Grotta Bravona – 21/02/2015

Sugli Ausoni con Maria, Gianni, Matilde ed io. Esplorate 2 nuove cavita’, la Grotta dei Pettirossi e Grotta Bravona.

Questa e’ una occasione particolare. Stavolta ho il piacere di ospitare la relazione di Matilde, quella di Gianni e quella di Maria. Ne sono molto felice.

Quella di Matilde credo sia la sua prima relazione a carattere speleologico, una vera chicca! Ve la presento subito in tutto il suo entusiasmo:

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Ausonia 15-05-2015

L’appuntamento è decisamente troppo presto per i miei tempi da lumaca, ma era da molto tempo che avevo una gran voglia di farmiun’uscita con Gianni e Maria sugli Ausoni alla ricerca di qualche nuovo buco da esplorare.

La sveglia suona, mi sbrigo per non far attendere come al solito il mio caro “ZiBibbo”. Così, come da accordi presi il giorno prima, alle 7.45 lo passo a prendere sotto casa!
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Ci salutiamo, pronti per questa nuova avventura e ci dirigiamo verso casa Mecchia dove incontreremo Gianni e Maria. Siamo li per le 8, carichiamo tutto sulla loro auto(io ovviamente dimentico alcune cose nella mia) e partiamo. Prima tappa? Ma che domande! La prima tappa si chiama COLAZIONE. Sia mai dovessimo arrivare deperiti…

Dopo aver riempito adeguatamente lo stomaco riprendiamo la marcia, direzione Fonte Santo Stefano dove ci attende un pozzetto da 5, da scendere e vedere cosa c’è sotto e la Chiavica del Cervaro, una grotta con un pozzo da 55 metri ancora in esplorazione.

Il viaggio è lungo, quasi due ore. Ovviamente prima di arrivare ci fermiamo in un altro bar per comprare qualcosa da mangiare e prendere un altro caffè.

Riprendiamo la marcia, la strada è meravigliosa: rocce enormi e ulivi nodosi ovunque. Ne rimango affascinata. Intanto rimbambisco Maria con una serie di domande sulla geologia alle quali trovo prontamente risposta!

dscf1657Arriviamo e parcheggiamo. Cambio al volo e via, su per un delizioso sentierino nel bosco che sembra incantato. Gli uomini si caricano tutti i sacchi pesanti e me ne lasciano uno solo, leggero leggero.. .che cavalieri! Camminiamo mentre Gianni e Maria continuano e spiegarmi un sacco di cose, così tante che neanche saprei ripeterle adesso! Il GPS ci guida fino alla “Vaginozza” (mannaggia mannaggia, chi mai gli avrà dato questo nome?) una buca con un pozzetto di 5 metri che ci apprestiamo a scendere. Gianni e Bibbo mi lasciano l’onore di scendere per prima. Scendo, poi arrivano gli altri. Mentre Gianni fa il rilievo Bibbo ed io cerchiamo una possibile prosecuzione. Il mio entusiasmo da novellina mi porta a spostare sassi grandissimi, e Bibbo asseconda questo mio entusiasmo e mi aiuta. Troviamo anche moltissime ossa tra cui il cranio di una capra/capretta/capriolo. Nessuno di noi è riuscito ad identificarlo, ma figuariamoci se Gianni rimane con il dubbio: lo fotografa perché ha intenzione di scoprirlo!

Maria intanto è fuori che ci attende, ma non è sola. Abbiamo arruolato una squadra di dolcissimi pettirossi per tenerle compagnia! Bivaccano sulla nostra corda come se nulla fosse e fanno conversazione con la nostra geologa di fiducia… chissà che cosa si saranno raccontati!!

Dopo un po’ di tempo (non saprei proprio quantificarlo) Gianni conclude il rilievo, mentre Bibbo ed io ci arrendiamo all’evidenza che non c’è prosecuzione.

Usciamo e ci dirigiamo verso la Chiavica del Cervaro.  Ma ci fermiamo dopo pochi metri a guardare un buco che aveva già notato Gianni l’ultima volta che erano stati in questa zona.

I nostri uomini spostano qualche sasso e subito si accorgono che tira parecchia aria. Promette bene!

Continuiamo con la “disostruzione” e in pochissimo tempo si apre l’ingresso alla grotta. Come al solito mi lasciano l’onore di entrare per prima. Scendo lungo uno scivolo di terra lungo pochi metri  e arrivo alla base. Alla mia destra c’è un pozzetto pieno di sassi, alla mia sinistra vedo subito che parte un meandrino. Non riesco a muovermi bene, ci sono moltissimi sassi e la mi testa sta per scoppiare. Cerco di ignorare il mal di testa , provo ad infilarmi nel meandrino, ma niente. Bibbo vuole entrare per fare un po’ di pulizia, quindi esco e lascio spazio all’esperienza del mio maestro! Mentre mi sdraio qualche minuto per cercare di combattere questo dannatissimo mal di testa vedo Maria-Hulk, per metà dentro al buco d’ingresso della grotta che sposta massi più grossi di lei. Forse questo mal d testa mi dà le allucinazioni…

Sento che Bibbo finalmente è riuscito ad attraversare il meandro ed è arrivato ad un laminatoio troppo stretto. Ovviamente ha bisogno della sua affusolata adepta perché quella dieta a base di fettuccine non lo ha ancora fatto dimagrire abbastanza …
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Mi faccio forza, entro. Mi allungo, attraverso il meandrino arrivo ad una nicchietta un po’ più spaziosa dove trovo Bibbo che tira sassi. Crede che oltre il laminatoio ci sia un pozzo di 10 metri circa. Ha deciso che devo passare. Provo ma non riesco. Ovviamente devo togliere il casco. Faccio un bel respiro e mi appello a tutte le nozioni di ostetricia che ho imparato (un corpo mobile in un canale rigido) e via…  devo dimagrire qui, sfinare qua.. ma ecco che son passata.  Trovo un appoggio sicuro per i piedi perché sono sopra un pozzetto (saranno cinque o sei metri)  e Bibbo mi ripassa il mio adorato casco blu (che in realtà è di mio fratello, diciamolo). Mi trovo su un piccolo pozzo, posso scendere in arrampicata. È un po’ scivoloso perché pieno di fango. Sono felice anche se purtroppo non molto in forze. L’adrenalina mi ha fatto passare il mal di testa! Mi guardo intorno, ci sono moltissime nicchiette promettenti, sia a destra che a sinistra, e arrivata in fondo ne trovo un’altra che prosegue verso destra. Risalgo e verso sinistra trovo un altro meandrino, piccolo piccolo con un altrettanto piccolo pozzetto/scivolo che dobbiamo controllare meglio perché pieno di sassi. Comunque comunico con Bibbo, decido di risalire. Ci parliamo ma non ci vediamo. Bibbo dalla sua parte trova una nicchietta che gli sembra più larga del laminatoio ( ci vuole poco!) ci vediamo. Provo a passare dalla sua parte ma il mio bacino non passa!  Sta dieta a base di fettuccine proprio non funziona…

Bibbo preso dalla foga decide di provare ad allargare. Che uomo! Nel tentativo di farmi passare mi da anche una mazzettata (termine tecnico) sul mignolo ma io sono fortissima, quindi per fortuna non mi fa niente! Mi arrendo.- “Bibbo, io passo di nuovo dal laminatoio!” –“ok”.  Lo Bibbo si alza e si accorge che proprio lì davanti ai suoi occhi c’è una bella sella e un buco, comodo comodo. Puoi anche starci in piedi. Ci entra dentro e appare  davanti ai miei occhi come un miraggio! –“che ci fai tu qui”? e ci abbracciamo! Il ricongiungimento è avvenuto e un abbraccio così spontaneo non poteva esser trattenuto!

Siamo lì, siamo insieme. Non posso che ignorare quel mal di testa e fargli strada. Gli mostro come scendere (come se non sapesse farlo da solo) e ci guardiamo di nuovo un po’ intorno alla ricerca dell’aria. Ce la siamo persa ma ci sembra che venga dalla nicchietta più in basso sulla sinistra. Dopo un breve giretto, torniamo su, attraversiamo quel bel passaggio e via verso il meandrino. Siamo fuori.

Usciamo e non ci sono Gianni e Maria. Dove saranno?

Mentre esploravamo la grotta loro due, indomiti cercatori di grotte, avevano girato per il bosco ed erano arrivati a trovare la grotta delle donne che da quello che ho capito, cercavano già da un po’.

Bibbo ed io recuperiamo il materiale sotto ad una leggera pioggia e da brava discepola chiedo al mio maestro di insegnarmi qualche nodo. Breve lezione di defaticamento e via, zaino (sempre quello leggero) in spalla ci dirigiamo di nuovo verso l’auto dove ci attendono Gianni e Maria, che già iniziavano a preoccuparsi. Da bravi speleo ci cambiamo sotto la pioggia (parte del mio cambio è rimasto a Roma). Qui inizia la ricerca del ristorante che fa le migliori fettuccine della zona, ricerca alla quale non partecipo perché nel frattempo mi addormento stremata  da un’influenza che sta arrivando… mi risveglio: Bibbo è in cerca delle fettuccine. È disperato, il ristorante è chiuso, ma Gianni e Maria, ormai esperti delle possibilità gastronomiche che offre la zona gli forniscono prontamente il numero di un altro ristorante, e Bibbo può tirare un sospiro di sollievo. Le fettuccine ci aspettano! Ma prima una tappa in farmacia è d’obbligo, una tachipirina è l’unica cosa che può rimettermi in sesto! I miei tre maestri mi accudiscono come una bimba, mi portano in farmacia e poi verso il ristorante, preoccupati per la mia salute. Ma sanno come farmi star meglio: bruschette, ricottina fresca e funghetti sott’olio e son pronta per le fettuccine! Mangiamo felici mentre mi diletto nel tentativo di disegnare pianta e sezione della nuova grotta sotto la guida paziente di Gianni. Finito il disegno Bibbo, come al suo solito esclama un “bravona!”, e così troviamo anche il nome di questa nuova grotta scoperta oggi. Grotta Bravona. Mangiamo proprio bene, chiacchieriamo e continuo a riempire di domande i miei pazientissimi maestri (so che ho finito il corso, ma sono dei veri e propri maestri per me)!

Torniamo verso casa. Nonostante non mi senta benissimo sono felice: è stata un’esperienza meravigliosa.

“La speleologia è fatta di molte cose” , mi hanno ripetuto in continuazione Gianni, Maria e Bibbo, ed è bellissimo per me scoprirlo. La speleologia è fatta di pozzi altissimi che un po’ spaventano e un po’ eccitano, è fatta di strettoie che sembrano impossibili dove devi trattenere il fiato e rimanere calmo, è fatta di esplorazione, di eccitazione ma anche di lunghe passeggiate alla ricerca di qualche buco, durante le quali potresti non trovare nulla (così mi raccontano, perché nella mia esperienza per ora ho avuto molta fortuna). Ma l’attività speleologica è fatta soprattutto di persone. È stato meraviglioso scoprire quanto si condivide senza parlare, con uno sguardo, semplicemente dando un morso al tuo panino! Ma se ho imparato qualcosa da questa esperienza è che il gruppo è un aspetto molto importante di questa attività: è come un puzzle dentro al quale ognuno mette suo tassello per poter formare qualcosa di grande!

Grazie Maria, grazie Gianni e grazie Bibbo.

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Con i ringraziamenti ecco terminata la bella relazione di Matilde.

A mia volta la ringrazio per avermi permesso di vedere anche con i suoi occhi la bella giornata vissuta assieme.

Con lo stesso spirito e’ un ulteriore piacere riportare anche la relazione scritta da Gianni. Considero sempre molto interessante vedere gli stessi eventi da piu’ punti di vista. Ecco quanto ci racconta Gianni:

Gianni

Ennesima puntata a Fonte Santo Stefano.

Presenti: Maria, Matilde, Bibbo, Gianni

Obiettivi del venerdì: Vaginozza e Chiavica del Cervaro

Scesi alla Vaginozza che come previsto chiude. All’interno trovate molte ossa di animali tra cui due crani cornuti di cui ho mandato le foto a Sirvia Mojiazza. Un breve tentativo di disostruzione ed esecuzione del rilievo e via. Le donne chiedono di cambiare il nome nel più romantico Pozzo dei Pettirossi (che se ne stavano tranquillamente sulla corda mentre noi eravamo dentro).

Ci siamo poi diretti verso la Chiavica del Cervaro, ma percorsi circa 30 m mi sono fermato a vedere un buchetto che avevamo visto anche l’altra volta, solo che adesso lo ho guardato meglio. L’aria proveniente dall’interno faceva muovere foglie e ragnatele e tolto un sasso si intravedeva un ambiente più largo.

Ci siamo fermati qui e abbiamo iniziato a togliere sassi e terra. In breve Matilde entra e continua la disostruzione. Poi entra caterbibbo e allarga tutto con l’aiuto di Maria. Nella saletta due possibili prosecuzioni: un pozzetto intasato e un basso meandro abbastanza libero. Matilde sceglie quest’ultimo e dopo poco scompare. E’ 3 m più avanti dove una bassa strettoia non vuole farla passare. Ma lei passa (Bibbo no, Gianni è fermo prima del meandrino). Scende in arrampicata un salto di 6 metri e si trova su una larga spaccatura con vari buchi da vedere e un forte mal di testa. Bibbo dopo aver scaricato un po’ di rabbia sulla strettoia che non lo fa passare e sulla mano di Matilde, decide di demolire a fianco creando un comodo bypass.

Controllati i buchi si torna soddisfatti alla macchina. Alla grotta è stato dato il nome di Grotta Bravona.  Tocca tornare per disostruire e fare il rilievo.

Mentre Bibbo e Matilde sono dentro, Gianni ha fatto in tempo a fare un giro e a trovare la segnalata Grotta delle Donne. Al suo interno, visto velocemente, è stato trovato un osso concrezionato, forse umano, e un cunicolo che continua.

Fine giornata alla Bottega di Capocroce, dove ormai fanno le fettuccine perché sanno che passa Bibbo.

Ciao Gianni

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Qui si conclude la relazione di Gianni.

Passiamo ora ai commenti di Maria sulla giornata trascorsa assieme, sintetici ma efficaci:

dscf1878dscf2544La mia impressione dell’uscita di domenica si potrebbe sintetizzare così: pochi ma buoni e soprattutto determinati.
Attività svolta: abbiamo passato una domenica a tirare fuori sassi da un buco in mezzo a un bosco. Difficile spiegare a qualcun altro che è stato divertente.

 

Comunque, partiti armi e bagagli con un obiettivo, il target  si è modificato nel corso della giornata dimostrando che il gruppo è dotato di grande flessibilità organizzativa e spirito di adattamento!

Per finire bene la giornata  abbiamo anche trovato una grotta nuova, quindi il festeggiamento finale ci stava tutto.
dscf1939Mi dispiace solo di non aver condiviso le esplorazioni con Angelo di Terracina, dato che è stato molto disponibile con noi la prossima volta bisognerà fare in modo di andare insieme a lui quando è libero.

 

Ciao a presto,
Maria

 

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E qui si conclude anche la relazione di Maria, che ringrazio.

Sono sicuro che non pensavate di cavarvela cosi’ a buon mercato, vero?!? Ora e’ il momento di sorbirvi la mia relazione e, come saprete, non saro’ breve! Non voglio tenervi sulle spine, andiamo ad iniziare senza ulteriori indugi.

La giornata inizia con la solita colazione in famiglia con Betta e tutta la “caneria” (sono in 3 stamattina!). Al rientro a casa ricevo la chiamata da Matilde, e’ arrivata a prendermi con la sua scalpitante C2 ed e’ anche in largo anticipo. Esco di casa di soppiatto e senza salutare, cosi’ magari Luna non si produce in ululati da cana abbandonata! Lo zaino come sempre somiglia piu’ ad un piccolo camper e si diverte a mortificarmi le spalle. Per fortuna il tratto da fare e’ brevissimo e posso scaricarlo in macchina con molto sollievo. Partiamo diretti verso l’ultimo appuntamento, quello che inaugurera’ ufficialmente l’uscita. Matilde con una punta di ansia mi chiede della colazione. La rassicuro che non mancheremo di fare la colazione “ufficiale” nell’ottimo bar vicino casa di Maria e Gianni, dove siano diretti. Quando arriviamo, i nostri amici sono gia’ scesi ed armeggiano con i bagagli attorno alla loro macchina. Siamo giusti giusti in 4 quindi andremo con una sola macchina, la loro. Portiamo alla macchina anche i nostri zaini ed incredibilmente riusciamo a stipare tutto nel portabagagli. Come promesso la tappa successiva e’ al bar. Consumiamo una parca quanto classica colazione a base di cappuccino e cornetto gentilmente offerta da Gianni e poi ripartiamo, piu’ sereni. La strada e’ la solita, se dovessi guidare io mi perderei sicuramente, pero’ riconosco i tratti di strada che percorriamo. Imbocchiamo la strada per CampoSoriano e quindi quella che porta al fontanile dei tritoni, ovvero Fonte Santo Stefano. Poco prima del fontanile accostiamo a sinistra ed iniziamo a prepararci. I nostri progetti per oggi prevedono l’esplorazione di un pozzetto trovato la volta scorsa insieme ad Angelo (speleologo locale di vecchia data e nostra guida per questi luoghi) e quindi la discesa del pozzo da oltre 50m della Chiavica del Cervaro per verificare di possibili prosecuzioni. Ma ora, dopo le anticipazioni di Gianni, torniamo a noi. Eccoci parcheggiati a fianco strada mentre terminiamo i preparativi. Fa freschino e minaccia pioggia ma siamo motivati e pronti a tutto. Unico neo e’ il forte mal di testa accusato da Matilde che purtroppo si portera’ appresso per tutto il giorno, tra tutti non abbiamo uno straccio di analgesico. Comunque, nonostante la sofferenza, evidenziata dai sorrisi meno luminosi del solito, la nostra esploratrice/strettoista si e’ dimostrata impeccabile e sempre molto attiva.

Dal mio zaino tolgo i vestiti da grotta ed inserisco il trapano con le batterie. Se prima era pesante, non vi dico ora!dscf2471 Gianni si incammina sul sentiero e noi lo seguiamo.dscf2475 Ecco la nostra esploratrice novella. In un mare di foglie e’ riuscita a trovarne una a forma di cuore, ci vuole intuito e predisposizione d’animo. La mostra con soddisfazione!dscf2476 Dopo un centinaio di metri di comodo sentiero Gianni ci segnala che dobbiamo abbandonarlo per iniziare a salire sul serio. Prendiamo un sentierino appena accennato che sale alla nostra destra. Il GPS di Gianni dice che mancano solo 85 metri. Omette di dire pero’ che gli 85 metri sono di dislivello! Arranchiamo per un bel tratto in salita, io per non sfigurare cerco di tenere il passo di Matilde. Gianni e Maria ci seguono al loro passo, lenti ma inesorabili. Ci fermiamo presso un buco pensando di essere arrivati ma Gianni ci urla che quello giusto e’ qualche metro piu’ in alto. Riprendiamo a salire ma stavolta sono per davvero pochi metri. E’ un buco nel terreno con un pozzetto a vista di circa 5m. Ci gustiamo qualche minuto di meritato riposo.dscf2477 Gianni in arrivo.dscf2478 Uno dei pettirosso curiosi ed intraprendenti che ci volano attorno mentre sistemiamo il necessario per scendere.dscf2483 Matilde in inedita versione esplorativa che parte.dscf2484 Anche Maria arriva e si predispone per darci supporto esterno alla bisogna.dscf2485Seguo Matilde, alla base del pozzetto di ingresso non troviamo molto altro. Abbassandosi leggermente si passa in un altro piccolo ambiente di lato. Sul pavimento tanti sassi sconnessi. Decidiamo di spostarne alcuni vicino alla parete di roccia. Matilde subito si attiva provando a cercare una prosecuzione. Eccola che scava nella frana alla base del pozzetto di ingresso.dscf2488Anche Gianni ci raggiunge per fare il rilievo. Per fare qualcosa anche io, mi arrampico fino al soffitto del piccolo ambiente adiacente il pozzo di ingresso dove stiamo cercando. Ne approfitto per fare una foto a Gianni e Matilde che proseguono negli scavi.dscf2493 Gianni sta aspettando gli esiti dello scavo prima di completare il rilievo.dscf2497 Iniziamo a trovare un mucchio di ossa, inizio ad immortalare quelle piu’ interessanti.dscf2498 Ecco altri “reperti”, qui di frontedscf2504 e qui di profilo!dscf2505Tante ossa e sassi dopo, dichiariamo chiusi gli scavi, Gianni completa il rilievo.dscf2509 Si esce, ecco il pozzetto di ingresso con Matilde che attende il suo turno per salire.dscf2514 Maria che ci immortala in uscita. Mentre ci aspettava fuori ha visto dei simpatici pettirosso appollaiarsi intrepidi sulla corda ad osservare il motivo di tutto il tramestio in questa zona del bosco solitamente loro dominio incontrastato. Maria e’ rimasta ben impressionata da loro e propone quindi “grotta dei Pettirossi” come nuovo nome per la cavita’ appena esplorata. La proposta ci trova tutti d’accordo. Gianni ci ricorda che bisognera’ sentire il parere di Ersimio quale coniatore del precedente nome, decisamente meno presentabile di quello suggerito da Maria.dscf2515Mentre sistemo la mia roba, potevo non fare una foto al bel capelvenere che incornicia l’ingresso?!?dscf2516 Matilde che esce portando con se uno dei teschi cornuti perche’ si possa fotografarlo meglio.dscf2522 Eccolo in tutta la sua magnificenza.dscf2527 Siamo tutti fuori, ricomponiamo gli zaini e ci predisponiamo a seguire Gianni che si dirige verso la prossima grotta.dscf2528 Gianni inizia a scendere mentre noi siamo ancora a completare gli ultimi preparativi togliendo la corda con la quale siamo scesi. Nel frattempo Gianni si e’ fermato all’altro buco, pochi metri piu’ in basso. Ha deciso di controllarlo con maggiore cura. Ci chiama con eccitazione nella voce. Ha spostato un sasso e quella che sembrava poco piu’ di una tana ha mostrato un saltino di un paio di metri. Ci sono parecchi sassi posticci ed e’ un  poco stretto, sembra ottimo per Matilde! Vedendo i sassi da spostare mi viene in mente che potrebbe essere utile il piede di porco, chiedo al resto della banda dove sia. Ne iniziamo la ricerca ma l’esito ci convince che lo abbiamo lasciato nella grotta precedente. Riprendo la corda e faccio un salto a recuperarlo. Ne approfitto per fare un’altra foto al bel mucchietto di ossa che abbiamo scavato cercando una prosecuzione.dscf2530 Riporto corda e piede di porco alla nuova grotta dove attrezziamo per la discesa. Matilde si avventura con l’attenta supervisione di Gianni.dscf2532 Eccola mentre si insinua in spazi esigui.dscf2533 Gianni le fa assistenza esterna mentre Maria si rifocilla.dscf2536 Io inganno l’attesa fotografando la bella formazione di funghi nel vicino albero.dscf2541 Nella grotta c’e’ un po’ di lavoro da fare ma lo spazio e’ poco e non posso essere utile. Vado a fare un piccolo giro, dovessi mai trovare qualche altro buco!dscf2543 Quando torno Matilde esce, ha fatto uno spazio che permette anche a chi ha una stazza maggiore di poter entrare a dare una occhiata. Mi imbuco, e’ ancora strettino per me, pero’ ci passo seppur con qualche mite imprecazione. C’e’ una possibile prosecuzione in orizzontale ma per il momento non e’ praticabile. C’e’ aria che arriva da li, quindi decido che e’ il caso di allargare ancora dove sono per poter poi scavare in avanti. Fuori dalla grotta e’ rimasta solo Maria. Gianni e’ via a cercare un’altra grotta segnalata le volte scorse (la “Grotta delle Donne”, da come leggo nella sua relazione!). Matilde si riposa un poco, il mal di testa non molla la presa e scavare pietre in posizioni scomode non deve essere di aiuto. Con il prezioso aiuto di Maria tiriamo fuori dei pietroni enormi. Alcune altre pietre, piu’ piccine, le ammasso di lato.dscf2544 La prima squadra, Matilde e Gianni, nel frattempo si rifocilla e recupera le forze.dscf2545 Ora ho recuperato un po’ di spazio, ci si deve abbassare e strisciare sotto una concrezione risalendo poi a seguire il pavimento di terra. Provo ad infilarmi ma il passaggio e’ ancora proibitivo. Manca poco, scavo ancora un poco di terra alla base del passaggio. Ritento. Sono in ginocchio e spingo indietro i piedi per farmi spazio e piegare il busto in avanti. Con una mano aiuto il casco che tende ad incastrarsi sulla parete di fronte. Infilo la testa nel passaggio, sistemo il braccio sinistro in avanti ed il destro lungo il corpo. Ora inizia il brutto. Mi spingo in avanti tentando di evitare che la faccia strusci contro la terra. Il casco non trova di meglio da fare che incastrarsi. Con una decisa imprecazione e uno strattone pero’ risolvo. Il petto passa, ora riesco a staccare la faccia dalla terra, gia’ meglio. Il croll si incastra, ma e’ solo terra, forzando appena appena passa pure lui. Oramai rimangono solo le gambe, sono dall’altra parte. Mascherando il fiatone per non fare brutta figura, annuncio a Gianni e Matilde la lieta novella. Dalla base del passaggio il cumulo di terra sul quale ho strusciato la faccia risale circa mezzo metro in un ambiente di poco piu’ di un metro di diametro. Di fronte a me si accede comodamente ad un altro ambiente allungato, quasi trasversale alla direzione attuale. Mi ritrovo davanti la faccia una bella ragnatela che si gonfia come una vela per la bella corrente d’aria. Di fronte vedo delle grosse radici che mi affretto a fotografare. Per vedere come prosegue la grotta devo purtroppo sacrificare la ragnatela. Nell’ambiente nuovo, quello allungato riesco a mettermi in ginocchio, la base e’ sempre di terra. Di fronte a me uno stretto laminatoio, io non ci passo ma probabilmente Matilde ce la puo’ fare. Esco e le lascio il posto.dscf2549Mentre Matilde esplora il laminatoio e vede il da farsi, io continuo il lavoro per rendere praticabile il passaggio precedente. Tolgo terra e sassi dal pavimento. Fatico un po’ ma ora mi sembra decisamente meglio. Torno a vedere come procede il lavoro di Matilde.dscf2550E’ ancora ferma davanti al laminatoio, e’ troppo stretto, ci si deve lavorare. Mobilitiamo Gianni e Maria per farci passare i ferri del mestiere. Gianni entra e si sistema alla base del primo pozzetto. Torno indietro verso di lui per prendere piede di porco, mazzetta e scalpello. Il pavimento del laminatoio sul lato destro e’ terra compattata. Lascio a Matilde il piede di porco e lei si mette alacremente al lavoro per creare un po’ di spazio utile al passaggio. Mentre lavora da quel lato io mi occupo di allargare ancora meglio la strettoia precedente e nel frattempo aggiorno Gianni su come procede il lavoro di Matilde. La nostra strettoista ci comunica che siamo pronti per un tentativo, forse non per passare, ma sicuramente per dare una occhiata a quel che ci aspetta dopo. Mentre le faccio assistenza, piu’ che altro morale, le faccio una foto per documentare quanto sia stretto lo spazio. Noto inoltre che la stalagmite che divide in 2 il laminatoio appare smangiucchiata. Sara’ stata utilizzata da qualche animaletto per affilare i denti?dscf2551 Anche Matilde, per il momento, deve arrendersi al laminatoio. Togliendosi il casco e’ riuscita pero’ a girare la testa verso la prosecuzione e ci comunica che vede un pozzetto non troppo largo ma comodamente praticabile anche senza corda. Le passo la fotocamera per immortalare quel che vede. dscf2552 Ecco quello che produce, vi presento il pozzetto.dscf2558 Un selfie, che ci sta sempre bene!dscf2561 Ancora il pozzetto da un altro punto di vista.dscf2564 Recupero la fotocamera e approfitto per fare una foto alla Matilde impacchettata mentre tenta di riguadagnare un posto comodo.dscf2571Visto che la grotta prosegue decidiamo che vale la pena scavare ancora per tentare il passaggio. Lascio la parte faticosa a Matilde poiche’ non c’e’ materialmente spazio per scavare insieme. Mentre lei lavora alacremente col piede di porco per scalzare la terra dal pavimento del laminatoio io mi guardo intorno. Noto, sulla parete di destra altri segni di “smangiucchiamento” simili a quelli che avevo visto poco prima sulla stalagmite nel laminatoio.
dscf2575 I segni sono in piu’ punti. Ne parlo con Gianni che e’ sempre in paziente attesa subito prima della strettoia a “puzzarsi” di freddo nella corrente d’aria proveniente dall’interno della grotta. Gianni dice che probabilmente si tratta di unghiate piuttosto che di segni di morsi. Ne discutiamo un poco ma poi rimandiamo il giudizio definitivo alla prova fotografica. Anche ora, guardando le foto, continuo ad avere l’impressione che possano essere segni di denti ma non ci scommetterei alcunche’ di prezioso. Chissa’ che non capiti qualcuno a leggere questa relazione e sappia dirci di cosa si tratta! dscf2578 Mentre io mi diletto con i segni sulle pareti c’e’ Matilde che finisce di lavorare sulla strettoia e si dice pronta a ritentare il passaggio. Ora che ha una idea di quel che la aspetta dopo la strettoia, le consiglio di provare ad entrare di piedi, potrebbe essere piu’ semplice. Svuota il taschino della tuta dandomi in consegna le batterie di ricambio e quindi parte. Anche se con qualche fatica ora sembra che riesca. In un paio di minuti annuncia esultante che e’ dall’altra parte. Raccomandandogli di fare attenzione le chiedo di andare a fare ricognizione dei nuovi ambienti. Mi dice che e’ sopra un saltino, e’ in grado di scenderlo senza difficolta’ in arrampicata. Non e’ sicurissima di riuscire a risalirlo. Le dico che in caso mi faro’ passare la corda da Gianni e faro’ in modo di fargliela arrivare. La sento allontanarsi. Ora dobbiamo urlare per continuare a sentirci. Mi dice di essere scesa un 5 o 6 metri e di essere in una spaccatura lunga circa 10 metri. Parte ad esplorare le 2 estremita’ della spaccatura. Con una punta di agitazione da parte mia perdiamo il contatto “vocale” per qualche minuto. Per ingannare l’attesa continuo a scavare via la terra dalla base del laminatoio sia per agevolare il rientro di Matilde sia perche’ ho l’intenzione di tentare a mia volta il passaggio. Matilde ritorna a portata di voce, mi descrive che a destra, “guardando” verso di me, pare esserci un meandrino. Parte per la direzione opposta, ora la sento ma piano piano. Intanto io aggiorno Gianni degli sviluppi. A sua volta Gianni mi comunica che fuori e’ iniziato a piovere bene e Maria si prepara a tornare alla macchina per evitare di inzupparsi. Rimanendo sempre in attesa di nuove da parte della nostra squadra in esplorazione inizio a prepararmi per tentare la strettoia. Mi tolgo tutto l’imbrago, spero possa essere la mossa vincente visto che Matilde e’ riuscita a passare nonostante imbrago e croll. Lascio la fotocamera a Gianni per evitare di massacrarla mentre cerco di passare. Mi infilo di piedi. Per i primi centimetri scorro via facilmente grazie all’ulteriore lavoro di sterro che ho fatto. Dopo pero’ trovo l’intoppo. Sul pavimento, circa a meta’ percorso, c’e’ una sorta di scalino. Mi sposto verso destra col busto e cerco una posizione migliore per i piedi. Ora riesco ad avanzare ancora una trentina di centimetri. Devo spostare la gamba sinistra perche’ la coscia e’ incastrata per una stalagmite al bordo del laminatoio. Arretro di qualche centimetro fino a trovare posto per tutte e 2 le gambe. Ora posso proseguire. Avanzo ancora qualche centimetro ma inizio a sentire il petto molto costretto, faccio un poco fatica a prendere fiato. Mi fermo qualche secondo a regolarizzare la respirazione. Cerco e trovo degli appigli per i piedi e le mani. Mi tiro avanti ancora per qualche centimetro. Ora si che sono ben compresso, ma se respiro con calma e senza forzare non avverto troppa difficolta’. Ancora qualche centimetro riesco a rubarlo ma incontro un altro intoppo, ho il bacino ai margini del bordo del laminatoio. Purtroppo non passa. Mi fermo ancora qualche secondo e poi tento di spostarmi lateralmente col bacino per saggiare la presenza di punti piu’ larghi. Non ho molta mobilita’ e non mi sembrano esserci punti migliori nelle vicinanze. Faccio un altro tentativo di forzare il passaggio del bacino ma una sensazione molto vicina al dolore mi convince a smettere. Rinuncio, devo lavorare ancora sulla strettoia o comunque studiarla meglio. Ripercorro all’indietro i preziosi centimetri cosi’ faticosamente guadagnati. Devo rifare al contrario, prima mentalmente e quindi in pratica, gli stessi movimenti e spostamenti laterali che avevo appena fatto per entrare. Sono quasi fuori quando Matilde torna dalla esplorazione. All’altra estremita’ della spaccatura ha trovato un punto dove forse c’e’ una continuazione, ma c’e’ da lavorarci. Ci sono vari punti interessanti che vuole tornare a vedere. La aggiorno a mia volta. Anche Gianni mi sente e mi avverte che inizia ad accusare il freddo. Tra un poco pensa di lasciare la sua postazione e andare a raggiungere Maria alla macchina. Gli rispondo sconsolato che non credo di riuscire a passare e quindi a meno di nuove eclatanti da parte di Matilde non credo faremo molto altro. Matilde annuncia che prosegue la sua ricognizione. Io mi dedico con passione al tentativo di allargare il passaggio del laminatoio. Mi dedico dapprima a lavorare il soffitto con la mazzetta per smussare alcune punte fastidiose. Tento di rompere anche lo scalino sul pavimento che e’ a meta’ circa della strettoia. Suona vuoto in quel punto ma non c’e’ spazio per imprimere forza alla mazzetta quindi mi devo ritirare col braccio dolente ed un nulla di fatto. Lavoro ancora a togliere terra dal pavimento piu’ avanti che posso. Non ho combinato nulla per migliorare il passaggio del bacino in fondo al laminatoio, pero’ magari ora riesco a manovrare di piu’ e a spostarmi per cercare altri punti piu’ larghi. Provo di nuovo a passare. Arrivo nella stessa situazione di prima, petto fastidiosamente compresso e bacino bloccato al bordo della strettoia. Sento Matilde che ritorna. Le chiedo se puo’ tornare vicino alla strettoia per darmi indicazioni. La sento che si avvicina ma non riesco piu’ a restare in quella posizione scomodissima. Torno indietro miseramente sconfitto per la seconda volta. Matilde arriva e la aggiorno, decidiamo che e’ quasi ora di chiudere e rimandare ulteriori azioni alla prossima volta. Nel frattempo Gianni, che ci ha ascoltato, ci  comunica che vista la situazione ha deciso per il “basta freddo” e prende anche lui la strada per la macchina. Salutiamo il nostro amico. Sono indeciso se fare un altro tentativo di passaggio con il suo supporto speleo-ostetrico di Matilde. Mentre decidiamo il da farsi, avviene il lieto imprevisto. Matilde si sposta lateralmente, alla mia destra, per vedere un piccolo anfratto al lato del laminatoio. Appena il fascio della sua luce si sposta di lato vedo un bagliore di luce in una fessura di un paio di centimetri sulla destra del laminatoio. In quel punto la strettoia e’ delimitata da un cumulo di terra alto fino a quasi il soffitto ma dietro si intuisce un ambiente piu’ ampio. Vedendo la luce, il ragionamento e’ presto fatto. Se riesco a levare tutta la terra magari ricavo un passaggio comodo. Avverto Matilde del tentativo ed inizio a scavare accanitamente. Nel frattempo Matilde esplora dal suo lato. Anche lei vede l’ambiente che vedo io ma per arrivarci sembra esserci un altro punto stretto da superare. Con la terra me la sbrigo in breve tempo, mi sembra abbastanza largo. Mentre mi sistemo per tentare il passaggio da quella parte, Matilde prova a passare la strettoia dal suo lato. In pochi secondi stavolta io passo, lei pero’ no. Ora siamo a portata di mano ma c’e’ una nuova strettoia che ci separa. Provo a passarla anche se gia’ so che se non c’e’ riuscita lei, c’e’ ben poco da fare. Recupero la mazzetta e proviamo ad allargarla di forza. Ad un certo punto rischio anche di menomare la nostra strettoista dandole una robusta mazzettata sul dito mignolo. Per fortuna il danno si limita ad un po’ di dolore e forse a un bel livido del giorno dopo! L’incidente causa una provvidenziale sosta. Infatti mentre mi dispiaccio dell’accaduto alzo gli occhi al cielo e…vedo la luce! Vedo la potente luce di Matilde filtrare anche dall’alto. Mi alzo in piedi ed ecco qua un comodo passaggio. La povera Matilde ha rischiato di sacrificare le sue mani per nulla. Con un “agile” passaggio atterro accanto a lei e siamo finalmente ricongiunti. Inizio ad accusare la stanchezza ma ora non posso fermarmi, devo assolutamente vedere quello che Matilde ha descritto finora. Scendiamo il pozzetto e andiamo verso destra. Mi mostra il punto che le sembra piu’ promettente, ci sono molte ossa di animale appollaiate in equilibrio su una piccola roccia. Restiamo un poco a “sentire l’aria” ma non ne avvertiamo. Gironzoliamo intorno a cercare altri punti interessanti. Uno in particolare sembra promettere qualcosa in fatto di aria ma e’ un buco nella roccia di un palmo di diametro. Dietro si vede un ambiente “vivibile” ma c’e’ da lavorarci. Tentiamo di allargare un po’ con la mazzetta ma senza concludere granche’. Controlliamo bene ogni anfratto ma non sentiamo altre fonti d’aria notevoli. Matilde si avvia per andare a vedere il meandrino dalla parte opposta ma la avverto che ora sono proprio in riserva, per me e’ il momento di uscire. Rimandiamo il meandro alla prossima volta. Per fortuna ora il passaggio del laminatoio e’ evitabile in maniera quasi banale. Nell’ambiente prima del laminatoio ora avverto nuovamente una buona circolazione d’aria, si deve tornare con qualcuno che fuma per cercare bene da dove proviene! Ripassiamo velocemente la ex-strettoia iniziale passandoci il materiale da scavo. Usciamo all’esterno dove troviamo ad attenderci la pioggia. Per fortuna non e’ molto intensa e gli alberi la filtrano parecchio quindi possiamo sistemare le nostre cose con calma. Sistemando corde e cordini ne approfitto per far vedere a Matilde un paio di nodi utili cosi’ che possa iniziare a prenderci confidenza. Per giunta mi prendo anche il tempo per una coloratissima, quanto sfocata, natura morta modello ipogeo.

dscf2582Potevamo andare via senza un selfie all’ingresso della grotta?!?dscf2583 Visto che nel selfie la grotta non e’ venuta proprio distinta rimediamo con questa.dscf2588 Iniziamo la discesa cercando di ripercorrere la strada dell’andata. La pioggia ha reso scivolosissimo il tappeto di foglie e ghiande sul terreno. Matilde ne cade letteralmente vittima, ma sempre in allegria.dscf2589 Eccola che riprende, sorridendo, la posizione eretta.dscf2591Intercettato il sentiero, arrivare alla macchina e’ questione di poco. Troviamo Maria e Gianni che si riparano in macchina. Iniziavano ad essere un po’ preoccupati per il nostro ritardo e Gianni stava per partire alla nostra ricerca. Diamo loro le spiegazioni del caso raccontandogli le nostre recenti avventure mentre ci cambiamo. Quando siamo cambiati e con gli zaini ricomposti si tratta di decidere come completare la giornata. E’ pomeriggio inoltrato ma non e’ ancora ora di cena. Si potrebbe rientrare a Roma ma personalmente detesto questa tristissima opzione. Alla fine i miei compagni di gita hanno pieta’ e si convincono per tentare la cena tutti assieme nonostante l’ora presta. Gianni si allontana a piedi nel tentativo di trovare abbastanza campo per telefonare ai possibili ristoranti della zona ma non riesce a comunicare. Oramai convinti per la cena procediamo spediti verso l’obiettivo. Tornati alla piana di Campo Soriano, nei dintorni della grotta-fogna che ho rilevato tempo fa, deviamo per il primo ristorante. Arriviamo che non sono ancora le 6 del pomeriggio. Visto che sono il piu’ motivato per la cena vengo designato all’unanimita’ come ambasciatore per cercare di estorcere un pasto fuori orario. Esco dalla macchina sotto la pioggia ed entro impavido nel ristorante. Torno quasi subito con le pive nel sacco. Mi hanno proposto dei panini! Relaziono i miei amici, decidiamo di telefonare al solito, affidabile ristorante a Capo Croce. Telefono io presentandomi come “quegli speleologi che vengono ogni tanto”. Dall’altro capo del telefono sento la voce del gestore, nonche’ cuoco, del ristorante che tituba alquanto. Senza cadere nel panico cerco di trovare argomenti a nostro favore affinche’ non dica di no. Alla fine rimaniamo d’accordo che ci aspetta per le 18.30 e mi assicura che trovera’ sicuramente qualcosa da cucinarci. Arriviamo al ristorante con largo anticipo e troviamo il nostro buon ristoratore che aspetta fuori fumando una sigaretta. Visto che c’e’ ancora tempo e che Matilde ha ancora con se il suo fastidioso mal di testa,  chiediamo al nostro sfamatore informazioni per una farmacia. Riceviamo indicazioni per trovare la farmacia a Frasso. Andiamo e torniamo, finalmente Matilde puo’ prendere una pasticca che la aiuti a debellare il dolore. Il resto del tempo trascorre lietamente tra un boccone e  l’altro. Tra l’antipasto ed il primo Matilde si ingegna a disegnare sul quaderno di Gianni il rilievo della grotta appena esplorata. Alla fine viene anche esortata a darle il nome. Poi comunque ci impegnamo tutti con mille proposte che vagliamo e via via scartiamo. Alla fine anche lei viene battezzata, decidiamo coralmente per “Grotta Bravona”. L’arrivo delle tanto desiderate fettuccine suggella degnamente il nome della grotta!fettuccineCapoCroce.jpg Il ritorno non ve lo racconto per nulla, mi sembra degno chiudere qui con il solito…alla prossima!

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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4 risposte a Grotta Bravona – 21/02/2015

  1. fabrizio ha detto:

    scrivetele du righe!! 😛

    • fato63 ha detto:

      In effetti! Ma anche una relazione stringata come questa ha i suoi vantaggi. Non so quali, ma sicuramente li ha!!!
      …e comunque grazie per il commento. Sono sempre apprezzati!

  2. Gabriele ha detto:

    Carina Matilde 🙂
    Vorrei fare qualcosa di simile ma meno professionale in ‘grotte’ dove è ancora ben visibile la luce dell’uscio, cosa mi puoi consigliare come attrezzatura e nodi più adatti per le corde?

    • fato63 ha detto:

      Riportero’ a Matilde! Per le grotte il mio consiglio è di andare in uno dei molti gruppi speleologici che trovi in tutta Italia e seguire le loro attività, magari frequentando prima un corso di introduzione alla speleologia. Come avrai visto nelle mie relazioni capita che ci siano uscite simili a quelle di cui chiedi tu. Grazie del commento, a risentirci presto.

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