Grava dei Serini. Ultima uscita del fantastico 55° corso dello SCR!
L’appuntamento e’ gia’ da solo di quelli memorabili, quasi eroici, alle 7 del mattino al bar “fico” ad Anagnina. Ho scroccato un passaggio in macchina a Maurizio, deve passare a prendermi alle 6.30. Come sempre mi sveglio con largo anticipo, sono appena le 5 quando apro gli occhi. Rimedio con una lunghissima doccia. Finisco di prepararmi senza fare rumore per non disturbare Betti che ancora dorme. Maurizio mi squilla al cellulare, e’ nei pressi di casa. Quasi quasi, da tanto presto che era, riesco a fare tardi. Esco, saluto Maurizio e guardo contrariato il cielo. Nonostante le fantastiche previsioni del tempo che davano la sera prima in televisione, stamane pioviggina. Mollo lo zaino a Maurizio e torno a casa a prendere un ombrello. Ora, muniti di parapioggia, possiamo partire con tranquillita’. Il raccordo e’ quasi sgombro a quest’ora antelucana, arriviamo al bar “fico” anche con qualche minuto di anticipo. Mi fiondo dentro al bar, ho una fame da lupi che placo con un ottimo cornetto ed un cappuccino. Con l’arrivo della luce del giorno arrivano alla spicciolata anche tutti gli altri partecipanti alla gita. Per favorire la socializzazione, e solo per questo alto fine, partecipo alle colazioni un po’ di tutti arrivando a collezionarne ben 3! Tra una cosa e l’altra abbiamo fatto quasi le 8, e’ proprio l’ora di partire. Fuori dal bar un momento di concitazione con persone e zaini che si muovono da macchina a macchina con lo scopo di prenderne il meno possibile. Alla fine pero’ i conti non tornano, manca un posto. Maurizio si sacrifica e riprende la sua auto, io vado con lui per fargli compagnia. Partiamo tutti tranne Max che aspetta Lucilla, in lieve ritardo. Ci diamo appuntamento all’uscita Pontecorvo-Castrocielo dell’autostrada Roma-Napoli. Quando siamo in loco prendiamo per Esperia e ci fermiamo lungo la strada al primo bar aperto. L’intenzione sarebbe quella di un altro caffe’ ed una sosta bagno. Telefono a Max per avvertirlo. Mi annuncia che e’ appena uscito dall’autostrada, e’ a pochi metri da noi. Ci raggiunge e ci incita a ripartire subito. La sosta sfuma. Arriviamo ad Esperia. Qui recuperiamo anche i 2 Stefani, gli ultimi membri della nostra allegra comitiva che sono partiti da solatie localita’ marine. Dopo aver parcheggiato le macchine e salutato gli ultimi arrivati andiamo in massa alla conquista del locale bar. Strada facendo mi fermo all’alimentari dove chiedo un piccolo pezzo di pizza. Sono cosi’ contenuto nella richiesta che addirittura me la regalano. Esco contento dal negozio sbocconcellando la pizza e raggiungo il gruppo al bar. Qui finalmente riesco anche a fare la pausa bagno, ci voleva proprio. Ora possiamo ripartire. Ci raggruppiamo, torniamo alle macchine e via. Dobbiamo salire alla parte alta di Esperia e poi attraversarla passando per stradine veramente anguste. Ad un certo punto c’e’ pure un tratto a senso unico alternato regolato da un semaforo. Aspettiamo pazientemente e poi proseguiamo fino all’uscita del paese. Dopo, la strada non diventa molto piu’ larga pero’ per fortuna non incontriamo macchine in senso opposto al nostro. Ce ne sono solo alcune parcheggiate a bordo strada, i proprietari, cacciatori a vedere come sono bardati, ci osservano incuriositi. Lungo la strada incontriamo molti blocchi rocciosi con interessanti buchi. Ne prendo al volo una foto per mostrarvela.
Max fa strada e noi lo seguiamo. Ho il GPS, lo accendo e seguo la strada sul display. Ci fermiamo in corrispondenza di un bivio ma poi proseguiamo dritti ancora per un po’. Ci fermiamo nuovamente, stavolta per cercare parcheggio. La strada prosegue ma e’ percorribile solo con il fuoristrada. Faremo fare la spola a Max e Fabio che sono attrezzati alla bisogna.
Per l’appunto ecco Fabio con il buon Stefano. Oggi chiamando Stefano ne acchiapperemo ben 3! Il loro nome in “codice” per oggi sara’ drinkwater, astico ed azzi.
Macchina corsara
Qualche sorriso d’esordio per Francesca ed Alessandra.
Primo parcheggio ed inizio del servizio navetta.
Ecco il traghettaror Fabio impegnato nel trasporto di noi comuni pedoni fino al luogo di raccolta avanzato.
Il macchinone Maxiano
Scorta di sorrisi da Matilde ed Alessandra con uno Stefano soddisfatto alle spalle.
Inizia la vestizione. Come al solito perdo tempo ad importunare tutti immortalando le loro operazioni.
Ancora vestizione
Si inizia a vedere qualcuno pronto.
2 Stefano al prezzo di 1.
Andrea si e’ attrezzato per i selfie.
Si parte, quel che si dice un gruppo molto unito.
Lo Stefano piu’ alto che conosco e’ in prima fila, Stefano, quello piu’ astico chiacchiera con Lucilla. Maurizio chiude la fila.
Sosta. Max e’ in giro a ricercare il sentiero giusto.
Matilde ed Alberto che fanno un rapido controllo delle attrezzature.
In paziente attesa del Max cercante.
Arriva pure quel diavolaccio di Mauro versione Mazinga Zeta!
Panoramica dell’erta che ci attende.
Stefano adorno del suo serto di corda speleo.
Andrea in adorazione di uno Stefano speleologicamente santificato.
Eccoci arrivati all’ingresso basso. Inaspettatamente non c’e’ acqua. Dal buco esce un piacevole e deciso refolo di aria fredda.
Stefano “azzi” si immola quasi volontariamente per andare a verificare che il sifone sia transitabile. Eccolo che si prepara.
In attesa del responso i nostri si mettono comodi e trovano anche il modo di fare uno spuntino.
Il responso e’ positivo. Il sifone e’ praticamente asciutto, la striscia di fango compatto sul davanti della tuta di Stefano lo testimonia. Rapido conciliabolo tra i “maestri”; di materiale e corde ne abbiamo abbastanza. La progettata visita alla sala Federico Donati e’ rimandata alla prossima volta. Faremo la traversata. Questo cambio di programma ci costringe a rivedere la logistica. Avevamo portato con noi il necessario per cambiarci fuori dalla grotta alla fine del giro. Ma questo presupponeva l’entrata e l’uscita dall’ingresso alto. Lasciare i vestiti asciutti all’ingresso basso e’ impensabile, rischiamo di trovare tutto infangato o al peggio fradicio. Con pazienza quindi smontiamo tutto il bagaglio.
L’operazione e’ impegnativa.
Siamo pronti, Lucilla e Max si offrono per tornare alle macchine portando i panni puliti del gruppo. In cambio noi porteremo i loro sacchi su per l’erta fino all’ingresso alto.
Riprendiamo il cammino per l’ingresso alto.
Il gruppo procede ognuno col proprio passo, ci sparpagliamo parecchio anche perche’ nessuno sa con precisione dove sia il fantomatico ingresso alto. La nostra unica risorsa e’ il GPS del mitico Fabio. Mentre procedo faticosamente sulla pietraia ogni tanto lo interrogo sulla direzione da tenere. Le indicazioni dicono di procedere verso l’alto ed a sinistra.
E allora facciamoli quattro passi in salita con gli zaini pesanti.
Il gruppo, provato dall’erta pietrosa, si sfilaccia.
Mi guardo indietro, molti sono lontani, ma ci sono tutti.
Ecco Vincenzina, le chiedo di fare la faccia stanca e sofferta per dimostrare quanto sia ardua la salita ma non le riesce proprio.
Avanzo cercando una qualche traccia dell’ingresso. All’improvviso ecco un segno convincente. In alto a sinistra c’e’ un ometto di pietre. Cosa puo’ essere se non una indicazione dell’ingresso? Mi dirigo verso di lui senza esitazioni. Nella foto e’ in alto a destra, con un po’ di fantasia e pazienza lo trovate anche voi!
Quando lo raggiungo trovo conferma della mia supposizione. Ingresso raggiunto.
Comunico la bella notizia agli altri. L’esultanza di Matilde.
L’arrivo di Stefano sempre con il suo serto in capo.
Il gruppo si ricompatta vicino alla meta.
Ecco l’ingresso alto della Grava dei Serini. Confesso che lo ricordavo per nulla.
I nostri corsari che ammirano l’ingresso.
Ancora arrivi entusiastici.
Maurizio che accoglie la sorridente Alessandra.
Stefano astico e’ fresco come una rosa, Francesca fa le linguacce. Stefano azzi si corica per un riposino veloce.
Iniziamo la vestizione completa.
Siamo quasi pronti, facciamo la verifica delle corde e dei materiali. Mi prendo gli attacchi, la corda da 30 ed entro per attrezzare il primo pozzo.
Una sosta rapidissima per una foto all’ingresso ma visto “dall’altra parte”.
Attrezzo il primo pozzo in modo che poi l’ultimo possa scendere in doppia. Sono necessari pero’ ben 3 deviatori e quando arrivo alla base la corda basta appena. Mentre scendo arriva Max e subito entra pure lui. Scendendo sistema la corda, chi scende per ultimo dovra’ farlo in 2 fasi, arrivare a meta’ pozzo, sfilare la corda dall’attacco in alto, riarmare in doppia sull’ultimo attacco e scendere alla base del pozzo. Con Max esaminiamo assieme il pozzo successivo. E’ abbastanza articolato sia da passare che da disarmare. Per assicurarci che chi scendera’ per ultimo il primo pozzo faccia esattamente come serve e per fare il disarmo del pozzo successivo, decidiamo di dividerci. Max andra’ avanti ad armare, credo sia l’unico che conosce la traversata, io rimarro’ per ultimo a fare il disarmo il piu’ velocemente possibile per ripassargli avanti il materiale. Mentre aspetto gli altri mi diletto a fare una foto alla parete della saletta dove sosto. La parete e’ composta sostanzialmente di sabbia, arenaria, mi dice l’ineffabile Ersimio, ed e’ ricoperta da un sottile strato di concrezione. Non ricordo di aver mai visto una simile configurazione.
Ma torniamo a noi. Ecco Max che scende il primo pozzo.
Ecco ancora Max impegnato ad armare la partenza del secondo pozzo, quello da 30. Dalla base del pozzo precedente ci si infila in una fessura verticale. Si arriva sono io a scattare la foto, si fanno un paio di metri di traverso stretto ed un po’ aereo e poi si parte con il pozzo nel vuoto. Tutto abbastanza impegnativo e molto scenografico, i nostri corsari ne saranno contenti.
Iniziano ad arrivare gli altri. Io rimango alla base del primo pozzo. Per il pozzo successivo decidiamo che e’ opportuno che uno dei maestri si metta alla base della fessura verticale ed un altro all’inizio del pozzo vero e proprio. Ecco infatti uno Stefano astico posizionato all’inizio del pozzo.
Mauro e Maurizio in attesa alla base del primo pozzo.
Alberto dopo aver sceso la fessura verticale. E’ particolarmente contento perche’ si era convinto di non passarci.
Un Fabio in gran spolvero atterra tra noi dal primo pozzo.
Matilde porta un po’ di entusiasmo.
Un Mauro sorridente che ruba la scena a Maurizio.
Sono io nascosto in una nicchia cercando di non prendermi sassi in testa da parte di chi scende il primo pozzo.
Chi sara’?
Ma non e’ altri che Vincenzina, ora riunita con Matilde.
Ecco ora che arriva Andrea, lo sfocato. Notare l’occhio spiritato!
Siamo passati quasi tutti, Stefano azzi ha disarmato il primo pozzo senza particolari problemi. Ora e’ alla partenza del pozzo mentre Lucilla sorveglia la scesa ed il traversino.
Alla fine scendo anche io disarmando il tutto. Questo e’ il laghetto che trovo alla base. Grazie all’aiuto di qualche provvido e caritatevole collega riesco ad atterrare senza bagnarmi i piedini. Rifacciamo le corde e un volontario va avanti a portarle a Max.
Proseguiamo, probabilmente ho anche mancato di fotografare qualche pozzo. Qui siamo ad un traverso che preclude ad un saltino, che arriva ad una minuscola saletta, che a sua volta preclude ad un altro salto di pochi metri.
Eccoci alla saletta, ci ritroviamo in parecchi. Visto che c’e’ un po’ d’attesa da fare e visto che l’ora di pranzo e’ passata da parecchio ci diamo da fare per uno spuntino veloce.
Tranquilla attesa.
Non e’ un esempio di messa a fuoco, pero’ mi piacciono molto i colori che sono usciti fuori da questa foto, quindi ve la ammannisco.
Dopo il pasto si passa alla chiacchiera libera ma oramai e’ questione di minuti perche’ si passi tutti.
Ora che il terreno e’ sgombro provo a riprendere le belle vaschette che occupano parte della nostra sala da pranzo. A dire il vero la foto non rende loro ragione.
Prima di scendere il salto successivo bisogna salire su di un metro circa. Ecco Maurizio e Lucilla impegnati alla partenza del salto.
Come al solito alla fine passo anche io e disarmo il tutto. Davanti Max reclama corde e moschettoni. Passiamo tutto avanti e poi procediamo camminando fino al salto successivo. Che strana la parete di sinistra, sembra completamente ricoperta di uno strato di fuliggine. Nemmeno il Fabio, dotto in materia, me ne sa dire il perche’.
Si prosegue camminando alti, se ben ricordo la base del meandro e’ molti metri piu’ in basso alla nostra sinistra. Probabilmente pero’ in basso il passaggio e’ ostruito in piu’ punti da un forte concrezionamento. Eccoci quindi al salto successivo con Maurizio che lo sta impegnando.
Fabio lo segue con attenzione.
Alla base del pozzo raggiungiamo il fondo del meandro, nel verso opposto alla nostra direzione ecco un esempio dell’intenso e bellissimo concrezionamento che sbarra la strada.
Finalmente raggiungo qualche amico, li immortalo con nebbia.
Un bel sasso coperto di concrezioni.
Una colata con striature rosso sangue.
Raggiungo il gruppo. Sono fermi alla partenza di un pozzo. Eccoli in modalita’ presepe. Mi sembra appropriato visto che il natale si avvicina.
Matilde mai doma…
…ma anche lei inizia ad accusare.
Penso sia una veduta del meandro dalla partenza del pozzo, ma non ci giurerei.
Ho preso posizione salendo sul sassone dove parte il pozzo, mi giro per immortalare il resto del gruppo in attesa. Sembrano tutti tranquilli.
Alessandra parte alla ventura.
Sempre il meandro che porta all’uscita.
Altra colata con striature rosse.
Il fondo del pozzo e’ un po’ stretto. Alessandra, partita con impeto, non riesce a passare. Dopo diversi tentativi decidiamo sia il caso di farla risalire ed armare una via piu’ in alto che con un traverso aereo passi oltre il pezzo stretto. Ecco Alessandra, provata ma combattiva, che risale.
Il traverso aereo viene approntato e si rivela un successone, tutti lo passano senza molti problemi.
Questo era l’ultimo ostacolo verticale da passare su corda. Max ed io rimaniamo a disarmarlo mentre il resto del gruppo si muove verso l’uscita. Arriviamo che alcuni di loro sono fermi sui bordi di un laghetto e si apprestano ad attraversarlo. Ci aggiorniamo sulla situazione. Un gruppetto, capitanato da Stefano drinkwater si e’ immerso nelle gelide acque ed e’ passato oltre. Gli altri , piu’ prudentemente hanno atteso il nostro arrivo fino a qualche minuto prima poi, non vedendoci, hanno iniziato a bagnarsi per tentare l’attraversamento in umido. Si sono subito ritratti dall’acqua sentendoci arrivare. Hanno fatto benone, perche’ Max si ricorda di un passaggio alto e, cerca cerca, lo trova. Io lo seguo come un ombra ed evito cosi’ di bagnarmi come i miei compagni di avventura. Oramai si sente l’aria dell’esterno. Dopo essermi accertato che tutti abbiano passato indenni la stretta risalita che dal laghetto porta al cunicolo di uscita mi avventuro a percorrerlo. Sbuco un una sala larga e bassa, pavimentata a fango. Deve essere l’anticamera del sifone. Trovo ancora un mucchio di persone. Stanno raccogliendo il coraggio per la strisciata finale nella pozza fangosa e freddissima che preclude all’uscita dalla grotta. Ci sono Vincenzina ed Alberto che stanno affrontando la dura prova, dai lamenti che si sentono si intuisce quanto sia fredda l’acqua. Non sto a pensarci su, mi tuffo dietro ai piedi di Alberto facendogli fretta perche’ passi. Il contatto con l’acqua e’ tutt’altro che piacevole pero’ passo camminando sui gomiti e sulle ginocchia ed incredibilmente mi bagno pochissimo. Addirittura riesco a mantenermi i piedi asciutti. Esco fuori. Trovo Max vicino all’uscita che fa accoglienza ai nostri impavidi quanto provati corsari. Ad un metro da noi c’e’ un gruppetto che si riscalda nientepopodimenoche davanti ad un bel fuoco scoppiettante. In prima fila c’e’ l’ottimo Stefano drinkwater il quale mi racconta della traversata nel laghetto con passaggio basso e bagnata fino al collo. Nell’impresa e’ stato seguito da pochi valorosi. Sono tutti usciti presto, ma bagnati zuppi e quindi dopo un’ora di attesa nella fredda nottata stavano morendo dal freddo. Da qui la necessita’ del fuoco ristoratore. Mentre noi siamo affaccendati in chiacchiere pian pianino escono tutti. Ci raduniamo ed iniziamo a scendere in fila indiana. Di trovare il sentiero nemmeno l’idea pero’ scendiamo spostandoci leggermente ma costantemente verso destra. Quando il terreno diventa quasi piano tiriamo giu’ dritti. Arriviamo alla famosa cisterna citata tra le note per arrivare alla grotta. Li’ praticamente parte, o se preferite finisce, la strada. Basta seguirla per arrivare alle macchine ed ai vestiti asciutti. Ci cambiamo. Personalmente senza particolare fretta, la temperatura non e’ proprio rigida. Quando sono presentabile recupero i panini avanzati e me li gusto offrendoli un po’ a tutti. Sono le 11 di sera, passate anche. Purtroppo anche questa volta la cena al ristorante e’ andata. Quando siamo tutti pronti rifacciamo la spola con i fuoristrada fino alle altre macchine e poi partiamo alla volta del bar di Esperia, sperando che almeno lui ci aspetti aperto. La strada non e’ piu’ larga dell’andata ma almeno vista l’ora non incontriamo anima viva e sbarchiamo velocemente al bar. Vi faccio una rapida panoramica della nostra invasione pacifica. Ecco un tavolino corsaro con bevande e relax.
Fabio e Stefano azzi
Matilde con Stefano astico e Stefano drinkwater sullo sfondo.
Chiudo con questa immagine truculenta di Matilde che distrugge un mattoncino di patatine fritte accompagnando il tutto con una abbondante golata di birra. Ci sono ottime probabilita’ che si “speleizzi” per bene!
Al ritorno Maurizio ed io abbiamo una gradita ospite. Alessandra si unisce a noi. Praticamente scopro che abita a pochi passi da casa mia. Il ritorno e’ praticamente senza storia, dovrei fare compagnia a Maurizio che guida ma non credo di esserci riuscito molto, sono troppo impegnato a controllare lo “scapocciamento” e lo sbadiglio selvaggio. Per fortuna il buon Maurizio non si lascia tentare da Morfeo e ci porta tutti a casa sani e salvi.
Insomma, che dire, anche il 55° Corso e’ terminato. E’ stato un corso con un bel gruppo di allievi (o corsari che di si voglia!) spero vivamente che siamo riusciti ad instillare in loro un po’ di sana passione per la speleologia, di vederli proseguire nella attivita’ e divenire sempre piu’ bravi e sicuri. Come ha gia’ avuto modo di scrivere Fabio, il direttore del corso, nella sua mail di chiusura del corso, sarebbe bello che possano diventare coloro che ci porteranno in grotta quando non saremo piu’ in grado di andare per conto nostro causa vecchiaia. In questo caso, ancora piu’ delle altre volte, un beneaugurante “alla prossima” mi sembra starci tutto!