Esplorazione della grotta con Daniele.
Era destino che non facessi foto in questa grotta. La volta prima l’avevo ma non ho scattato foto, questa volta mi sono scordato a casa la fotocamera!!! E’ una giornata fredda e anche piovosa a tratti. Ho appuntamento con Daniele direttamente allo spiazzo vicino la grotta che utilizziamo come parcheggio. Arrivo sul posto con largo, larghissimo anticipo. Impiego il tempo della attesa per rintracciare nel caos il materiale che portero’ con me e quindi per vestirmi da grotta. Alle 9.45 Daniele non e’ ancora arrivato, strano, di solito e’ puntualissimo. Lo chiamo. Tutto a posto, pero’ e’ ancora in autostrada. Visto che inizia a piovigginare mi rifugio in macchina e quasi dormicchio nell’attesa. Sono le 10.15 quando arriva pero’ si fa perdonare preparandosi velocissimamente nonostante la pioggia che si produce in uno scroscio giusto per il tempo che lui impiega a vestirsi e sistemare l’atttrezzatura necessaria. Partiamo che e’ spiovuto ma il cielo sembra intenzionato a riprovarci a breve. L’avvicinamento e’ solo un breve tratto di sentiero. La grotta e’ ancora la’ ad attenderci, non dobbiamo far altro che entrare e lo facciamo senza ulteriori indugi. Scendiamo i 4 metri che ci portano al primo ambiente “vivibile”. Daniele si sofferma a meta’ strada per vedere possibili diramazioni, ne parliamo decidendo che le studieremo al ritorno. Mi infilo nello scivolo di terra che porta alla verticale di circa 6 metri. Veramente mi accorgo solo ora che e’ una verticale, la volta prima, quando abbiamo dovuto cercare la prosecuzione spostando sassi, sassoni e sassetti non me ne ero accorto, mi era sembrato un passaggio piu’ articolato. Mi fermo al termine dello scivolo aspettando Daniele altrimenti sarebbe inevitabile prendermi addosso un mare di terra e magari qualche sasso. Mentre aspetto guardo la verticale stretta, guardo lo zaino. Non sembrano compatibili, decido di lasciarlo. Lo ancoro su un anello di roccia e poi, visto che Daniele si e’ sistemato, scendo. Ritrovo il passaggio alla base della verticale, sono un po’ sorpreso perche’ e’ dalla parte opposta a quella che ricordavo! Prima di affrontare la strettoia con la mazzetta tolgo un paio di spuntoni e arrotondo delle asperita’, la mia tuta ne sara’ riconoscente evitando di strapparsi oltremodo? Dopo il veloce lavoro di rifinitura affronto il passaggio e atterro dalla parte opposta dando il via libera a Daniele. Mi infilo nel breve tratto orizzontale mentre lui scende. Mentre passa la strettoia arrivo al saltino di circa 2 metri che porta al laminatoio oltre il quale ci eravamo fermati la volta scorsa. Sento Daniele arrivare, non riesco a trattenermi oltre, mi infilo nel laminatoio e vado a vedere. Daniele mi urla che ha deciso di continuare dritto nel tratto orizzontale sopra di me per vedere se ci sono punti promettenti. Arrivo in “zona esplorazione”, c’e’ un passaggio strettissimo davanti a me ed uno piu’ largo verso il basso. Meglio andare dove e’ piu’ comodo per il momento, penso, e mi butto giu’ per il breve tratto verticale. C’e’ un ambiente, non grande ma bastante per ospitare 2 speleo. Anche qui c’e’ una possibile prosecuzione in avanti, una sulla sinistra ed una di nuovo verso il basso ma ingombra di sassi. Arriva Daniele, ha trovato solo un’altra via per arrivare nello stesso punto faticando un po’ di piu’! Peccato. Inizio a scavare verso il basso, sembra il punto piu’ promettente. Daniele si guarda intorno mentre sposto sassi e invento un passaggio. Quando serve mi aiuta con i sassi piu’ grossi. Dopo mezz’ora abbondante di lavoro mi si inceppano le mani dalla fatica, chiedo il cambio. Caterpillar Daniele non aspetta altro! Si butta a pesce nell’angusto spazio scavato e continua l’opera mentre io riposo e lo assisto come posso. Alla fine dello scavo, come tradizione vuole, ci attende una sana strettoia in discesa. Daniele la aggiusta alla meglio e poi la passa, gia’ maledicendola per il ritorno. Da li’ sotto porta solo notizie sconfortanti. La frattura che abbiamo seguito finora prosegue, c’e’ aria, ma e’ larga meno di 20 cm e sembra continuare cosi’ per molti metri. A meno di tornare con le attrezzature per scavare i tunnel della metropolitana la’ sotto l’esplorazione e’ terminata. Citando un adeguato numero di santi del calendario il buon Daniele torna indietro. Facciamo il punto decidendo che e’ ora di tornare indietro guardando con attenzione tutti i pertugi tralasciati. Iniziamo dal piccolo ambiente dove siamo e passiamo poi a quello vicino al saltino subito dopo il laminatoio. Mentre Daniele osserva questi punti trovandovi al massimo qualche livido sul costato e strappi vari alla tuta, io mi arrampico nella frattura che parte verso l’alto dalla fine del laminatoio. Trovo solo che la salita finisce inesorabilmente dopo circa 3 metri. Tornando indietro vedo il passaggio fatto da Daniele e mi ci infilo, e’ un po’ stretto ma permette di evitare il laminatoio. Dopo l’infruttuoso giro me ne torno al saltino dove Daniele sta ancora cercando. Passaggi ce ne sono, ma sono tutti a dimensione non umana e sembrano tutti continuare cosi’ per svariati metri. Mentre lo aspetto sento che devo assolutamente trovare un posto appartato. Sara’ l’eta’, sara’ l’arietta fredda sui reni, saranno le punte di asparagi che ho degustato sul sentiero che porta alla grotta, pero’ ho la vescica che sembra sul punto di scoppiare. Passo velocemente il laminatoio, lo chiamo laminatoio perche’ liscio sia sopra che sotto ma in realta’ e’ ben comodo, e assolvo alle mie necessita’ incastrato nella spaccatura subito dopo. Molto piu’ tranquillo e rilassato me ne torno da Daniele. Ha dato fondo a tutte le sua risorse esplorative, escavatorie e di ottimismo. Anche per lui si puo’ prendere la via del ritorno. Come un vecchio mulo io prendo la strada “solita”, Daniele prende invece la via “nuova” che ha fatto all’andata. Arrivo al piccolo ambiente prima della strettoia, quella da fare in orizzontale a mezz’aria. Prima di tirarmi in piedi mi accorgo che davanti a me si intravede un ambiente. Il passaggio e’ impraticabile ma il pavimento dove sono disteso e’ composto da terra e sassi. Inizio a scavare aiutandomi con la mazzetta. E’ un lavoro lungo ma alla fine passo e mi guardo intorno. Non ci sono prosecuzioni evidenti, un punto alla sinistra quasi sotto di me meriterebbe un approfondimento ma sono stanco e anche Daniele sara’ stufo di aspettare. Torno sui miei passi, passo la strettoia mentre Daniele entra nel piccolo ambiente dal passaggio appena aperto. Trova subito la “buca” circolare che avevo tralasciato. E’ profonda meno di un metro ed alla base sembra partire un cunicolo, come da prassi, stretto. Mentre lui esplora, inizio a guardarmi attorno escludendo di ficcarmi nei strettissimi passaggi che si aprono al lato opposto da cui provengo. Siamo oramai vicini all’ingresso e c’e’ tanta aria, sento freddo a stare fermo. Avverto Daniele che inizio a risalire. Affronto il passaggio scomodo e stretto in salita che ora non sembra nemmeno tanto stretto. Daniele continua a cercare. Io sono arrivato allo zaino, impiego un po’ di tempo per rifocillarmi con un wafer ed un sorso d’acqua. Visto che mi sono portato il trapanino fin li’ decido di impiegare un po’ di tempo piantando un fix per mettere la scaletta che potrebbe aiutare a passare la pseudo strettoia in salita. Faccio il tutto e sistemo la scaletta giusto in tempo per l’arrivo di Daniele. Accetta volentieri di provare la scaletta, pero’ affronta il passaggio scomodo voltato dalla parte contraria rispetto a come l’avevo pensato. Risultato e’ che la scaletta serve praticamente a nulla! Vabbe’, sara’ per la prossima volta. Daniele passa avanti mentre smonto tutto e ricompongo lo zaino. Andiamo vicino all’ingresso, alla diramazione dove si era fermato Daniele appena entrati. Una sosta per vedere se il posto merita. Mentre sale lo scivoletto di terra, come all’andata, mi tira giu’ un bel mucchio di terra e qualche sasso. Limito al minimo le proteste perche’ ho fatto anche io la mia parte ai suoi danni, in questa grotta e’ quasi inevitabile. Lo raggiungo alla diramazione. Nemmeno a dirlo c’e’ da spostare dei sassi per tentare il passaggio. Un po’ di sano passamano risolve la questione per quasi tutti. Uno, il piu’ grande, cade in basso, speriamo non abbia ostruito il resto della grotta! Daniele si inoltra nel passaggio che prosegue quasi in orizzontale, leggermente in salita. Si inoltra per un paio di metri ma poi deve desistere, anche qua lo stretto meandro diventa una strettissima spaccatura impraticabile. Abbandoniamo. Oramai siamo ad un passo dall’esterno. Mi arrampico velocemente verso la luce mentre commento tra me e me che l’avventura di Spacca Bida puo’ ritenersi conclusa. Come dico a Daniele appena riuniti fuori, varra’ forse la pena ritornare in piena estate quando ci sara’ una piu’ decisa corrente d’aria approfittando per dare un ultimo sguardo per eventuali prosecuzioni e magari fare il rilievo. Scendiamo il sentiero fino alle macchine dove ci cambiamo velocemente. Quando sono pronto aspetto Daniele per un po’ ma sento che ho proprio voglia di andare quindi ci salutiamo augurandoci un arrivederci alla prossima uscita assieme. Monto in macchina e parto con le dita incrociate pensando alla strada da fare che sara’ sicuramente un po’ ammollata dalla pioggia. Gli scongiuri funzionano perche’ arrivo alla strada asfaltata senza particolari problemi. Il percorso fino a casa ve lo risparmio, anche perche’ c’e’ nulla da raccontare. Rimane quindi solo da salutarvi con un sonoro “alla prossima”!