Primo mattino a recuperare i dati GPS degli ingressi di S.Sebastiano ed Erebus, quindi esplorazione con Daniele alla Spacca Bida.
La mattina parto presto, alle 7.30 sono gia’ in macchina e guido verso S. Oreste. Ho molte cose da fare prima di andare all’appuntamento alle 10.30 con Daniele. Quando arrivo in paese sono passate da poco le 8. Vado direttamente su all’eremo dove mi preparo svelto.
Il paesaggio e’ ancora nebbioso, mi esce fuori una foto degna de “Il signore degli anelli”
Prendo il sentiero per San Sebastiano, come gli altri e’ completamente arato dai cinghiali. E’ anche completamente scomparsa la panchina sulla quale mi ero spesso riposato. Peccato, era in un punto veramente panoramico.
Ecco l’eremo, o meglio quel che ne rimane, di S. Sebastiano
Sempre l’eremo ma visto dall’interno
La pozza di raccolta dell’acqua
Forse anche questa serviva a raccogliere l’acqua ma e’ decisamente meno integrata con l’ambiente circostante. E’ scivolata molto piu’ in basso dall’ultima volta.
Arrivo all’ingresso della grotta di S. Sebastiano. Prendo il punto GPS, mi preparo col Distox e taccuino perche’ voglio fare la poligonale esterna tra questo ingresso e quello di Erebus. Sono cosi’ preso nei preparativi che mi scordo di scattare la foto all’ingresso della grotta. Poco male, ne rubo una da una precedente relazione. Prima di partire mi affaccio davanti alla strettoia di partenza. Strano! Di solito c’e’ un’aria notevole, oggi invece quasi nulla. Parto con la mia brava poligonale. Procedo in quota il piu’ diritto possibile. Mi ritrovo a litigare con spine “stracciabraghe” ed altre piacevolezze del genere ma ad un certo punto riesco a tornare sul sentiero a pochi metri dall’ometto dell’Erebus. Mai ometto fu visto con piu’ piacere!
Ancora una decina di punti e sono davanti all’ingresso dell’Erebus. Stavolta la foto me la ricordo. Prendo anche qui il punto GPS. Mannaggia, ho completamente perso la cognizione del tempo e mi sono anche scordato l’orologio. Ripongo tutto e mi affretto a tornare indietro.
Riprendo fiato un attimo con la scusa di una foto dal belvedere.
Eccomi alla chiesa in cima.
Anche qui il campo e’ aratissimo.
Riscendo giu’ quasi di corsa, sono di nuovo a S. Oreste che sono le 9.40. Dopotutto ho fatto presto. Mi tolgo i vestiti fradici di sudore e mi metto quelli asciutti. Faccio un salto in tabaccheria a comprare batterie, mi gusto un meritato cappuccino al bar e poi riparto alla volta di Spacca Bida. Daniele non e’ ancora arrivato ma sono in anticipo, impiego del tempo a fare una foto al paese che ci sovrasta. Finisco di prepararmi e trovo anche il tempo per mangiare meta’ di un panino.
Arriva Daniele, anche lui si prepara velocemente, gli affido la fotocamera perche’ possa immortalarmi.
Salendo troviamo i funghi che la volta scorsa erano freschi. Ora sono decisamente giu’ di corda.
L’albero caduto che costringe a deviare dal sentiero.
Il maestoso ingresso di Spacca Bida! Lascia immaginare come sara’ comoda ed ampia la restante parte della grotta.
Mi preparo ad entrare.
Vi risparmio racconto e foto di come percorriamo gli stretti 39 metri di sviluppo attuale della grotta. Eccoci in zona operazioni.
Facciamo parecchi turni a scendere giu’ a scavare e sistemare sassi. Con il sacco ne tiriamo fuori parecchi costruendo dei piccoli muri a secco per sistemarli. Daniele lavora, io per il momento mi riposo e mi guardo intorno. Guardate qua cosa ho trovato, non sembra l’incudine, uno degli ossicini dell’orecchio?
Daniele e’ riuscito ad incunearsi vicino alla possibile prosecuzione, gli passo la fotocamera per scattare qualche foto, questa e’ una…
e questa e’ l’altra. Non si capisce granche’ pero’ Daniele e’ convinto ci siano buone prospettive. Si e’ fatto tardi e dobbiamo sbaraccare, magari torneremo una prossima volta a continuare il lavoro.
Un’ultima foto alla zona lavori e poi via verso l’uscita.
Devo aspettare un bel po’ che Daniele passi la parte verticale. E’ un vero piacere respirare tutta la polvere che manda giu’. Inganno il tempo fotografando lo stretto che mi attende.
Sempre in paziente attesa fotografo questo pezzo di roccia. Facendo ricorso alle mie scarse conoscenze ipotizzo sia un conglomerato, magari, azzardo, anche metamorfico, ma qui sto proprio raschiando il barile di antiche reminiscenze scolastiche. Non ho idea di quanto io stia sbagliando, mi riprometto di chiedere lumi a chi e’ piu’ sapiente di me in materia. Intanto pero’ dall’alto mi arriva il “libera” da Daniele. Appena mi muovo mi fulmina con una scarica di polvere e ciotoli, forse e’ per vendicarsi poiche’ mentre scavavamo gli ho tirato un paio di pietruzze!
Quel tratto in salita e’ proprio dannato. Sudo come non mai. Alla fine comunque ne esco. Fuori inizia a fare sera. Mi dedico un selfie.
Eccoci di nuovo alle macchine, mi faccio scattare una foto del dopo grotta. La tuta, anche se nella foto non si vede, ha parecchio sofferto. L’impeccabile lavoro di Melina (colei che ha gentilmente donato una seconda vita alla tuta ricucendola magistralmente) e’ un po’ andato in malora, dovro’ proprio metterla in pensione questa benedetta tuta…
Ci cambiamo scambiandoci le impressioni sul lavoro fatto. Siamo entrambi stanchi ma soddisfatti. Una volta pronti un abbraccio per gli auguri di Natale e poi partiamo verso casa. Vi lascio in compagnia di un natalizio “Alla prossima”!!!