A fare il rilievo del ramo nuovo del Vorgozzino. Con Vins, Peppe, Simone ed io.
Civitella del lago – localita’ Scoppieto
Dovevo partire in macchina con Matilde ma purtroppo la sera prima mi chiama per avvertire che ha la febbre. Deve rinunciare. Appreso con dispiacere della sua defezione metto in atto il piano di riserva su cui rimuginavo da un po’…andare ad Orvieto con il treno! Accendo il pc e acquisto i biglietti. Finisco poi di confezionare lo zaino e me ne vado bel bello a dormire.
La mattina dopo saluto Betta e poi fuggo cercando di non far agitare Luna. Faccio la breve passeggiata a piedi fino alla stazione e attendo pazientemente il mio treno. Al binario faccio anche conoscenza con un ciclista socio del CAI di Roma che prendera’ lo stesso treno per andare a fare, credo, il giro del lago di Corbara. Facciamo giusto a tempo a scambiare qualche chiacchiera prima dell’arrivo del treno, poi ci separiamo. Mancano pochi minuti all’arrivo del treno, inizio a fremere, speriamo non ritardi.
E’ arrivato, ed e’ anche in orario. Festeggio l’occupazione del posto con un “bel” selfie.
Tra un riposino ed un dormicchio arriviamo ad Attigliano.
Quindi un rapido passaggio ad Alviano.
Ed eccoci finalmente ad Orvieto. Il tempo non sembra esserci amico oggi, ma spero che regga per il resto della giornata.
Prima di scendere mi carico lo zaino in spalla e mi affretto in testa al treno per salutare il ciclista. Ci stringiamo la mano augurandoci a vicenda una buona giornata e buoni propositi di incontrarci di nuovo, magari alla sede del CAI. Esco dal treno e mi avvio alla piazza dove aspetto che arrivi Simone. Mi siedo su una panchina ed inganno il tempo telefonando a Betta del mio arrivo. Sono tranquillo, ancora non mi sono reso conto di aver combinato un bel guaio. Sara’ stato un po’ di vento o una verifica mentale di quel che ho appresso, non so di preciso cosa risvegli la mia consapevolezza, pero’ all’improvviso mi rendo conto con orrore di aver dimenticato la giacca in treno! Il mio umore cambia di botto da quasi euforico a triste alquanto. Mi consolo pensando che per fortuna non c’erano cose di valore.
Non potendo far altro continuo ad aspettare Simone che per mia buona sorte non si fa attendere. Nemmeno lo faccio scendere dall’auto e gia’ sono li’ a scaricargli la mia ansia. Simone lavorando la’, per fortuna conosce un po’ tutti in stazione. Andiamo dentro la stazione e grazie al gentilissimo bigliettaio diamo avvio alle ricerche. Fatto tutto quanto e’ possibile in questi casi, ringraziamo e ritorniamo alla macchina dirigendoci poi al bar “fico” all’uscita della autostrada per incontrare il resto della banda. Al bar troviamo solo Vincenzina (Vins). Sono ancora un poco abbattuto per la mia sbadataggine ma riesco a trovare animo per fare colazione. Prendiamo il caffe’ chiacchierando assieme. Simone aggiornando Vins della mia disavventura commenta che e’ una fortuna che nella mia giacca ci fosse nulla di valore, perche’ di solito non e’ cosi’. Alle sue parole mi sento crollare il mondo addosso. Altro che nulla di valore, nella giacca avevo le chiavi di casa. Come ho fatto a non rendermene conto! Mi ritorna l’ansia. Chiedo al pazientissimo Simone di accompagnarmi nuovamente alla stazione, dobbiamo assolutamente aggiornare il bigliettaio e sentire se lui ha nuove. Alla biglietteria c’e’ un po’ di fila. Aspetto saltellando dal nervoso. Il bigliettaio, sempre paziente e gentile, ascolta le novita’ e ci aggiorna a sua volta. Purtroppo sul treno ci sono stati problemi ed il personale non ha potuto andare a controllare la presenza della mia giacca. A questo si aggiunge il fatto che a breve le persone che lavorano sul treno avranno il cambio turno e quindi non potranno fare la ricerca, pero’ assicurano che lasceranno detto a chi li sostituira’. Esco dalla stazione col morale sotto le scarpe pensando alle pesanti conseguenze della perdita di tutte le chiavi. Torniamo al bar, Vins e’ sempre sola soletta. Tranne Giuseppe che viene di sicuro, pare che per oggi saremo solo noi. Non che ora io abbia molta voglia di andare in grotta, pero’ se restassi fuori non potrei comunque fare alcunche’ quindi mi rassegno alla mia impotenza, anche per non dare altri problemi ai miei amici. Giuseppe ancora non si vede. Simone lo chiama. Giuseppe risponde al telefono, pensava di partire da casa sua ed andare direttamente alla grotta, Simone gli spiega che noi siamo 3 e la sua Panda ha solo 2 posti. Serve il suo aiuto. L’attesa e’ breve e in pochi minuti siamo pronti a partire. Vins va con Simone. Io prendo posto nell’auto di Giuseppe. Partiamo. Prendiamo la strada che costeggia il lago di Corbara deviando poi a destra per Civitella del lago. Strada facendo aggiorno Giuseppe del guaio che ho combinato poi passiamo a parlare di grotte ed altri temi piacevoli. Perdiamo di vista la Panda di Simone ma non e’ un problema, il Vorgozzino e’ la grotta di casa, per loro! Li riprenderemo sicuramente davanti alla grotta. Giuseppe fa una rapida deviazione passando per Civitella del lago. Deve comprare un panino. Bene, anche io devo comperare l’acqua, nel concitato arrivo ad Orvieto me ne ero dimenticato. Ci fermiamo davanti all’alimentari e facciamo quel che serve. Le targhe affisse sul muro sono beneauguranti e mi sollevano il morale per qualche attimo. Anche il sole inizia a fare capolino tra le nuvole. Sarebbe una giornata perfetta se…
Percorriamo delle stradine che non saprei dire in direzione della localita’ Scoppieto. Strada facendo ho l’idea di avvertire del mio guaio anche Filippo, che lavora in ferrovie. Concludo poco altro che aver disturbato un’altra persona, pero’ sono quasi alla disperazione e credo che potrei tornare a piedi a Roma se servisse. Raggiungiamo il parcheggio vicino all’ingresso del Vorgozzino. Vins e Simone sono gia’ li’, anzi, iniziavano a preoccuparsi per il nostro ritardo. Simone esce dalla Panda con ottime notizie. Il giacchetto, con tanto di chiavi, e’ stato ritrovato. Ora lo ha preso in consegna la polfer di Terontola. Sara’ forse un problema tornarne in possesso ma sono notevolmente sollevato, il sole prende a splendere anche per me. Iniziamo a prepararci per la grotta, festeggio subito offrendo in giro quel che resta del coniglietto di cioccolata residuo dei festeggiamenti pasquali.
Controllo il DistoX, oggi avra’ il suo battesimo del fuoco. Giuseppe finisce di prepararsi.
Simone controlla i materiali.
Il cielo e’ sereno, in lontananza si vedono le case, deve essere la localita’ Scoppieto.
Vins e’ pronta, sfoggia la sua tuta nuova fiammante.
Giuseppe e’ prontissimo.
Ci avviamo di buon passo lungo il sentiero. Dopo un centinaio di metri lo abbandoniamo per piegare a destra su un pratone costeggiato a sinistra da una macchia di alberi. Pochi passi e Giuseppe gira a sinistra dentro la macchia. Era quasi invisibile dal prato, ma a pochi passi c’e’ una rete che delimita l’ingresso ad imbuto della grotta. C’e’ anche il cancello, Giuseppe si ferma, devo assolutamente fargli una foto.
Passato il cancello delle comode scalette portano all’ingresso.
Scendo anche io, qualche scalino e’ malmesso, ma con un po’ di attenzione, nulla di pericoloso. Sento arrivare Vins e Simone, l’occasione e’ ghiotta per scattar loro una foto.
Giuseppe e’ all’imbocco della grotta e si prepara ad armare la discesa del primo pozzetto.
Sistema la corda sull’albero li’ vicino, sembra piantato apposta!
Simone inizia subito ad armeggiare con la videocamera. E’ bravissimo e sono sicuro gia’ da ora che anche stavolta riuscira’ a documentare l’uscita in maniera completa e divertente. (Ad oggi ho avuto dimostrazione di quel che pensavo, ecco infatti i video che Simone ha prodotto. Il primo di una precedente uscita al Vorgozzino, protagonisti Giuseppe, Filippo e Simone: Link al video. Il secondo riguarda proprio l’uscita di cui vi sto raccontando: Link al video.)
Giuseppe e’ quasi pronto, l’avventura puo’ avere inizio.
Sono le 11 circa. Giuseppe e Simone scendono il primo saltino. Vins ed io ci organizziamo per iniziare a prendere i punti del rilievo a partire dall’albero. Giuseppe prosegue ad armare lo scivolo fino alla partenza del pozzo principale. Simone ci aspetta per darci qualche descrizione di quel che ci aspetta. Faremo lo scivolo, inizieremo la discesa del primo pozzo ma dopo qualche metro lo traverseremo in tutta la sua rispettabile larghezza, fino alla finestra che porta al nuovo ramo.
La partenza di Vins. Sara’ lei a gestire il distoX mentre io segnero’ i punti sul quadernino.
Lo scivolo ed in fondo l’inizio del pozzo. Mentre aspettiamo che Giuseppe termini, Vins ed io ci dedichiamo alla regolazione della sua nuova trilonge.
Giuseppe finisce di sistemare l’armo e scende. Simone parte a sua volta, noi ci avviciniamo prendendo i punti e facendo attenzione a non tirare sassi di sotto.
Vins alla partenza del pozzo. Questo e’ il pozzo da 41 metri che porta poi al successivo e quindi al vecchio fondo.
Approfittiamo dell’attesa per un selfie.
Non si vede, ma li’ sotto c’e’ Simone. Inizia a traversare. Trova il passaggio un poco ostico, decidiamo che dopo di lui provero’ io e per ultima Vins.
Vins e’ prontissima a tutto.
Continuiamo a scendere di frazionamento in frazionamento ed intanto proseguiamo pazientemente col rilievo.
Inizio a traversare anche io. Mi fermo a meta’ per scattare una foto verso la fine del traverso ma con scarsissimi risultati.
Arrivo alla finestra. Simone attende con pazienza.
Si iniziano a vedere le corde un po’ fangose.
Vins affronta a sua volta il passaggio. Stavolta con l’aiuto della potente luce di Simone riesco a scattare una sequenza di foto che illustrano degnamente l’impresa.
Questa senza flash e’ forse un poco mossa, pero’ mi piacciono i colori.
Ancora una, se la e’ meritata.
Una pausa sorridente, e’ quasi arrivata.
Simone nel frattempo e’ andato avanti ad affacciarsi al pozzo che Giuseppe ha fatto in risalita. Da qui praticamente inizia il nuovo ramo. C’e’ da scendere 1 metro in una piccola saletta e quindi c’e’ una arrampicata di 2 metri alla partenza del pozzo.
Vins arriva, stanca ma soddisfatta. Appena riprende fiato proseguiamo col lavoro di rilievo.
Ci affacciamo anche noi sul pozzo della risalita. Provo a fotografare vecchi resti di attacchi abbandonati in precedenti tentativi. Sono giusto dalla parte opposta rispetto alla finestra dove siamo noi.
Peppe risale alla fine del pozzo per vedere un lavoro che deve terminare.
Come al solito questa, senza flash, e’ venuta un poco mossa ma dai colori decisamente piu’ avvincenti.
Noi saliamo solo di alcuni metri per arrivare alla finestra superiore che porta alla zona nuova.
Mentre aspetto che Vins salga e si prepari a prendere i punti per il rilievo mi giro per fotografare il pozzo successivo.
Vins e’ pronta, anche Giuseppe e’ ritornato. Proseguiamo.
Scendo e mi predispongo per segnare i punti che mi comunica Vins.
Ne approfitto per ritrarre delle belle concrezioni.
Ancora un piccolo salto e siamo alla sala del “Tappo”. Questo e’ nome fittizio da me inventato in attesa che gli venga dato un nome piu’ appropriato. E’ dovuto al fatto che la prosecuzione era nascosta da un voluminoso “tappo di fango” che ha impegnato i miei amici in numerose giornate di scavo.
Alla sala mi soffermo ad ammirare le belle concrezioni. La prima ve la mostro anche in 2 versioni differenti, a voi decidere quale sia migliore. Questa e’ la prima.
E questa la seconda.
La parete con un misto di concrezione e velo di fango.
L’arrivo di Vins. La sua tuta nuova inizia ad accusare il colpo. Giuseppe se la ride sotto i baffi, ancora non abbiamo idea del fango che troveremo proseguendo.
Simone prova ad illuminare la sala per una foto panoramica.
qualche tenerume di concrezione ce lo vogliamo mettere?!?
Pausa pranzo. I panini sono gentilmente offerti da Simone. Vins affronta il suo con audacia e sprezzo del pericolo.
Anche Giuseppe non e’ da meno.
Simone non se lo fa dire 2 volte.
Per intrattenerci, Simone mette il discensore malamente infangato sotto lo stillicidio. Mentre mastichiamo alacremente ci distraiamo vedendo l’acqua che tenta di sconfiggere l’infido fango.
Potevo mancare io?!? Eccomi mentre mi produco in un sandwich-selfie!
La mia fotocamera inizia a soffrire acqua e fango, ancora non me ne sono accorto quindi le foto che scatto nella fase di relax post prandiale sono arricchite da simpatiche macchie sfocate.
anche Giuseppe cade vittima delle perfide macchie.
Siamo sazi? Siamo pronti? Si riparte con la discesa del “Pozzo del Tappo” (altro nome di fantasia teste’ coniato), Parte stretto, c’e’ un frazionamento subito dopo e quindi un deviatore composto dal solo moschettone. Simone, Vins ed io ancora non lo sappiamo ma siamo all’inizio del meandro fangosissimo, ma ce ne accorgeremo presto.
Mentre Vins ed io continuiamo con il rilievo, Simone raggiunge Giuseppe per dargli una mano nel sistemare un armo. Pianta un fix con il trapano che poi lascia li’, nel meandro.
E’ incredibile! il fango non e’ semplice fango, e’ un materiale denso e colloso. I piedi vi affondano dentro e poi non c’e’ modo di staccarli senza uno sforzo enorme. Ogni passo e’ una sfida. Il fatto che alcuni passaggi vadano affrontati sdraiandosi sopra al fango,di certo non aiuta. Anche segnare i punti del rilievo sul fido quadernetto diventa una impresa.
Una curiosa formazione che riprendo passando nel meandro.
Siamo quasi alla fine del “meandro delle mille ed una fanga” (nome di fantasia provvisorio), la tuta e la faccia di Vins lo testimoniano. Ma il morale e’ sempre alto.
Ci attende un “Pozzo bello” (ancora nome fantastico!) con pareti lisce e strati. Simone e Giuseppe ci aspettano mentre completiamo le manovre di rilievo. Simone tenta di accendersi una sigaretta ma anche l’accendino e’ saturo di fango e si rifiuta di produrre una qualsivoglia fiammella. Provo anche io che ho ancora le mani quasi pulite ma alla fine dobbiamo rinunciare.
Provo a riprendere la stupefacente parete del pozzo che abbiamo appena sceso con l’aiuto delle luci di Simone. Il risultato non e’ dei migliori, ma rende l’idea.
Questa, un po’ nebbiosa, riprende ancora il pozzo. La lucina su in cima e’ Vins.
Sta arrivando anche Vins, Giuseppe si muove per proseguire. Manca la discesa dell’ultimo pozzo.
Discesa del pozzo terminale (per ora!) da parte di Simone.
Vins in una posa esplicativa del fango.
Al fondo dell’ultimo pozzo ci attende un ambiente di crollo. Stiamo un po’ la’ a girare sassi e cercare possibili pertugi tra i sassi ma e’ un lavoro che non sembra avere prospettive. Sarebbe utile una sigaretta accesa per vedere da dove arriva la corrente d’aria che inizia a farci sentire freddo. Non chiedetemi perche’ ma solo ora mi accorgo di non avere scattato foto al fondo della grotta, o se le ho scattate erano talmente indecenti che le ho cancellate, quindi fate uno sforzo di immaginazione! Siamo in fondo ad un pozzo di forma grossolanamente ovale con le pareti spianate e tirate a lucido. Sul fondo, come vi dicevo poc’anzi, un piccolo mare quasi piano di sassi di crollo che sembra voler infrangere i nostri sogni di una possibile prosecuzione.
Siamo fermi da troppo. Ho bisogno di scaldarmi, vado alla corda ed inizio a risalire. Il pozzo e’ proprio quel che serviva per riprendere temperatura. Mi dispongo ad attendere pazientemente gli altri. Sale Vins.
Eccola che arriva, perfettamente mimetizzata con l’ambiente!
Festeggiamo con un selfie, ci sta tutto.
Prima di continuare aspettiamo che Simone risalga oltre la meta’ dell’ultimo pozzo. Quando lo sentiamo nelle vicinanze, proseguiamo risalendo il pozzo successivo. Mentre aspetto che Vins mi raggiunga scatto una foto ricordo all’armo di partenza, anche lui perfettamente mimetizzato nell’ambiente circostante. Un mucchio informe di fango, in pratica.
Ecco Vins, la potete riconoscere facilmente, e’ quella chiazza bianca e rosa in mezzo al fango!
E’ un poco sfocata, pero’ si riconosce facilmente, e’ la mia longe!
Affrontiamo con coraggio e determinazione il meandro fangoso. A meta’ strada recupero lo zaino di Giuseppe con il trapano e me lo trascino dietro. L’intenzione e’ buona ma il risultato finale, come vedrete, sara’ catastrofico alquanto. Ora riprendiamo con la relazione. Tornando indietro riprendo Vins nel passaggio dello stretto “Pozzo del Tappo”. Eccola che inizia a salire.
Ora impegna il punto piu’ stretto…
…e ne esce vittoriosa!
Quando Vins arriva aspettiamo di sentire arrivare Simone e Giuseppe e poi proseguiamo. Dobbiamo risalire il pozzetto che porta alla finestra sul pozzo della risalita. Vado avanti io e mi fermo sulla piccola sella della finestra ad aspettare Vins. Nell’attesa inizio a prepararmi con calma alla breve discesa che mi portera’ nella sala sospesa tra il pozzo della risalita ed il primo pozzo del “vecchio” Vorgozzino. Monto il discensore e lo blocco. Calo nel vuoto il mio zaino che tengo appeso al baricentrico. Recupero poi lo zaino di Giuseppe che e’ appeso al mio e calo anche lui. Riesco a portarlo a livello del mio poi lo devo mollare, mai avrei immaginato potesse succedere quel che e’ successo. Quando il cordino dello zaino di Giuseppe entra in tensione sento tutto il peso sul mio imbrago, ma e’ solo un attimo. Sconcertato mi accorgo che lo zaino di Giuseppe con il trapano sta cadendo lungo il pozzo della risalita. Con orrore lo sento arrivare in fondo con uno schianto terrificante. Sono sinceramente sotto choc, rimango inebetito a fissare il pozzo sotto di me. Anche gli altri hanno sentito il terribile tonfo e mi chiamano preoccupati. Mi desto dallo stupore e spiego loro la tragedia che ho appena vissuto. In un primo momento attribuisco la caduta allo strappo del cordino dello zaino di Giuseppe, nulla di piu’ sbagliato. Sono confuso e costernato, scendo il breve tratto fino alla sala di congiunzione e rimango li’ senza risolvermi a scendere il pozzo per vedere cosa ne e’ stato del povero trapano. Controllo il mio zaino e mi accorgo che e’ lui ad aver ceduto, quelle che dovrebbero essere le robuste cuciture del maniglione laterale sono saltate come fossero state tagliate da una lama. Nel frattempo vengo raggiunto dagli altri. C’e’ uno stato d’animo decisamente poco allegro. Non ho nemmeno il coraggio di guardare in faccia Giuseppe che arriva e riparte per vedere cosa sia rimasto dello zaino e del trapano. Quando arriva alla base del pozzo, una debole fiammella di speranza, sembra che lo zaino sia caduto sul telo che a suo tempo era stato teso a riparo dalle zolle di fango che cadono in continuazione dalla sommita’ del pozzo. Lo zaino e’ intatto ed anche il trapano sembra intero. Ma la speranza in un miracolo ha breve durata, il trapano non funziona. Giuseppe sfoga il suo disappunto tirando in causa vari santi, mi sento malissimo, se potessi sprofonderei definitivamente nel fango. Per reazione, penso, inizio a tremare dal freddo. Devo proprio muovermi. Avverto i miei amici e mi dirigo verso il primo pozzo del “vecchio fondo”. Mentre mi accingo a fare la traversata sento arrivare Giuseppe con i miseri resti del trapano, posso solo immaginare quanto sia contrariato, so quanto lo sarei io fossi al suo posto. Fare la traversata e poi l’assistenza a Vins (che se la cava egregiamente!) mi danno distrazione. Il morale e’ sempre bassissimo. Oggi non e’ proprio la mia giornata e cerco di farmene una ragione . Mi ripropongo di fare quanto necessario per ritornare a Giuseppe un trapano funzionante. Arrivo alla partenza del pozzo “vecchio” e aspetto l’arrivo di Vins. Il movimento e la formulazione di buoni propositi mi hanno fatto passare il freddo, l’aria della sera entra tiepida verso di me. Quando Vins arriva, parto, percorro lo scivolo e affronto l’ultimo pozzetto, quello che porta all’uscita. Mi siedo sugli scalini e riprendo l’uscita di Vins. Eccola che fa capolino
Lo strano effetto di righe luminose non so a cosa sia dovuto, probabilmente alla fotocamera satura di fango. Pero’ danno un tocco suggestivo alle foto!
Ecco Vins in tutto il suo splendore fangoso. La riconoscete facilmente e’ la figura di colore uniforme in primo piano!
Arriva anche Simone, non e’ da meno in fatto di fango.
Il fresco della sera inizia a farsi sentire, Giuseppe uscira’ tra un po’, si sta occupando del disarmo. Ci avviamo alle macchine di buon passo. Cambiarsi indossando vestiti asciutti e’ un bel sollievo. Imbusto tutto il mucchio fangoso e lo stipo nello zaino. Quando lo sollevo per metterlo in macchina, faccio fatica. Credo che adesso pesi almeno 4 kg in piu’, e gia’ prima non era proprio leggero. Sara’ un lavoraccio togliere tutto il fango ma ci pensero’ poi. Arriva Giuseppe che inizia a cambiarsi. Mi avvicino a lui e riesco a spiccicare qualche parola per comunicargli il mio dispiacere ed il proposito di rifondere i danni per la riparazione del trapano. Giuseppe, e gli sono grato per questo, ascolta quel che dico senza infierire. Terminiamo di sistemare tutto, sono quasi le 9, e’ tardissimo. Simone recupera in fretta il cellulare e telefona a casa, i genitori ci aspettano per la cena. Comunica loro che non saremo ad Orvieto prima delle 10, oltre al fatto di aver cucinato per noi, li costringiamo anche ad aspettare oltremodo. Io dalla telefonata di Simone ricavo una ottima notizia, Sabrina ha recuperato il mio giacchetto con tanto di chiavi, un piccolo miracolo!!! Della cena non posso portarvi immagini poiche’ la fotocamera era un mucchio informe di fango e quindi inutilizzabile in un contesto civile. Vi posso pero’ assicurare che era tutto ottimo e abbiamo fatto onore alle leccornie senza risparmiarci. Complimenti ai cuochi e grazie! Dopo la lauta cena, un quieto ritorno a Roma. Ho avuto un passaggio da Vins. Mi ero ripromesso di tenerle compagnia durante il viaggio ma confesso di aver sovente dormicchiato intervallando i sonnellini con frasi sconnesse. Vins comunque se la cava egregiamente nonostante il mio scarso aiuto. All’arrivo mi deposita sano e salvo sotto casa. La saluto e, sotto il peso immane dello zaino, mi dirigo barcollando verso casa. Fine della giornata, sicuramente memorabile per molti versi, ma non del tutto con piacere.
Giorni dopo trovo il coraggio di aprire lo zaino e affrontare l’impresa costituita dalla pulizia della attrezzatura. Ecco il mucchio di fango che ho estratto dallo zaino. Il povero DistoX.
Panoramica su fango.
Particolare della fotocamera.
I tasti di accensione e di scatto si intuiscono appena. Decido di lavarla a parte, ce la fara’?!? Combatto contro il fango per quasi 2 ore, ma alla fine l’ho vinta io, vi presento il risultato finale. Egregio, no?
Dopo questo non mi resta altro che salutarvi con un sonoro “alla prossima”, sperando che sia un poco meno movimentata!