiente da dove siamo partiti. Andandoci rischio di tirare sassi in testa a qualcuno dei nostri amici che cercano da quelle parti, quindi mi astengo. Sopra di noi il laminatoio sembra progressivamente andare a restringersi ma anche li’ c’e’ da vedere con calma. Per oggi pero’ puo’ bastare, decidiamo con Roberto.
Mi fermo un attimo per una foto a questi strati che sembrano essere di rocce differenti. A me non dicono molto, pero’ magari un geologo potra’ trarne qualche conclusione utile!
Con Roberto iniziamo il percorso a ritroso, sempre seguendo il percorso scavato dall’acqua.
Arrivati all’altezza del passaggio da cui siamo entrati nel laminatoio perdiamo alcuni minuti a vedere una possibile prosecuzione verso il basso. Potrebbe esserci ma non sembra una cosa comodissima. Provo ad infilarmi pochino e tento col lancio di alcuni sassi ma non sentiamo tonfi confortanti. Riprendiamo la via del ritorno. Troviamo parte dei nostri amici dove abbiamo lasciato zaini ed attrezzature, hanno cercato altre prosecuzioni, hanno provato a lavorare sulla spaccatura bassa, ma senza esito. Vado a vedere la situazione nella spaccatura bassa. Al momento in questo punto ci sono Livia e Nerone a lavorarci. Nerone si e’ infilato nello stretto ed ora sta facendo un rapido ripasso dei santi del calendario mentre cerca di uscire. Arrivo a tempo per dargli una mano, ogni tanto sono utile anche io! La spaccatura, proseguendo dritti stringe inesorabilmente. Sotto si stringe quasi fino a chiudersi pero’ si riesce a capire che subito dopo riallarga. Provo ad infilarmi anche io nello stretto per guardare meglio. Davanti in effetti c’e’ poco da fare, pero’ verso il basso la roccia sembra intensamente fratturata. Secondo me con qualche mazzettata si riesce a sfaldarla. Mi sistemo meglio, chiedo a Nerone la mazzetta ed inizio il lavoro. In effetti ad ogni colpo la roccia si indebolisce di piu’ ed ogni tanto si riesce a staccare dei pezzi importanti. Quando non ce la faccio piu’, passo la mazzetta a Nerone che mena serio serio stringendo tra i denti la sua inseparabile, quanto puzzolentissima, pipa. Ci alterniamo cosi’ per una buona mezz’ora ed i risultati sono confortanti. Ancora non si passa ma sotto ora si vede chiaramente un ambiente piu’ largo ed inoltre posso uscire dalla parte stretta camminando, quando prima avevo dovuto entrare stendendomici dentro. Ora pero’ devo proprio uscire, la posizione scomoda mi sta procurando dolori ad un fianco. Cedo il posto a Livia, e’ da un po’ che e’ ferma ed inizia a sentire freddo. Mentre prendo fiato ed osservo il lavoro di Livia e Nerone, arrivano anche gli altri a curiosare del perche’ di tutto questo martellare. In breve Gianluca prende il posto di Livia e da’ il suo potente apporto. La cosa prosegue ma ora piu’ a rilento, la parte facile l’abbiamo ripulita ma ancora il passaggio e’ stretto. Gianluca decide che e’ ora di andare, concordiamo tutti, la giornata l’abbiamo “portata a casa”. Partono tutti, solo Giuseppe ed io ci attardiamo per dare ancora qualche martellata. Purtroppo la stanchezza mi gioca uno scherzo antipatico. Alla ennesima mazzettata sulla roccia la mazzetta mi sfugge di mano e finisce di sotto. Gianluca ci presta il suo fido martello da geologo, vorrei tentare di allargare quel che basta per far passare Giuseppe e recuperare la mazzetta. Mentre Giuseppe prosegue ad allargare, recupero una corda e la sistemo per aiutarlo nella eventuale discesa e risalita. Sembra tutto pronto, il passaggio sembra tentabile. Sento Gianluca che ci saluta, sta iniziando a salire e si raccomanda per il martello. Per non rischiare faccio un salto per restituirglielo, tanto per oggi abbiamo finito con lui. Giuseppe nel frattempo prova ad infilarsi. Ci passerebbe pure, ma non si fida, ha timore di trovare difficolta’ nel risalire. A malincuore accetto la sua decisione. Comunque il tentativo e’ stato un buon diversivo per permettere ai nostri di avanzare liberandoci la corda per salire. Nella sala delle diramazioni troviamo l’immancabile traccia del passaggio di Nerone, le candele.
Vado a recuperare il mio zaino facendo attenzione a non spegnerle.
Inizio a risalire subito seguito da Giuseppe che chiude la fila.
Ecco l’ex-laminatoio dove mi ero fermato la volta prima. All’andata, facendo il rilievo non ho fatto foto ma ora recupero il tempo perduto.
Ecco Giuseppe mentre attende con pazienza che io liberi la corda.
Il punto “0”!
Attendo al varco Giuseppe per una foto del suo passaggio.
Una concrezione. Non ce ne sono molte in questa grotta, quando le trovo provo a riprenderle.
La serie di passaggi che portano alla largoia.
Eccoci alla bassa “sala” prima della largoia, davanti a me ci sono Roberto e Gianluca che chiacchierano amabilmente, probabilmente in attesa che il passaggio sia libero.
Ogni tanto mi accerto che Giuseppe ci sia, oramai pero’ non c’e’ pericolo di sbagliarsi. In pochi minuti siamo fuori. Nerone e’ gia’ cambiato e pronto per uno spuntino corroborante.
Livia, sembra infreddolita ma e’ sorridente.
Ecco il resto del gruppo, compresi gli “esterni”, Tarcisio e Gabriele. Gianluca, Tarcisio e Roberto discutono di quanto abbiamo visto oggi.
Mi cambio svelto, il ritorno senza il peso dello zaino sara’ piu’ agevole. Livia fara’ un pezzo a piedi poi proseguira’ con la mountain bike.
Giuseppe mentre va a sistemare il suo zaino sul trattore.
Ecco fatto.
Siamo pronti?
Via!
Nerone ed io partiamo assieme ed arranchiamo per la salita, Livia ci supera senza sforzo dandoci in breve un centinaio di metri di distacco. Ce ne facciamo una ragione…poi pero’ arrivata alla strada si ferma ad aspettarci e ci regala un bel sorriso.
Livia si ferma ad attendere Tarcisio per avere la bicicletta. La convinco ad indicare Nerone per tentare una foto spiritosa ma non viene fuori una gran cosa. Tarcisio tarda quindi riprendiamo la nostra camminata.
Il sole c’e’ ancora ma inizia a presagirsi lo scuro della sera. Anche la temperatura sta cambiando.
All’inizio della discesa il buon Tarcisio ci raggiunge. Livia prende possesso della bici lanciandosi poi come un missile giu’ per la strada.
Gianluca ha sfidato il mal di schiena e ha fatto compagnia a Tarcisio sul trattore, dice di aver sviluppato una tecnica che gli permette di passare indenne questa prova. Gli credo ma proseguo a piedi in compagnia di Nerone!
La salita per la “vela”, ancora poco poi saremo sulla piana di Campo Catino.
In mezzo alla piana. Incredibile! Nerone in mezzo a questo nulla riesce tranquillamente a parlare al cellulare.
Terminata la telefonata riprende di buon passo, oramai manca poco.
Eccoci al piazzale. Tarcisio si prepara per il freddo della discesa a Guarcino.
Uno squadrone!
Ma anche loro non sono da meno.
Arriviamo in paese che e’ notte. A Guarcino, nel piazzaletto ricavato dalla piega di un tornante, stanno facendo festa. Lungo la strada ci sono le bancarelle.
Prendiamo svelti qualcosa al bar, passiamo poi al garage di Tarcisio per salutare tutti quindi prendiamo la strada di casa. Il ritorno me lo sonnecchio assai, non penso di essere stato molto di compagnia o di supporto per Gabriele che guidava. Spero di non aver russato! Alla prossima.