Uscita a Vallecorsa a cercare grotte degli Ausoni, con Maria, Evelyn, Vanessa, Gianni, Maurizio ed io. Ri-esplorata la grotta LA18.
Non chiedetemi come io abbia fatto, pero’ l’ho fatto, ho perduto quasi tutte le foto di questa giornata. Ne ho salvate solo alcune del pomeriggio ma quelle scattate in grotta non potro’ mostrarvele. Ma ora bando alle tristezze e cominciamo dal comincio!
Anche questa volta Maurizio passa sotto casa a prelevarmi alle 7.45. Un rapido passaggio a casa di Maria e Gianni e poi di corsa al bar “fico”ad Anagnina. L’appuntamento col resto della banda e’ alle 8.15, arriviamo con 1 minuto di ritardo e troviamo un sacco di gente, per fortuna non aspettano noi! Sono gli amici del GSCAI Roma che si apprestano a partire alla volta di Gorga. E’ la prima volta che ci si incrocia dallo scorso anno e quindi spendiamo alcuni minuti in allegri saluti ed auguri per il nuovo anno. Nel gruppone intravediamo anche Evelyn e Vanessa che invece si uniranno a noi per questa uscita. Concludiamo degnamente l’incontro con una ottima colazione e poi ognuno per la propria strada. Prima di partire, noi della macchina di Maurizio “cediamo” Gianni alla macchina di Evelyn. Vanessa non e’ mai andata in grotta e Gianni andando con loro potra’ colmare ogni sua curiosita’ sul fantastico mondo ipogeo e gli strani esseri che lo frequentano!
La strada e’ la solita, autostrada fino a Ferentino, poi direzione Frosinone. Passiamo per Ceccano e proseguiamo decisi per Vallecorsa. Il tempo non promette bene, ogni tanto fa uno sgrullone di pioggia. A Vallecorsa facciamo sosta al Bar Sport per prelevare Luciano, il nostro accompagnatore. Dopo i saluti sotto una simpatica pioggerellina saliamo in macchina e partiamo. Gianni si sposta nuovamente di macchina, va con Luciano. Attraversiamo il centro abitato e prendiamo la stradina a destra gia’ presa la volta scorsa. Scendiamo a valle. Anche se a tratti riconosco punti gia’ visti dopo poco mi perdo, pero’ Maurizio segue con sicurezza la macchina di Luciano. Iniziamo ad inerpicarci, la strada diventa sterrata ma e’ in buone condizioni. Saliamo per un bel tratto fino ad uno spiazzo dove la nostra guida ci indica di accostare. Prontamente lo assecondiamo. Il tempo lassu’ e’ ancora peggio di quello che abbiamo lasciato a Vallecorsa. Ci cambiamo velocemente perche’ c’e un tratto da fare a piedi. Finisco di allacciarmi gli scarponi ed inizia a piovere come si deve. Questo ci convince definitivamente che per oggi questa grotta non la visiteremo, dovra’ aspettare tempi migliori. Riprendiamo le macchine e torniamo indietro. Mano a mano che ci avviciniamo a Vallecorsa la pioggia sembra diminuire di intensita’. Quando ritorniamo sulla strada principale, quella che attraversa il paese, e’ solo un rado stillicidio. Facciamo pochi metri sulla strada e parcheggiamo. A fianco strada sulla parte sinistra c’e’ un muretto di cemento armato sormontato da una rete. Probabilmente e’ un punto in cui c’e’ pericolo di caduta massi. Luciano ci spiega che addentrandoci dopo il muretto ed arrampicandoci lungo la ripa della montagna troveremo una grotta. Ce ne indica grossomodo l’ingresso, ma e’ tutto coperto da vegetazione fitta e soprattutto con molti rovi spinosi. Dove si interrompe il muretto, Luciano ci indica un punto in cui e’ stato praticato un buco nella rete. Andiamo a fare una prima perlustrazione. In effetti la vegetazione e’ fitta ed i rovi decisamente ostili. Per fortuna Gianni ha portato le forbici per potare e quindi riusciamo lentamente ad avanzare. Luciano si commuove ai nostri sforzi e si fa avanti per dare una mano. Disbosca alacremente per qualche metro fino al punto in cui si intravedono in lontananza delle formazioni rocciose che ci indica come l’ingresso della grotta. Mi cede il posto in prima linea e continuo il lavoro. Si deve fare attenzione perche’ nascoste dalla vegetazione si aprono delle crepe nella roccia dove si rischia di cadere. Riesco a raggiungere un punto in cui la vegetazione si dirada e mi inerpico scivolando un po’ sul fango. Arrivo ad uno “scavernamento” dove sembrano esserci piu’ punti che fanno pensare ad una grotta. Avverto gli altri e torno indietro per metterci d’accordo. Torniamo tutti alle macchine per cambiarci. Purtroppo la improvvisata ed imprevista faticata disboscatoria ha avuto come conseguenza una sudata abnorme da parte mia. Sono letteralmente zuppo, i miei vestiti con me. Peccato che si tratta dei vestiti con cui contavo di tornare a casa. Maledicendomi in silenzio per essere stato cosi’ poco avveduto indosso la tenuta da grotta e vado a riprendere dove avevo lasciato poco prima. Durante la breve salita mi fermo a dare una mano a Maria, ha una caviglia che le da’ fastidio. Mentre la tiro per una mano affinche’ salga, metto un piede in fallo e sprofondo. Mi ritrovo mollemente appoggiato ad un intrico di vegetazione che ha accompagnato ed attutito la caduta. Mi assicuro di non aver causato ulteriori guai a Maria e poi guardo dove sono. Riesco a toccare con i piedi per terra. Il sassone piano dove stavo prima e’ ora ad altezza petto. Non ci sono molte spine, visto che ci sono tanto vale dare una occhiata ai dintorni. Mi abbasso fino a scomparire sotto la coltre di vegetazione, ci sono dei rami secchi che si spezzano facilmente al mio passaggio. Avanzo un paio di metri ma non noto alcunche’ di interessante. Riemergo e raggiungo i miei amici allo scavernamento. Maria sta ancora valutando se proseguire o tornare indietro per evitare stress alla caviglia dolorante. Gianni e Vanessa si sono gia’ addentrati in uno dei buchi che sembra promettente. Ne hanno anche iniziato il rilievo. Evelyn e Maurizio sono ancora indecisi sul da farsi. Da parte mia vedo un buco che mi incuriosisce. E’ parzialmente ostruito da sassi che non mi sembrano essere li’ per un caso. Sembrano sistemati apposta per chiuderlo. Decido di investigare. Scosto facilmente i primi e poi mi infilo dentro. In un punto si intravede una continuazione ma ci sono diversi pietroni ad ostacolare il passaggio. Evelyn viene ed inizia a darmi una mano continuando a spostare i sassi esterni. Riesco a spostare un buon numero di pietroni senza pestarmi le dita. Tento poi di spostarne uno enorme ma e’ solidamente incastrato. Lo saggio piu’ volte. Lo spazio che ho creato non e’ molto ma potrei tentare il passaggio, il nero che c’e’ dietro mi attrae. Conto fino a 10 per non prendere decisioni affrettate, ricontrollo la stabilita’ del pietrone, poi provo. Con le gambe ci passo, tutto sommato ci passo anche con la pancia, la forza di gravita’ e’ dalla mia parte, ora. Per terminare il passaggio devo alzare le braccia modello tuffatore ed inclinare le spalle, pero’ con una moderata spinta sono dall’altra parte. Riguardo il buco appena passato gia’ pensando al passaggio al contrario. Poi, abbassando lo sguardo vedo luce! Tra me e lei ci sono altri sassi posticciamente incastrati. Sposto il primo, il piu semplice, e lo lascio cadere. Per gli altri e’ un po’ piu’ complessa la faccenda. Mi guardo intorno con piu’ attenzione. Alla mia destra c’e’ un comodo passaggio. Abbandono le pietre al loro destino e vado. Arrivo ad una saletta. Di fronte a me c’e’ un comodo ingresso. Vado a vedere dove sono rispetto allo scavernamento. Quando esco trovo la sorpresa, sulla roccia c’e’ scritto “LA18 CSR” con la vernice rossa. Ho trovato l’ingresso “ufficiale” della grotta! Giro su me stesso verso sinistra strappando rami ed arbusti, sono a circa 5 metri dallo scavernamento, 2 o 3 metri piu’ in basso. Urlo la novita’ ai miei amici, finisco di ripulire la via di accesso e poi rientro, sono curiosissimo. Mentre giro per gli ambienti della grotta sento pure un rumore provenire dalla roccia sopra di me, devono essere Vanessa e Gianni. Cerco un pertugio che mi permetta di raggiungerli dall’interno della grotta ma non lo trovo. Questa grotta non sembra avere punti di contatto con la loro se non si considera lo scavernamento. Finita la rapida perlustrazione ritorno sui miei passi. Gianni e Vanessa hanno interrotto il loro lavoro dall’altra parte e stanno venendo con Evelyn a visitare la LA18. Li aspetto. Arrivano in avanscoperta Vanessa ed Evelyn, entriamo assieme per un giro. Arrivano anche Gianni e Maurizio, ci raggiungono nella “sala principale”. Probabilmente la grotta e’ stata utilizzata come rifugio in passato, in alcuni punti la parete sembra rifinita a scalpello. Senza volere disturbiamo un paio di pipistrelli che decidono saggiamente di cambiare aria. Prendiamo molte foto, che purtroppo nessuno vedra’ mai (almeno posso dire senza tema di smentita che erano bellissime foto!). Quando Gianni e’ soddisfatto riprendiamo per l’uscita e torniamo allo scavernamento. Maria nel frattempo e’ tornata alle macchine. Gianni in testa andiamo alla grotta che stava esplorando prima con Vanessa. Per entrare ci si infila in verticale per meno di un metro e si entra in un ambiente abbastanza capiente per tutti. Piu’ avanti c’e’ un passaggio stretto ma praticabile. Mentre Gianni lo passa noi aspettiamo curiosando in giro. Dopo il passaggio angusto c’e’una saletta con un paio di possibili diramazioni. Le dimensioni di queste diramazioni pero’ non sono di dimensioni adatte per poter passare, ci si dovrebbe lavorare. Il fatto che non si avverte l’aria ci fa desistere subito. Iniziamo il rilievo, o meglio, Gianni inizia il rilievo con l’intenzione di fare tutto da solo. Con una minima insistenza, modello “gutta cavat lapidem”, convinco Gianni a cedermi il suo fido Distox. Prendero’ i punti mentre lui annotera’ i punti sul taccuino. Evelyn e Vanessa ci salutano, hanno deciso di tornare alle macchine. Procediamo spediti col rilievo, in una mezz’ora siamo fuori. Prendiamo ancora alcuni punti per poter dare una forma anche allo scavernamento e poi torniamo verso le macchine. Oramai la strada tra la vegetazione e’ comoda e impiego pochi secondi per raggiungere Maria. La trovo in compagnia di Luciano. Vanessa ed Evelyn invece non ci sono, hanno deciso di rientrare a Roma. Torno un attimo indietro per aiutare Gianni, lo avevo abbandonato a portare da solo tutto il materiale. Siamo ora di nuovo tutti alla macchina, aggiorniamo Luciano delle nostre esplorazioni, lui ci presenta il babbo che e’ venuto a trovarci. Nel frattempo ci cambiamo godendoci il tiepido sprazzo di sole che ci tiene compagnia a sorpresa. Sono quasi le 3 del pomeriggio, siamo di fronte ad un terribile dilemma. E’ presto per cena ed e’ tardi per pranzo. L’ipotesi di mangiare tristemente i panini che abbiamo portato e tornare ancor piu’ tristi a Roma, viene scartata decisamente. Luciano ci propone un ristorante nei dintorni dove potremo gustare i celeberrimi “fini-fini”. Telefoniamo speranzosi ma dobbiamo ritirarci con la coda tra le gambe. Hanno chiuso la cucina e non ci pensano nemmeno di far mangiare noi. Rimane quindi il nostro jolly, il ristorantino di Lenola dove hanno fatto solenne promessa di preparare un pasto a qualsiasi ora avessimo mai desiderato presentarci. Li chiamiamo, sono di parola, ci rispondono che siamo i benvenuti ed iniziano a riscaldare i fornelli! Salutiamo Luciano e partiamo. Lungo la strada ci fermiamo 6 o 7 volte a vedere i buchi piu’ promettenti ma senza troppa fortuna.
Maria e Gianni che sono veterani del posto ci guidano al ristorante. E’ quasi su una piazza dove arriviamo dopo aver lasciato la macchina. Ecco Maria che si offre “spintaneamente” per una foto
E questa invece vi mostra l’ingresso del piccolo ma grande ristorante.
Il locale dentro e’ minuscolo, c’entrano appena 3 tavoli. La cuoca in compenso e’ in piena attivita’ e potremo verificare con piacere che e’ anche competente.Vi dico solo che iniziamo con un assaggino di cannelloni in bianco, passiamo per una ottima carbonara, un celestiale spezzatino di capra e finiamo con dolci vari e caffe’.
Dopo il lauto pasto usciamo dal ristorante sotto una pioggia accanita. Traversiamo di corsa la piazza andandoci a riparare sotto il porticato che borda un lato della piazza.
Mentre aspettiamo che spiova Maurizio si gode uno dei suoi pestilenziali sigari.
Qualche minuto dopo lui ha finito e noi ci siamo gustati un poco di aria fresca, la pioggia non sembra avere intenzione di smettere, pero’ l’intensita’ sembra minore. Facciamo una corsa fino alla macchina e riprendiamo i posti di navigazione. Per tornare a casa dobbiamo ripassare per Vallecorsa ma i chilometri percorsi in piu’ sono stati ricompensati dall’ottimo pranzo-cena. Quando ripassiamo per Vallecorsa e’ oramai sceso il buio. Ripercorriamo in senso inverso la strada fatta al mattino, prendiamo l’autostrada a Ferentino e ce ne torniamo a casa, soddisfatti e sonnacchiosi.
Concludo cosi’ la relazione di un’altra bella giornata, alla prossima.