Gola dei Ronci – 25/04/2014

In forra tra Castel Madama e Vicovaro Mandela con Maria, Max, Veruska, Fabrizio, Claudia, Emilio, Laura, Luisa, Danilo, Roberto, Fabio ed io.

Visto che trovare ingresso ed uscita dalla forra non e’ stato semplice ho cercato di rintracciare meglio possibile alcuni dei luoghi su Google Maps. Ho segnato le coordinate dei luoghi principali. Magari saranno utili, insieme alle indicazioni che scrivo raccontando, a chi avesse voglia di ripetere la nostra gita:

  • Parcheggio Partenza: 42.022841 , 12.851986
  • Partenza Forra (approssimativo, ma c’e’ il sentiero segnato da seguire): 42.029368 , 12.860981
  • Uscita Forra (approssimativo): 42.022680 , 12.869525
  • Monumento Elicottero (approssimativo): 42.023662 , 12.871782
  • Parcheggio Arrivo: 42.020570 , 12.875843
  • Bivio sulla statale per andare a parcheggio arrivo: 42.008920 , 12.882135

Ed ora a noi…Erano trascorsi almeno 15 anni dall’ultima volta che avevo fatto una forra in generale ma soprattutto questa in particolare. Probabilmente e’ stata la nostalgia, oltre alla prospettiva di passare una giornata in ottima compagnia, a farmi decidere. Per una volta la grotta potra’ aspettare, mi son detto. Forte di questa considerazione il giorno prima mando una mail per aggregarmi, poi, a casa, faccio disperare Betti per cercare la muta e rimediare un po’ di attrezzatura acconcia. Alla fine trovo una muta in 2 pezzi un po’ incotechita, un imbrago da grotta un po’ conciato dalle strettoie, un discensore a 8 e le scarpe da montagna che uso per andare in grotta. Negli ultimi tempi ho cercato di dare uno sguardo agli aggiornamenti delle tecniche e dei materiali per fare torrentismo. Dal poco che sono riuscito a vedere di sicuro con la mia attrezzatura  saro’ il classico esempio di come non si deve fare torrentismo, ma sono certo che riusciro’ a divertirmi ugualmente! La mattina sveglia all’ora solita, le 6.30, cosi’ avanza tempo per fare colazione in famiglia. L’appuntamento e’ alle 8.30 all’uscita di Castel Madama della autostrada Roma-L’Aquila. Per una volta arrivo puntuale invece che in imbarazzante anticipo, anche queste son soddisfazioni. Appena passato il casello trovo nessuno ma sono sicuro che qualcuno debba esserci quindi mi guardo attorno. Alla mia destra, piu’ in basso, c’e’ un ampio spiazzo con delle macchine ed alcune persone attorno, non li distinguo ma do’ per scontato siano loro. Imbocco la strada e poi entro nel parcheggio. Infatti eccoli, sono loro che si gustano il bel sole caldo alla faccia delle previsioni di pioggia. Mancano ancora le macchine di Veruska e Fabrizio e Claudia ed Emilio, ne approfitto per radunare tutta la mia roba e trasferirla nella Sbardy Mobile ad oggi in possesso di Roberto. Con Roberto non ci conosciamo ma rimediamo in un attimo. Mentre faccio il mio solito trambusto con l’attrezzatura arrivano anche gli altri. C’e’ anche un aggiornamento, Rosa e Stefano per questa volta non saranno dei nostri, peccato. Chiudo la macchina, monto sulla gloriosa Sbardy Mobile e via. La nostra direzione e’ verso S. Polo dei Cavalieri, la strada per il monte Morra, se internet non mi inganna! Mentre ci perdiamo una decina di volte cercando la strada giusta, con Roberto facciamo un po’ di “amarcord” rivangando vecchi ricordi su Sbardy ed una carrellata sui trascorsi della speleologia laziale negli ultimi 20 anni. Apprendo che Roberto fa parte del soccorso dal 2000, anno in cui ho lasciato io, anche per questo non ci siamo mai incrociati. E’ anche un esperto speleosub e mi descrive un poco delle evoluzioni tecnologiche che ci sono state nella subacquea negli ultimi 20 anni, molto interessanti. Arriviamo finalmente a S. Polo ed a percorrere la celeberrima strada per il monte Morra. In corrispondenza ad un curvone a sinistra c’e’ uno spiazzo dove parcheggiare. C’e’ anche l’indicazione per la “madonna dei Ronci”. Sembra che siamo arrivati. Ora dobbiamo “solo” trovare dove usciremo per portarci le macchine con i vestiti asciutti. Max ha un amico che gli ha consigliato l’itinerario. Sembra gli abbia detto che dobbiamo cercare i fili dell’alta tensione in prossimita’ di un monumento agli elicotteristi per trovare il posto cercato. Andiamo in cerca con la sola Sbardy Mobile. Cerca che ti ricerca il posto non sembra esserci. Arriviamo a cercare fino a S. Polo e poi torniamo indietro. Max chiama il suo amico. Si erano capiti male, il posto si trova nei pressi di Vicovaro. Muniti di nuove indicazioni un manipolo di eroi, gli autisti, partono con tutte le macchine alla volta di Vicovaro. Stavolta me ne rimango buono buono allo spiazzo di partenza con gli altri ad attendere il ritorno dei “driver” e a gustarmi il sole. Mi porto avanti con i preparativi indossando la salopette della muta, con gran fatica, e la tuta speleo. Cerco di convincere Fabio ad andare in esplorazione verso il sentiero ma dopo pochi passi ci troviamo davanti un bivio che infrange le aspirazioni esplorative del buon Fabio. Alla fine devo convenire che probabilmente ha ragione lui a non voler sprecare inutilmente le nostre esigue forze. Torniamo indietro riunendoci agli altri “attendenti” e ci dedichiamo a prendere il sole, a qualche chiacchiera oziosa ed uno spuntino. DSCF5754DSCF5761Passa il tempo, nelle mute si suda, ma che fine hanno fatto gli autisti? Maria li chiama. Hanno dovuto penare un po’ ma ora sono sul posto e quasi pronti a fare ritorno. Tra 20 minuti ci ricongiungeremo. Mi stendo a prendere il sole mentre gia’ i piedi bollono nei calzari arroventati. Arrivano? Si, si sono loro! Scendono dalla macchina in costume, hanno lasciato i propri vestiti asciutti alle macchine. DSCF5767Terminano la vestizione raccontandoci nel frattempo le recenti vicissitudini. Siamo tutti pronti, partiamo alla volta della forra imboccando il sentiero che recita “Madonna dei Ronci – 0,45h”. DSCF5773Si passa un cancello e poi subito a destra sotto il cavalcavia. DSCF5775 Davanti a noi si dispiegano i monti dove si nasconde la nostra forra. DSCF5758Breve sosta consultatoria perche’ c’e’ un bivio. Il sentiero segnato procede a sinistra serpeggiando quasi in piano, sulla destra un altro sentiero scende dritto dritto con notevole pendenza. Scegliamo di seguire il sentiero segnato. DSCF5782 DSCF5785Cammina, cammina, cammina, inizio a pensare che la dicitura sul cartello “0,45h” non fosse buttata li’ a caso. Fortuna che il sentiero continua a dipanarsi quasi in piano e al coperto degli alberi. Senza volere ci sfilacciamo un po’ dividendoci in 2 gruppi. Io mi ritrovo in quello avanti. Seguiamo sempre il sentiero segnato che ci sembra evidente e ben segnato ma non deve essere cosi’ perche’ il gruppetto che segue rischia di perdersi ad uno degli innumerevoli bivi e quindi dobbiamo darci da fare per favorire il ricongiungimento. A questo pensano Luisa e Roberto. Nel frattempo Max ed io andiamo a cercare l’inizio della forra. Lasciamo la gradita ombra dell’albero che abbiamo scelto per la sosta e scendiamo, sempre seguendo il sentiero. Alla fine della discesa si incrocia un piccolissimo corso d’acqua DSCF5793ed una volta attraversatolo il sentiero riprende in salita. Max mi ha un po’ distanziato, deve essere andato avanti sul sentiero, faccio per seguirlo ed intanto lo chiamo a gran voce. Mi avventuro in salita e ci incontriamo quasi subito perche’ sta tornando indietro. Torniamo al minuscolo corso d’acqua. Ipotizziamo, o meglio, decidiamo, che il rigagnolo vada a confluire nella nostra forra. Max va a verificare che piu’ avanti sia percorribile, io torno indietro a chiamare gli altri. Quando arrivo all’albero oramai il ricongiungimento col gruppo disperso e’ cosa fatta. Aggiorno tutti e andiamo. Arrivati al nostro rigagnolo iniziamo a seguirlo fino a raggiungere Max poco piu’ avanti. Si fa sosta perche’ tutti possano indossare il resto della muta. Mentre aspetto mi guardo attorno. Poco piu’ avanti sulla sinistra c’e’ una cascatella formata da uno sbarramento artificiale. Mi sembra proprio di ricordarlo. Inizio ad avere qualche ricordo del posto che mi rassicura sul fatto che dopo tutto siamo riusciti a raggiungere la forra. Poco piu’ avanti trovo una piccola pozza d’acqua, finalmente. Mi ci butto allegramente dentro per far scendere la temperatura interna oramai al limite del bollore. DSCF5799 Hanno indossato tutti la muta, siamo pronti. DSCF5803 DSCF5805Poco piu’ avanti c’e’ un piccolo salto, i resti di un altro sbarramento artificiale. Si deve entrare in acqua. Magari e’ aggirabile ma ci siamo sorbiti tutta questa strada con la muta, ora e’ proprio il caso di sfruttarla. Mentre mi infilo il sottomuta e tiro su la salopette, Max e Roberto mi precedono. Il passaggio e’ semplice e si entra in acqua fino al collo. Mi fermo ad un metro dal saltino per fare qualche foto poi mi tuffo pure io. Che deliziosa frescura. Da questo punto in poi inizia una lunga camminata lungo il corso d’acqua. Ogni tanto incontriamo delle simpatiche pozze dove rinfrescarci con un tuffo ma nessuna calata. DSCF5820 DSCF5822 DSCF5823 DSCF5826In compenso il nostro cammino e’ di sovente ostacolato da alberi caduti che ci costringono a deviazioni o contorsionismi tra i rami. DSCF5828 DSCF5832 DSCF5836 DSCF5842 DSCF5843 DSCF5850 DSCF5852 DSCF5856 DSCF5857DSCF5858 DSCF5859 DSCF5865 DSCF5868 DSCF5869 DSCF5870 DSCF5871 Alcuni tratti che percorriamo li ricordo ma sono dei flash, non riesco proprio a collegarli in sequenza con i vaghi ricordi che ho del resto della forra. Dopo un cammino quasi interminabile ma anche divertente arriviamo finalmente al primo saltino. Sulla sinistra si potrebbe fare un toboga ripido con un salto di circa 3 metri che finisce in una bella pozza. Poco piu’ avanti sulla parete c’e’ l’armo. La’ il salto e’ poca cosa, mentre gli altri indossano l’attrezzatura mi calo giu’ scivolando sulla schiena e vado a visionare la pozza d’acqua. E’ bella profonda e sgombra. Urlo agli altri che se vogliono possono fare il toboga. Mentre iniziano a saltare provo ad arrampicarmi per tornare su e fare il toboga anche io ma la roccia e’ liscia e scivolosa, a meta’ strada mi devo arrendere e mi tuffo da la’. Tento ancora la risalita da altri punti ma il risultato e’ sempre lo stesso quindi desisto. Chiedo a Roberto di lanciarmi lo zaino e procedo oltre. Da quel punto la forra si inforra un po’ di piu’ e diventa un pochino piu’ acquatica e divertente. Seguono un paio di salti un po’ piu’ impegnativi nei quali seguo con attenzione Max e Roberto che armano per la progressione secondo i moderni dettami della tecnica. Mi sembrano tutti accorgimenti ragionevoli, hanno il pregio di essere abbastanza semplici da porre in atto e di aumentare la sicurezza nella normale progressione. Dopo il primo salto “serio” ho ancora caldo e me ne rimango in acqua a fare le foto ai miei compari discendenti. DSCF5873 DSCF5875 DSCF5880 DSCF5883 DSCF5887 DSCF5891 DSCF5893 DSCF5896 DSCF5899 DSCF5901 DSCF5907 DSCF5912 DSCF5913 DSCF5951Forse esagero un po’ con lo stare in ammollo, inizio a sentire freddo e quando riparto, come temevo, arrivano anche dei fastidiosi crampi alle gambe da eccessiva sudorazione. Anche se oramai in ritardo, corro ai ripari iniziando a bere un integratore di sali che avevo portato proprio in previsione di questo. Non faccio le foto a tutti perche’ Roberto vuole andare avanti al salto successivo per sveltire la progressione. Io ho la seconda corda nello zaino e quindi lo seguo. Lascio a Veruska e Luisa la mia fida fotocamera cosi’ che possano fare le mie veci nel documentare la discesa. S0015918 S0025920 S0045927 S0055929 S0075933 S0085934 S0125946Quando ci fermiamo per il salto successivo mi fermo a guardare l’operato di Roberto ed inizio a sentire proprio freddo. Ho assolutamente bisogno di mangiare qualcosa. Sgranocchio un croccantino al sesamo mentre gli altri arrivano alla spicciolata ed affrontano la discesa con l’assistenza di Max che si e’ avvicendato con Roberto, sceso per regolare la lunghezza della corda. Condisco il tutto con la bevanda “salina” e gia’ inizio a sentirmi meglio. Siamo rimasti Max ed io. Mi mostra il metodo per fare il nodo di contrasto per scendere su corda singola anche da ultimo e poi scendiamo a raggiungere il resto del gruppo. DSCF5952 DSCF5957 DSCF5960 DSCF5961 DSCF5965 DSCF5966 Si ricomincia la camminata. Roberto e’ capofila e quando arriviamo al salto successivo e’ gia’ a buon punto nell’attrezzare il salto. Questo armo mi permette di vedere una ulteriore variazione. Roberto ha armato un traverso “sfilabile” per avvicinarsi al punto di discesa. DSCF5971Nel frattempo ho recuperato la fotocamera e mi offro di scendere tra i primi per fare le foto della discesa. Alla base troviamo una salamandra ed una rana, per par condicio immortalo anche loro. DSCF6015 DSCF5974 DSCF5978 Neanche stavolta faccio la foto a tutti perche’ Roberto mi esorta ad andare avanti con lui al salto successivo.DSCF5981 DSCF5988 DSCF5996 DSCF6003 DSCF6007 DSCF6011 DSCF6018 Vado. Peccato che il salto successivo…non ci sia. Abbiamo terminato la forra, dobbiamo solo cercare l’uscita. Arriviamo a degli sbarramenti artificiali in sequenza. Sono forse le “briglie” di cui parlava Max? Non ricordando con precisione le indicazioni per uscire decidiamo di guardarci in giro mentre aspettiamo che arrivi Max. Troviamo un sentiero che sale a destra del corso d’acqua. Roberto lo percorre per qualche metro per vedere se c’e’ qualcosa di buono, magari un vista delle macchine. La sua ricerca deve risultare vana perche’ torna indietro in pochi minuti. Ritorniamo sui nostri passi fino al greto del torrente, poi andiamo incontro ai nostri amici che oramai sono nei pressi. Quando siamo di nuovo tutti assieme chiediamo lumi a Max. Ci conferma che gli sbarramenti sono un primo indice della vicinanza dell’uscita e che ora dobbiamo cercare in alto i fili dell’alta tensione. Proseguiamo sul greto del torrente un po’ con il naso all’aria un po’ cercando un passaggio tra gli alberi caduti ed i rovi sempre piu’ fitti. Ecco finalmente i fili dell’alta tensione. Cerchiamo un sentiero sulla sinistra per uscire dalla forra. Siamo a meta’ di una curva a sinistra appena accennata quando qualcuno individua un passaggio letteralmente scavato in un grosso cespuglio. Anche se a me sembra l’opera di qualche mucca e’ comunque la migliore approssimazione di sentiero che c’e’ nei dintorni. Dopo il cespuglione c’e’ un “coso” rettangolare  cintato da una grata metallica. E’ un buon segno. Il sentiero sembra migliorare anche se non sempre e’ evidentissimo. Continuiamo a salire procedendo in diagonale fino a svalicare. Arriviamo in una radura con alcuni pioppi sparsi. Ci sparpagliamo cercando il monumento agli elicotteristi che ci indichera’ l’inizio della strada per le macchine. Alla fine e’ Roberto a trovarlo e ci chiama a raccolta. DSCF6028 DSCF6030Ci raduniamo al monumento e poi proseguiamo per le macchine in gruppo compatto. E’ una strada carrabile nemmeno tanto messa male. Impieghiamo ancora un buon quarto d’ora ma alla fine eccole, le nostre care macchine che ci aspettano con i vestiti asciutti. DSCF6032 DSCF6034 DSCF6035Il nostro cambiarci e’ un allegro caos seguito poi da un vero e proprio banchetto imbandito da Veruska e Fabrizio a cui partecipiamo volentieri con tutto l’appetito del caso. DSCF6044 Dopo lo spuntino Veruska trova anche il modo per fare un sonnellino. DSCF6045 Alla fine, ben rifocillati, partiamo dividendoci in 2 gruppi. Roberto con la Sbardy Mobile deve fare gasolio, gli altri devono andare a recuperare la macchina alla partenza. Il gruppo “gasolio” e’ formato da Roberto, Fabio e me. Ci dividiamo dandoci un appuntamento generico ad un bar a Castel Madama in modalita’ “chi arriva prima chiama gli altri”. Ci sbrighiamo presto e arriviamo primi a Castel Madama. Percorriamo in salita quella che sembra essere la strada principale poi giriamo di 180° iniziando una strada in discesa che a quanto dicono i cartelli dovrebbe condurre alla autostrada. In corrispondenza di una rotonda notiamo un bar con i tavolini fuori. E’ un attimo decidere che fa al caso nostro. Troviamo parcheggio e andiamo a prendere posto dotandoci quasi simultaneamente di birra e patatine fritte. Chiamiamo gli altri dando loro indicazioni per raggiungerci. In capo ad una mezz’ora siamo tutti col bicchiere in mano a brindare. Manca solo Maria che ha un po’ di mal di testa e preferisce riposare in macchina aspettando che le passi. Tra una chiachiera e l’altra sembra maturare l’idea di andare a cena da quelle parti. Chiediamo consiglio ai ragazzi del bar. Ci consigliano l’agriturismo “I Birbi”. Accettiamo il consiglio e telefoniamo per prenotare. Alla fine della sporca dozzina che siamo rimarranno a cena solo i 5 piu’ irriducibili, Maria, Laura, Max, Fabio ed io. La scelta dei “Birbi” si rivela azzeccata, mi sento di consigliarvi una visita se capitate da quelle parti. Con questo non mi rimane altro che salutarvi nella speranza abbiate avuto la pazienza di leggere sin qui. Alla prossima!!!

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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2 risposte a Gola dei Ronci – 25/04/2014

  1. fabrizio ha detto:

    BELLA LI’!!!

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