Ricognizione a Nespolo, un folto gruppo formato da Anna, Armandino, Carlo, Daniela, Margherita, Paola, Roberto (Bobbo), Roberto, Salima del Gruppo Speleologico Le Talpe CAI Rieti; Mimmo dell’ASIC; Vito del Gruppo Speleo Archeologico “Francesco Orofino”; Adriano, Maria, Gianni ed io dello SCR.
Rubo la descrizione della giornata dal resoconto fatto da Gianni, sto diventando proprio pigro! Scrive Gianni: “Sono stati visti e riposizionati gli ingressi di varie cavità e trovato un nuovo pozzo “La Fossa dei Leoni” il cui ingresso si apre in un posto bellissimo pieno di pinnacoli carsici. Il pozzo è stato sceso come primo da Adriano meglio conosciuto come Tom che ha quindi effettuato la sua prima esplorazione. Purtroppo a 15 m di profondità la grotta chiude inesorabile.”
Sono ospite di Maria e Gianni, mi vengono a prendere a casa, cosa potrei desiderare di piu’? Andiamo a cercare grotte vicino Nespolo, non credo di esserci mai stato prima, pero’ non mi ci giocherei alcunche’ di prezioso! Andremo nella Riserva Monte Navegna e Monte Cervia, sembra che questo territorio sia da considerarsi gia’ Sabina, non me lo sarei immaginato.
Abbiamo appuntamento con gli altri al bar di Nespolo. Quando arriviamo noi ci sono poche persone ma in breve siamo diventati un gruppone chiassoso. Conosco Vito, esperto del posto, lo esplora da tempo immemorabile. Dopo un poco di colazione riprendiamo le macchine e andiamo verso Tufo. Ci fermiamo per una rapidissima visita all’ingresso della Grotta della Portella e poi Vito ci porta a risalire un piccolo corso d’acqua fino a 2 sorgenti che lo alimentano. Dopo le sorgenti il gruppo si inoltra ancora a vederne un’altra. Io sono ancora vestito “da citta’” e non posso sudare con i vestiti che poi mettero’ per tornare a casa quindi me ne torno alla macchina dove trovo Maria che attende paziente. Mi cambio e poi mi faccio paziente assieme a Maria approfittandone per qualche chiacchiera ed uno spuntino. Eccoli che tornano, ci spostiamo nuovamente. Attraversiamo un paese, sara’ Tufo?!? Non me lo chiedete! Ci fermiamo davanti ad una cartina del parco. Vito, Mimmo e Gianni si fermano davanti alla cartina cercando di trovarvi la zona dove si vogliono cercare le grotte da riposizionare. Dopo un lungo summit i nostri decidono, si puo’ partire. Prendiamo la strada bianca che inizia davanti a noi. La strada si fa subito impervia ma riusciamo a salire tutti. Arriviamo ad una bella piana, oltre e’ preferibile non andare senza fuoristrada. Parcheggiamo stando attenti a non invadere il prato poiche’, ci avverte Gianni, altrimenti c’e’ pericolo di essere multati. Prepariamo gli zaini. Porgo ad Adriano il mio imbrago vecchio cercando di convincerlo che e’ valido nonostante l’aspetto. In effetti sembra piu’ un cencio masticato che un imbrago, pero’ non ha nemmeno 2 anni! Siamo pronti, e siamo una torma che si avvia decisa verso la zona grotte. Il sentiero e’ piu’ che altro nella memoria di Vito, quindi non tentero’ nemmeno di descrivere lo zigozago fatto tra cespugli, rovi e pietre varie. Riusciamo a stare tutti assieme fino ad un certo punto, ma poi il gruppo si sfilaccia fino al punto in cui c’e’ una specie di diaspora. Alcuni prendono a perlustrare verso sinistra, Mimmo chiama a se’ almeno 3 baldi e giovani volontari, altri ancora si perdono per conto loro. Vito scompare tra le fresche frasche senza lasciare traccia di se’. Maria, Adriano ed io seguiamo Gianni ed il suo fido GPS alla ricerca di una delle grotte trovate anni fa da Vito di cui ritrovare e riposizionare l’ingresso. Arriviamo sul punto dove iniziare la perlustrazione, Maria si ferma in uno spiazzo a mo’ di porto sicuro a cui fare ritorno e noi ci sparpagliamo alla ricerca della fantomatica grotta. Prima della partenza gustiamo un arancio offerto da Gianni e Maria, quindi, carichi di energie e vitamine, andiamo. Gira che ti rigira di grotte troviamo proprio nulla. Unica scoperta, quasi inciampo in un cippo decapitato. Gianni ipotizza fosse quello che segnava il confine tra lo stato Pontificio ed il regno delle 2 Sicilie e che sia stato decapitato per prendere gli stemmi ivi incisi. A parte questa scoperta, della grotta nessuna traccia, che Vito abbia sbagliato collina? Torniamo alla base con le pive nel sacco. Con urla e forse l’aiuto del cellulare riusciamo a radunarci con una parte del gruppo. Ritroviamo anche il buon Vito. Decidiamo di procedere assieme in perlustrazione. Cammina cammina notiamo un posto molto bello, una spaccatura costellata di pietre a pinnacolo, tutte ricoperte di un fitto muschio. Decidiamo che vale la pena perdere un po’ di tempo a darci un occhio. Scendendo nella spaccatura c’e’ un brusco calo della temperatura, fa decisamente piu’ freddo. Il tappeto di muschio che ricopre le rocce e’ molto umido. Questa morbida coltre rende un po’ pericoloso camminarci sopra perche’ nasconde delle spaccature. Manco a dirlo io ci sprofondo dentro con una gamba, per fortuna senza conseguenze. Mentre mi arrampico errabondo per pinnacoli qualcuno, Daniela e Bobbo forse, trova una spaccatura che sembra andare. Mi avvicino subito per vedere com’e’. Serve la prova del sasso ma, anche se sembra incredibile, intorno a noi non c’e’ nemmeno un sasso lanciabile, solo muschio e legni marci. Torno indietro e finalmente recupero un paio di sassi. Alla prova del sasso la spaccatura sembra rispondere bene. Decidiamo di armare e scendere. Informiamo il resto del gruppo. Visto che vicino alla spaccatura non c’e’ molto spazio, decidono di andare altrove a continuare la perlustazione dei dintorni. Rimaniamo Vito, Daniela, Bobbo, Adriano ed io. Mentre i nostri esploratori, Daniela, Bobbo ed Adriano si preparano, Vito ed io prepariamo l’armo per la discesa. Per prima cosa eliminiamo una grossa radice spostandola di lato, poi togliamo un po’ di muschio e sfasciume vario. Ora la spaccatura e’ libera. Mettiamo un paio di fettucce a cavallo del pinnacolo che sovrasta la spaccatura e ci attacchiamo la corda per scendere. Ai miei piedi c’e’ uno spuntone di roccia, lo utilizzo per fissarci un cordino che utilizzo come deviatore, ora sembra vada bene. Adriano e’ pronto per scendere, qualche raccomandazione di rito e poi e’ pronto. Monta il discensore e parte. La spaccatura scende in verticale per circa 5 metri. Quando Adriano poggia i piedi in fondo ci dice che di lato a destra, la sinistra per noi che lo osserviamo dall’alto, c’e’ una prosecuzione. E’ stretta ma affrontabile, ci dice. Dopo avergli nuovamente raccomandato in coro di controllare prima che non ci siano in bilico sassi, blocchi di terra o altro, il buon Adriano si infila. Dai sospiri che produce si riesce ad immaginare quanto sia stretta. Pero’ passa e continua a scendere. Non ci porta ottime notizie, ancora qualche metro e la spaccatura sembra chiudere con un tappo di terra. Ora la corda e’ libera, Bobbo decide di scendere anche lui. Quando affronta la strettoia strani rumori e gemiti vari giungono fino a noi. Alla fine pero’ vince lui e passa. Dopo aver raggiunto Adriano, Bobbo informa Daniela, fuori in attesa del suo turno, che la strettoia e’ impegnativa e le da’ consigli per passarla. Dopo un rapido scambio di opinioni decidono che forse e’ meglio che lei si astenga dallo scendere. Terminata l’eccitazione della scoperta mi accorgo di sentire molto freddo. In effetti indosso solo una maglietta leggera che si e’ anche infradiciata a contatto col muschio. Mentre Adriano e Bobbo iniziano la risalita prendo congedo lasciandoli alle vigili cure di Daniela e Vito, Lascio a Daniela la mia fotocamera perche’ documenti l’uscita dei nostri eroi. Recupero lo zaino e salgo fuori dalla conca dei pinnacoli. La temperatura piu’ mite mi conforta subito. Indosso la giacca a vento e cerco un punto dove affacciarmi per seguire i miei amici. Gli esploratori ben presto escono e la corda viene disarmata velocemente. Ancora qualche minuto e siamo di nuovo assieme. Bobbo ci fa notare lo stato della sua tuta, e’ tutta strappata. Sembra reduce dalla lotta con un branco di leoni. Questo fatto decide il nome della nuova grotticella appena scoperta. “La Fossa dei Leoni” sembra veramente adeguato. Con qualche urlo ben assestato riusciamo a ricongiungerci con il resto della banda. Li aggiorniamo circa l’esplorazione e quindi decidiamo dove andare. Un piccolo distaccamento del gruppo e’ andato a visitare una grotta gia’ conosciuta, “pozzo Leonardo” del quale di recente, credo, e’ stata trovata una prosecuzione che scende a a circa -80 metri. Ci avviamo compatti e decisi. Strada facendo Maria decide che inizia ad essere stanca. Ci avverte che lei riprende la strada per tornare alla macchina. Noi proseguiamo ma per poco, la temperatura, ed anche la luce stanno scendendo rapidamente. Se vogliamo tornare alle macchine con il giorno e’ meglio avviarsi. Cercando un passaggio piu’ comodo di quello fatto all’andata incappiamo in quello che sembra essere un sentiero segnato. Proviamo a seguirlo. Ad un certo punto i miei amici vorrebbero tornare indietro perche il sentiero sembra andare da tutt’altra parte rispetto a dove sono le macchine. Pero’ a me sembra che piano piano stia girando nella giusta direzione. Proseguire ancora per un po’ costa nulla. Vado avanti velocemente, attraverso una valletta, il sentiero prosegue nella direzione sbagliata, pero’ in fondo mi sembra girare decisamente a sinistra. E poi, mi dico, dovranno pur servire a qualcosa i segni a vernice rossa sui sassi. Arrivo dove il sentiero gira a sinistra, poco piu’ avanti vedo con sollievo apparire la piana dove abbiamo lasciato le macchine. Urlo agli altri che siamo sulla strada giusta e poi li aspetto. Compare un Gianni zoppicante, non mi ero accorto che si era preso una storta alla caviglia. Mi rallegro ancora di piu’ per il sentiero trovato che gli ha permesso un comodo ritorno. Mentre siamo la a commentare i guai alle caviglie Maria chiama Gianni al telefono, non sentendoci arrivare per il sentiero che ha preso lei, le e’ venuto il dubbio di aver sbagliato strada. Ora non e’ sicura di riuscire a tornare alle macchine. Visto che Gianni e’ malandato parto io per raggiungerla. Non ho percorso nemmeno 50m che Gianni mi richiama. Maria e’ stata raggiunta da Paola, credo, e stanno arrivando. era sulla strada giusta era solo rimasta disorientata dal fatto che non ci aveva visto raggiungerla. Alle macchine ci siamo tutti. In mezzo al bosco non si notava ma siamo proprio tanti. Ci cambiamo velocemente perche’ inizia a fare freddo poi ci dedichiamo ad un allegro gozzoviglio a base di panini avanzati, acqua, cioccolata, ma soprattutto facciamo festa grande all’ottimo ciambellone portato da Daniela che si sposa alla perfezione con la grappa alle visciole di Armando. Dopo aver fatto scomparire il ciambellone in un batter d’occhio ci ritiriamo in macchina. Riorneremo tutti al bar dove siamo partiti per un qualcosa da bere ed i saluti. Il tranquillo bar di Nespolo sembra assorbire di buon grado la nostra pacifica nonche’ chiassosa invasione. Prendiamo qualcosa da bere spaziando tra acqua, birra, caffe’, cappuccini e grappe. Qualche chiacchiera di commiato a commento dela giornata e poi siamo ai saluti. Ci lasciamo con buoni propositi di ripetere l’esperienza e poi via, verso casa. Il ritorno me lo sonnecchio un po’. Maria e Gianni mi lasciano sotto casa con le mie cose.
Per riposarvi gli occhi da tanta lettura ora vi lascio in compagnia delle foto della giornata rigorosamente in ordine temporale dal bar alla mattina al bar la sera…
Anche questa bella giornata e’ finita, pronta a lasciare spazio per la prossima!