Uscita alla grotta Erebus condivisa con il corso del gruppo Speleologi Romani (ASR). Con Simone, Stefano, Fabrizio ed io.
Di nuovo all’Erebus. Stavolta non riesco a scroccare un passaggio, la macchina mi tocca proprio prenderla! Dopo la colazione di rito con Betta raccolgo i miei zaini e come al solito sgattaiolo fuori casa cercando di non far vedere a Luna, la nostra cana, che me ne sto andando. Salto in macchina gia’ sospirando perche’ lascio un buon parcheggio e stasera dovro’ soffrire per trovarne un altro. Devo essere alla solita piazza di S. Oreste per le 9.00. Ho appuntamento con i miei amici, ma anche con altri speleo. Il loro gruppo, l’ASR, sta facendo il corso e per oggi hanno in programma proprio l’Erebus. Ci siamo sentiti al telefono ieri sera, ho chiamato Piero per avvertirlo che ci saremmo stati anche noi. Lui mi ha spiegato che una piccola squadra sarebbe entrata prima per armare la grotta. Siamo rimasti d’accordo per incontrarci al parcheggio o direttamente alla grotta. Quando arrivo a S.Oreste vado direttamente alla solita piazza, mi sembra di essere il primo, parcheggio e vado a piedi a dare una occhiata nei dintorni. Incontro Fabrizio, il mitico radiologo, e’ arrivato or ora. Visto che gli altri ancora non si vedono facciamo loro uno squillo, Simone e’ sul tratto di strada che dall’autostrada porta a S.Oreste, anche Stefano e’ in dirittura di arrivo. I nostri amici dell’ASR non si vedono. Con un cappuccino ed un assaggio di pizza il nostro gruppetto e’ oramai pronto. Gli armatori dell’ASR ancora non si vedono. Ci compattiamo in 2 macchine e saliamo. Quando arriviamo al parcheggio dell’eremo troviamo la sorpresa, i nostri amici sono gia’ li’, pronti per andare alla grotta. Si vede che sono passati mentre noi eravamo a gozzovigliare. Iniziamo a prepararci mentre loro si avviano. Per prima cosa recupero la fotocamera per immortalare dei bellissimi fiori, un primo accenno di primavera.
Ecco le nostre macchine, di lato c’e’ Stefano che si prepara, in fondo nell’androne dell’eremo chi ha buoni occhi puo’ scorgere i corsisti dell’ASR che nel frattempo ci hanno raggiunti.
Dopo esserci scambiati i saluti anche con loro, cerchiamo di velocizzare i preparativi per non rischiare di ostacolare la loro uscita. Mentre siamo gia’ sul sentiero mi giro per vedere se riesco a rubare loro una foto. Eccoli presi un poco piu’ da vicino, quel che permette lo zoom della fotocamera.
Altra brevissima sosta per una foto, quasi di gruppo.
Strada facendo incontriamo un paio di ragazzi che sono saliti con la mountain bike. Stanno riscendendo ma chiacchierando con noi si lasciano convincere a tentare il sentiero della “casetta dei ladri”, quindi girano la bici e ci seguono. Arriviamo in cima. Stefano, che e’ parecchio che non viene sul Soratte, si sofferma ad ammirare il paesaggio. In effetti anche se oggi c’e’ un po’ di foschia il panorama e’ sempre mozzafiato.
Ci fermiamo tutti, la scusa e’ buona per prendere fiato.
I nostri nuovi amici ci seguono per il sentiero portando le bici a spalla fino al bivio per la grotta. Prima di salutarci e andare ognuno per la propria strada li convinciamo a venire a vedere l’ingresso della grotta. Dopo la foto a ricordo del simpatico incontro ci salutiamo ed iniziamo la discesa in grotta. In fondo al primo tratto di grotta si sentono gli armatori ASR che, giustamente, armeggiano!
Entrano per primi Simone e Stefano per sistemare le nostre corde in maniera conveniente a non dar fastidio al corso. Seguiamo noi, i 2 Fabrizi con la dovuta calma. Forse pero’ ce la siamo presa un po’ troppo comoda perche’ siamo ancora al primo pozzetto dopo l’ingresso quando sentiamo arrivare il resto del gruppo con tutti i corsisti. Ci salviamo dalla ammucchiata perche’ devono finire di sistemarsi prima di iniziare a scendere. Simone ha preso accordi con gli armatori, noi utilizzeremo gli attacchi del soccorso che sono spostati rispetto all’armo solito, nel caso non trovassimo alternative lasceremo tutto preparato perche’ sistemino la nostra corda quando tolgono la loro. Dopo il primo pozzetto e gli accordi la cosa procede spedita ed in pratica non ci incontreremo piu’ col corso e gli amici dell’ASR. Insomma, e’ andato tutto liscio. Ecco Simone nella fessura che precede il terzo pozzo. Qua in mancanza di meglio abbiamo utilizzato un armo naturale.
Anche il resto del nostro quartetto merita una foto.
Poi naturalmente tocca anche a Simone e me con un “bel” selfie
Il famoso terzo pozzetto visto dal basso. Dovrei proprio decidermi con il conto dei pozzi, ogni tanto scrivendo le relazioni includo nel conto anche il saltino d’ingresso e quindi questo diventa il quarto pozzo. Altre volte, come ora, ometto di contarlo e quindi questo pozzo si trasforma nel terzo!
Ancora lui, il terzo/quarto pozzo, con Stefano che lo scende.
Poi e’ la volta di Fabrizio che simula a vostro favore una faccia affaticata.
Proprio perche’ Fabrizio e’ il nostro radiologo di fiducia, si merita anche questa foto, piena di atmosfera.
Stefano mentre si infila nel budelletto successivo al pozzo.
Breve sosta prima dello scivolo.
Fabrizio ha deciso di non regalarvi nemmeno un sorriso, che gli avete fatto?!?
La partenza dello scivolo con saltino che precede il pozzo, quello prima della strettoia. Per fortuna Stefano non lesina sui sorrisi.
Fabrizio si presta gentilmente per una foto alla base del saltino. I nostri amici ASR sono invece scesi dritti nel pozzo a fianco al saltino, verso gli altri fondi della grotta. Non ci sono mai stato, mi riprometto di andarci una volta di queste.
Siamo alla partenza del solito ultimo pozzo prima della strettoia che porta al nuovo fondo. Visto che e’ ora di pranzo e questo e’ un posto comodo, facciamo sosta per rifocillarci. Offro in giro la mia reidratante “sbobba” ma nessuno sembra gradire, io me ne prendo una bella sorsata in previsione della sudata che faro’ tra poco. Dopo il parco pasto riprendiamo a scendere. Parte Simone e Stefano lo segue a ruota.
Fabrizio alza gli occhi al cielo per osservare le meraviglie che la natura ha disegnato in questo punto della grotta.
Intanto Stefano prosegue con la discesa. Mentre aspetto il mio turno osservo che in questo punto di solito completiamo l’armo mettendo un bel deviatore. Faccio una rapida verifica ma i cordini che ho appresso mi servono tutti per completare l’armo dopo la strettoia. Lasciamo stare, in fondo qua la corda non struscia su angoli vivi e poi dove e’ Stefano ora c’e’ un frazionamento. Tutto sommato l’armo e’ accettabile anche cosi’.
Siamo alla strettoia. Ci prepariamo a passare decidendo cosa portare e cosa lasciare. Simone, Stefano ed io la passiamo, Fabrizio preferisce evitare il passaggio stretto e ci aspettera’ qui. Scendiamo velocemente. Vado avanti a sistemare l’armo mettendo i deviatori che servono. Nell’ultimo tratto prima del pozzetto finale cambio l’originale deviatore in un frazionamento, sara’ piu’ comodo per la risalita. Col cambio dell’armo alla corda giu’ in fondo mancano un paio di metri per arrivare alla base, pero’ sono facilmente arrampicabili. Avverto i miei amici della cosa mentre urlo loro la libera. Ci riuniamo tutti alla partenza dell’ultimo pozzo. Lo armo su naturale con l’ultimo cordino e Simone scende a dare uno sguardo in un punto rimasto in forse la volta scorsa. Stefano mi fa da assistente mentre mi infilo nello stretto passaggio visto la volta scorsa da Matilde e Matteo. Per me e’ un po’ stretto, ma praticabile. In ogni caso, sbuffo come un mantice. Ogni tanto, per prendere fiato, mi fermo a far foto. Ve le mostro tra poco, prima sorbitevi la narrazione della mia breve esplorazione! Dopo il punto stretto arrivo in un minuscolo ambiente nel quale riesco almeno a girarmi. Sotto di me c’e’ un saltino la cui partenza e’ parzialmente ostruita dai sassi. Inizio a toglierli facendoli cadere giu’. Dal suono stimo scendano almeno altri 10 metri, purtroppo pero’ sembra proprio che saranno 10 metri strettini. Provo a smuovere un gran masso piatto, pesantissimo. Come da prassi, scivola giu’ ma poi si mette di traverso proprio in mezzo al passaggio, e si incastra per bene. Provo a muoverlo nuovamente ma e’ troppo pesante. Da sopra sento Simone, e’ tornato dalla perlustrazione all’ultimo pozzo, nulla di nuovo, ci dice. Mi incita a tornare, oggi sembra avere premura di tornare indietro. Come promesso ora vi lascio in compagnia di alcune foto del tratto di grotta appena esplorato mentre potete immaginarmi che torno faticosamente dai miei amici.
La fessura dove mi sono inoltrato vista da dentro.
Ancora lei ma con Stefano che fa capolino da fuori.
Sempre lei, ma si vedono delle curiose concrezioni sulla sinistra.
Broccoletti freschi.
Particolare dei broccoletti.
Ancora una panoramica di broccoletti e stalattiti.
E ancora un particolare molto carino.
Il soffitto.
Finalmente me ne esco da quel posto tanto bello quanto stretto. Simone ha gia’ iniziato a risalire. Osservando l’ingresso del cunicolo dove sono stato noto una erosione molto particolare delle concrezioni sulla parete. Probabilmente sono causate dall’aria che soffia, mi riprometto di chiedere a chi e’ piu’ esperto di me sul tema.
Simone e’ arrivato e ha gridato la libera. Stefano aggredisce la corda ed inizia a risalire.
Mentre attendo il mio turno, giro con la fotocamera cercando qualche concrezione simpatica da immortalare.
Tocca a me, risalgo. Quando arrivo su, Simone ha appena dato la libera dal pozzo sopra, Stefano inizia a risalire. Visto che il pozzo sopra di me scarica pietruzze varie mi metto al riparo sotto al pietrone dove parte il pozzo che ho appena risalito. Anche sul suddetto pietrone trovo tracce di erosione, probabilmente causate dalle correnti d’aria. Mentre aspetto pazientemente, disarmo il pozzo.
Quando la situazione sassi mi sembra migliorare faccio un rapido giro nei dintorni scattando qualche foto.
Un timido capello d’angelo fa capolino tra le rocce.
Colate e broccoletti non mancano mai.
Simone arriva alla strettoia, Stefano ha raggiunto la sommita’ del pozzo sopra di me e mi attende perche’ dobbiamo fare un lavoro di disgaggio assieme prima di proseguire. Sono salito appena di un metro sulla corda quando Simone inizia a passare la strettoia e cerca di uccidermi tirando piu’ una pietra di tutto rispetto. Stefano lo sente passare e mi urla un sonoro “Sasso!” di avvertimento. Mi schiaccio contro la parete e lo sento fischiarmi vicino le orecchie, una pessima sensazione, fortunatamente senza conseguenze. Urlo il mio disappunto ma e’ solo per sfogare un po’ di fiato, tanto Simone non mi sente, Stefano protesta la sua estraneita’ al fatto. Continuo a risalire cercando di osservare con attenzione i bordi laterali della frattura alla ricerca di possibili prosecuzioni. Arrivo al punto in cui la frattura cambia pendenza creando la gobba per la quale scendendo avevo sistemato un deviatore su una concrezione. Recupero il cordino e proseguo. Arrivo al frazionamento dove litigo un po’ con la maglia rapida che non si vuole aprire. Prima di proseguire mi rilasso un attimo scattando un paio di foto intorno al punto dove sono.
C’e’ una colata veramente notevole, spendo alcuni secondi nell’ammirarla come merita.
Dopo la pausa relax riprendo il lavoro e smonto tutto. Recupero la corda e raggiungo Stefano sulla piazzola dove mi sta aspettando. E’ qui il lavoro di pulizia che dobbiamo fare ora che abbiamo tolto le corde da sotto. C’e’ infatti un enorme pietrone di qualche quintale di peso che oscilla in maniera poco simpatica. Il suo stesso peso rende improbabile che possa cadere giu’ ma visto che quando si passa e’ quasi inevitabile appoggiarcisi e prendersi un colpo perche’ si muove, abbiamo deciso di liberarcene. Liberiamo il posto da tutti gli impedimenti, la corda, il cavo per le radio ed alcuni sassetti. Dapprima provo a muoverlo da solo ma e’ troppo pesante, riesco solo a farlo oscillare leggermente senza variare di molto la sua posizione. Mi gioco il jolly e invoco l’aiuto di Stefano. Ci sistemiamo per poter manovrare insieme ed iniziamo di buona lena. Niente. Lo abbiamo spostato un poco, peggiorando, se possibile, la situazione. Riprendiamo fiato e poi via di nuovo a sfiatarci sul dannato sassone. Finalmente dopo un’ultima spinta il masso mi scompare improvvisamente da sotto le mani e cade con fragore…ma solo per un breve tratto. Il malnato si dispone perpendicolare alla frattura e si incastra tra le sue pareti in un punto particolarmente stretto. Stefano ed io ce lo guardiamo per un minuto buono in un silenzio desolato poi iniziamo a verificare quanto sia incastrato. Per il momento risulta inamovibile, in caso si dovra’ provare a spaccarlo in pezzi piu’ piccoli, ma se ne parla per una delle prossime uscite. Finiamo di pulire la comoda piazzola che e’ venuta a crearsi poi proseguiamo la salita fino alla strettoia. Salgo prima io recuperando il cavo delle radio, mi fermo ad aspettare Stefano ed intanto riprendo contatto con Simone e Fabrizio che attendono pazientemente dall’altro lato della oramai celeberrima “Strettoia dell’ostetrica”! Visto che stiamo arrivando anche noi, il buon Fabrizio inizia a risalire cosi’ magari si riscalda anche un po’ dopo tanta attesa. Stefano mi raggiunge. Ci spogliamo della attrezzatura che sarebbe di impiccio per il passaggio della strettoia e poi la passo al buon Simone insieme alle corde recuperate ed al sacco con il cavo radio. Stefano tenta il passaggio ma il croll non vuole saperne. Ritenta dopo averlo tolto e passa senza problemi. Nel frattempo procedo nel disarmare anche gli ultimi attacchi e passo tutto al paziente Simone. Passo anche io, ancora meravigliandomi di quanto sia diventato semplice. Rivedo il simpatico sorriso di Simone e mando un urlo di saluto a Fabrizio che e’ quasi a meta’ pozzo. Mentre mi preparo riprendendo la mia attrezzatura e ricomponendo lo zaino, Fabrizio arriva, Simone parte per raggiungerlo. Sono pronto. Nell’attesa mi concedo una lunga sorsata di “sbobba” per reintegrare i sali minerali persi.
Anche Simone arriva, ora e’ la volta di Stefano ma io lo seguo da presso.
E’ quasi la stessa foto di prima ma senza flash, mi piacciono i colori e quindi ve la propino.
Siamo di nuovo tutti riuniti in cima al pozzo, continuiamo a disarmare la grotta ed a ritirare il cavo radio nell’apposito sacco. Fabrizio intanto si avvia verso il successivo pozzo, il saltino con scivolo. E’ quello dove all’andata la nostra strada si e’ divisa da quella del corso ASR. Loro sono stati piu’ veloci di noi, la loro corda infatti e’ scomparsa. Per recuperare il cavo radio dobbiamo fare qualche numero da circo perche’ quella volta l’aveva posato Matilde passando in un punto dove un non-strettoista ha il passaggio interdetto. Con un po’ di fatica comunque ce la caviamo ugualmente. Mentre sono appollaiato a meta’ parete e seguo le traversie del passaggio dello zaino in uno stretto pertugio, trovo anche il tempo per una foto a questo gruppo di concrezioni, magari un po’ consumate, ma dalle forme veramente stravaganti. Dall’altra parte ci sono Fabrizio e Simone che tirano il cavo con caparbia e convinzione finche’ non riescono ad averla vinta.
Rivolgo la fotocamera verso Stefano che inganna il tempo finendo di sistemare nello zaino le corde appena recuperate. Scendo e mi avvio, seguendo il buon Stefano che si dirige senza esitazioni alla risalita.
Tra il portare i sacchi, fare chiacchiera con gli amici, salire i pozzi e recuperare il cavo radio trascuro un poco la fotocamera. Mi ricordo di lei solo al penultimo pozzo quando incontriamo i nostri coinquilini corsaioli, non posso proprio evitare di immortalarli all’opra intenti.
Sono salito per primo, tanto per variare. Mi metto comodo ad aspettare gli altri ed approfitto per importunarli con qualche foto. Questo, si vede chiaramente, e’ Fabrizio che risale.
Fabrizio a meta’ strada.
Ancora lui mentre si prende un momento di riposo.
Dopo e’ la volta dei sacchi, Da sotto li agganciano alla corda e poi Fabrizio ed io li tiriamo su. Finito con i sacchi, ora e’ la volta di Simone che pero’ sale in autonomia!
Una foto anche agli zaini. Se la meritano, sono cosi’ numerosi, sembra che siamo andati a fare un campo interno di qualche giorno!
Anche Stefano e’ in arrivo, nel frattempo i corsari hanno finito di risalire il penultimo pozzetto. Oggi faccio il prepotente e salgo nuovamente per primo con la scusa di sistemare il deviatore. Una volta arrivato mi siedo ed aspetto al varco Fabrizio che se la sbriga in poco tempo.
In un lampo arrivano anche Simone e Stefano, faccio in tempo a riprenderli all’opera prima di avviarmi al saltino che ci portera’ all’esterno.
Fabrizio ed io, arrivati alla base dell’ultimo saltino aspettiamo pazientemente che il gruppo si ricompatti. I ragazzi dell’ASR si sono dileguati, in compenso pero’ e’ notte e piove. La triste prospettiva di inzupparci per tornare alle macchine ci induce a tergiversare aspettando e sperando che smetta. Siamo fortunati, mentre usciamo il cielo decide di aver buttato abbastanza acqua e ci concede una tregua. Non mi posso negare una foto al fosco antro prima di imboccare la strada del ritorno.
All’uscita del primo tratto del sentiero mi fermo per fotografare i partecipanti alla gita odierna, Stefano per primo.
Arriva poi il buon Fabrizio, stanco ma soddisfatto.
Ed infine Simone che non ci nega un sorriso.
Incredibilmente riusciamo a tornare alle macchine prima che riprenda a piovigginare. Ci rifugiamo nell’androne dell’eremo per cambiarci e sistemare il materiale. Quando siamo pronti risaliamo in macchina per scendere in paese. Per la cena stavolta saremo solo noi due Fabrizi, Simone e Stefano ripartono per le rispettive case dopo uno spuntino veloce con un pazzo di pizza. Noi 2 invece siamo decisissimi a goderci una buona cena. Telefoniamo ad Alessandro (al Campanile!) che ci da’ la, brutta per noi, notizia che oggi e’ chiuso. Ripieghiamo quindi sulla solita pizzeria, quella che si incontra scendendo verso la Flaminia. Quando arriviamo troviamo una lieta sorpresa, in una lunga tavolata c’e’ tutto il gruppo ASR con cui abbiamo condiviso la grotta e con loro ci sono anche Paolo e Luigi che sono andati a Monte Piccolo. Ci fanno spazio e ci ospitano al loro tavolo. Mangiare qualcosa di buono in ottima compagnia penso sia il modo piu’ degno di concludere una bella giornata. Caso vuole poi che dopo cena Luigi abbia bisogno di un passaggio in macchina fino a Roma, cosi’ rimedio compagnia per scambiare quattro chiacchiere durante il viaggio di ritorno. Ottmo direi! Il saluto e’ sempre il solito, beneaugurante, alla prossima.