Una divertente uscita di fine 2022 con tanti amici. Grazie ad Alessia, Eirene, Federica e Luca per aver reso speciale questa gita alla grotta degli Urli.
La mattina ci incontriamo sotto casa mia con Alessia poi passiamo a prendere Federica a piazza Bologna. Facciamo tappa intermedia all’autogrill Roma sud dove preleviamo Luca. Nonostante un leggero ritardo accumulato nelle varie soste arriviamo all’appuntamento con Eirene che sono le 9:15. Un successone!

Eirene arriva in pochi minuti, posteggia la sua auto e carica le sue cose sulla mia. Nel frattempo Erzinio apre i battenti cosi’ i miei baldi giovani vanno a fare conoscenza con le sue delizie.

Si parte. Attraversiamo Guarcino e affrontiamo con tranquillita’ la solita mezz’ora di curve fino a sbarcare sul piazzale di Campocatino. Per far digerire meglio le curve alla mia ciurma, durante la salita descrivo loro le grotte che conosco e che si trovano nei dintorni del punto che stiamo passando.
Al piazzale ci attende un bel sole caldo, per prima cosa andiamo al bar a prendere un caffe’.

Alessia ha provveduto a portare un bel ciambellone e dopo il caffe’ lo affetta per la gioia dei nostri amici. Io devo astenermi dall’assaggio perche’ i recenti festeggiamenti mi hanno scombussolato l’intestino e quindi sono digiuno da ieri a pranzo per poter affrontare gli Urli senza patemi.

La vestizione procede velocemente perche’ nonostante il sole la temperatura e’ fresca, siamo sui 5°.

Tutti pronti? Si parte. La piana di Campocatino e’ marezzata da piccole strisce di neve, il residuo di una nevicata di qualche settimana fa. Al momento sembra di essere in primavera.

L’allegria non manca, procediamo verso la grotta senza fretta, io soprattutto perche’ voglio evitare di sudare.

Una volta scavallato facciamo una breve ma doverosa sosta ad ammirare il panorama. La nostra grotta e’ la’ sotto. Faccio un giro largo per rivedere la grotta “pozzo antipasto”. La ritrovo con l’aiuto di Luca, la saluto ma dimentico di farle le foto. Peccato, sara’ per la prossima volta.

Dal “pozzo antipasto” scendiamo giu’ dritti verso la valle sottostante e prendiamo un sentiero appena accennato tra i ginepri sulla sinistra. Una ventina di metri e siamo davanti all’ingresso della “grotta degli Urli”, la nostra meta odierna.

Il tempo di una foto e iniziamo ad attrezzare per scendere.

Mentre sistemo la corda per il pozzetto d’ingresso i miei amici fanno gli ultimi preparativi.

Corda messa. Luca scende per primo cosi’ potra’ iniziare a vedere l’armo successivo e fare sicura ad Alessia che sara’ la prossima a scendere.

Fermo Luca per una foto e poi lo lascio andare.

Quando e’ giu’ gli tiro sotto le corde e poi mi dedico ad Alessia che oggi riprende confidenza con l’attrezzatura dopo una sosta di qualche mese. Ripassiamo velocemente l’uso del discensore ma vedo che nonostante qualche incertezza iniziale se la cava benone e non ha timori evidenti. Bene.

Alessia inizia a scendere. Anche Eirene e Federica ora sono prontissime.
Gia’ dall’ingresso noto il doppino telefonico che ci seguira’ per tutta la parte della grotta che percorreremo. Cerchiamo di disturbarlo il meno possibile perche’ chissa’ se dovra’ servire ancora. Non so chi lo abbia lasciato e spero appunto che sia stato fatto pensando ottimisticamente ad un futuro utilizzo. Personalmente sono scettico che il doppino resista nel tempo al ripetuto passaggio degli speleologi che frequentano la grotta. Cercare una eventuale interruzione nella continuita’ del doppino porterebbe un impiego di tempo e forze confrontabile alle energie necessarie per passarlo ex-novo. Ma cosi’ e’, cercheremo di fare attenzione.

Dopo Alessia scendo io, prendo il necessaire da armo e vado avanti a sistemare la corda per il primo saltino. Nemmeno a dirlo tutti i fix sono orfani di dado, non saprei dire perche’ pero’ me lo aspettavo, per fortuna ne ho portata una scorta. Armo velocemente e quindi scendiamo tutti il P7.

La sequenza stavolta e’ diversa, sono avanti per primo e quando l’armo e’ pronto faccio scendere Alessia per mostrarle il pozzo poi scendo e le faccio sicura. Di seguito scende Eirene, quindi Federica e Luca a chiudere la fila.

Ancora per primo affronto impavido le tenaci strettoie che ci separano dal P23. Questo pozzo e’ conosciuto anche come “pozzo del Canapone” perche’, si racconta, che i primi esploratori siano stati dei ragazzi di Guarcino che hanno sceso il pozzo utilizzando una corda di canapa (il canapone, appunto) e la sola forza delle braccia. In attesa che arrivi a me la corda per armare faccio foto ad Alessia mentre passa la strettoia.

Pochi minuti e siamo quasi tutti affacciati al P23. Solo Luca deve attendere al di la’ della strettoia per mancanza di spazio.

Vado avanti con il necessario per armare la discesa. Ci sono gia’ delle corde che armano la via per una diramazione in esplorazione da parte di altri amici. Sistemo la nostra corda e metto anche gli attacchi necessari per potermi assicurare e dare una mano a chi scendera’, ma senza intralciare troppo il passaggio. Per prima propongo Eirene, sicura e affidabile passa velocemente e scende nel buio.

Subito la segue Alessia che si disbriga affrontando senza problemi il breve traverso fino alla verticale.

Nonostante la sua poca esperienza in grotta anche la discesa vera e propria sembra non rivestire difficolta’ per lei. In ogni caso per prudenza Eirene e’ sotto a fare sicura.

Finalmente Luca ha potuto passare la strettoia e mettersi comodo vicino a Federica che pero’ lo lascia quasi subito per affrontare a sua volta la discesa.

Anche lei passa velocemente e senza problemi.

Oramai son qua, tanto vale assista anche al passaggio di Luca, tanto per non farlo sentire discriminato. Anche se lui oramai non necessita di alcuna assistenza fa sempre piacere scambiare qualche parola tra un frazionamento e l’altro!

Anche Luca passa velocemente e va a raggiungere il resto del nostro simpatico gruppetto.

Visto che ci sono gli faccio una sequenza di foto per documentare la discesa.

Eccolo arrivato alla base del pozzo.

Buon ultimo scendo anche io. Alla base del pozzo trovo un discreto stillicidio. Ci ripariamo in una nicchia a riprendere fiato prima di affrontare la discesa della “galleria Andrea Doria” fino al “salone del Trentennale”, la nostra meta odierna. Al riparo della nicchia mi disfo dell’attrezzatura poiche’ fino al ritorno qua alla base del P23 non servira’ ed e’ inutile portarsene il peso appresso.

Sistemo le mie robe il piu’ all’asciutto possibile poi mi allontano per una foto.

Partiamo per la lunga sgambata in discesa. I miei amici potrebbero andare avanti di corsa ma sono gentili e seguono pazientemente i miei barcollamenti tra le pietre scivolose. Nonostante il tempo passato e l’allenamento fatto questa passeggiata degli Urli e’ sempre un impegno severo per me e il mio scarso equilibrio. Devo essere concentratissimo e nonostante l’impegno rimedio comunque dei bei scivoloni. Ogni tanto mi riposo con la scusa di fare foto ai miei amici.

Questa e’ un poco buia, ma d’effetto.

Il doppino ci segue, o siamo noi che seguiamo lui, lungo la grotta.

Continuiamo a scendere passando per ambienti enormi, strettoie improvvise, brevi meandri. Molti punti li ho completamente obliati e ancora riescono a sorprendermi come novita’ mentre li percorro.

A meta’ strada incontriamo una risalita.

La ammiriamo facendo sosta per riprendere fiato. La corda sembra integra anche se non recentissima. Se fosse documentato da chi e quando e’ stata armata l’ultima volta e con quale tipo di attacchi sia stato fatto (alluminio o acciaio), ci si potrebbe avventurare ma cosi’ al buio potrebbe rivelarsi pericoloso.

Dopo la sosta proseguiamo il variegato cammino.

Mi prendo del riposo, sempre con la scusa delle foto ai miei amici.

Eccoci nei pressi del salone del Trentennale. Una foto buia per salutarlo. Allieto i miei amici con il racconto dell’origine del nome del salone che gli e’ stato imposto per ricordare degnamente i 30 anni di esistenza del mio gruppo d’origine, lo Speleo Club Roma. Questo succedeva alla fine degli anni ’80, il trentennale e’ diventato “vecchio” con noi e il gruppo SCR ha gia’ festeggiato i suoi primi 60 anni!

In fondo al salone cerchiamo un posto comodo dove fare pranzo.

Mentre il nostro gruppetto si sistema vado alla prosecuzione per vedere se e’ facilmente affrontabile. Lo e’. Chiamo a raccolta i volenterosi ma solo Alessia ha voglia di visitare la Santa Barbara, la sala successiva.

Disarrampichiamo il passaggio iniziale e poi lascio che Alessia vada in esplorazione per suo conto. Io gironzolo per questi ambienti fino a trovare una breve risalita col fondo di breccia fine che porta ad una minuscola saletta dove mi fermo a contemplare possibili ma strette prosecuzioni.

Sono ancora intento a guardare vari buchi infimi e senza aria quando sento Alessia, di ritorno dalla sua esplorazione, che mi chiama per tornare indietro. Affrontiamo rapidamente la salita per tornare al salone dove troviamo i nostri comodamente accampati che sistemano le loro cose per il pranzo.

Facciamo pranzo. Con molta sofferenza devo rifiutare varie offerte di gustosi panini e assaggi di salsiccia secca dall’aspetto invitante. Mi consolo sbocconcellando i dadini di parmigiano che ho portato nella speranza non disturbino il mio intestino bizzoso e mi permettano di recuperare sali minerali ed evitare i crampi.
Dopo il lauto pasto e qualche altra oziosa chiacchiera post-prandiale, guardiamo con timore la salita che ci attende e ci muoviamo per affrontarla.

Il primo tratto e’ veramente erto e lo saliamo utilizzando mani e piedi.

Alessia che e’ allenata arriva insieme a me senza neanche un accenno di fiatone. Io di contro ansimo come un mantice, mi fermo con lei ad aspettare gli altri e per riprendere fiato.

Proseguiamo la salita…che si rivela molto piu’ in salita di quanto non lo fosse sembrata all’andata!

Anche al ritorno i miei amici sono gentili e limitano il passo per non lasciarmi indietro. Li ringrazio con delle foto quando mi fermo a mitigare il fiatone.

Ripercorriamo il variegato percorso dell’andata con frequenti soste.

Inizio a grondare di sudore ma continuo ad andare avanti senza tralasciare la documentazione fotografica dell’avanzare dei miei prodi.

Anche l’instancabile Alessia ad un certo punto si prende un attimo di riposo.

Federica che esce da uno dei passaggi. E’ l’unica che, per pigrizia e prudenza, dice, si e’ lasciata addosso tutta l’attrezzatura. L’attrezzatura pesa quasi quanto lei, quindi sta praticamente portando peso doppio. Per fortuna e’ una ragazza energica.

Finalmente la strettoia! Siamo quasi al P23. Mi apposto per riprendere il passaggio dei miei amici.

Per prima arriva Alessia col suo fido zainetto.

Quindi e’ il turno di Luca con il mio fido zaino.

Subito seguito da Federica.

A chiudere la fila arriva Eirene.

E visto che e’ l’ultima, anche solo per questo si merita un’altra foto!

Eccoci al P23. Recupero la mia attrezzatura, la rimonto a modino e mi preparo a salire. Ho le gambe rigide per la salita ma in un empito di generosita’ mi offro di portare il mio zaino. Luca me lo cede senza protestare. In cambio gli lascio la chiave per disarmare!
Le prime pedalate sono le peggiori, faccio sosta ad ognuna. Con la solita scusa di una foto a meta’ mi fermo a prendere fiato. Meno male, ora riesco a vedere la cima del pozzo.

Sotto di me si sono messi comodi intuendo tempi lunghi per la mia salita.

Quando arrivo aspetto che il fiatone si attenui poi mi sistemo comodo e aspetto l’arrivo di Alessia.

Mentre aspetto faccio una foto all’armo aereo e fantasioso del ramo laterale in esplorazione. Mi piacerebbe visitarlo ma non sara’ oggi che lo faro’.

Alessia intanto sale velocemente e senza problemi.

Eccola mentre si prepara ad affrontare il frazionamento.

Se la sbriga bene senza impicciarsi troppo, molto buono essendo questa la sua terza grotta.

Appena Alessia si avvia al sicuro sul terrazzino, diamo una libera corale sotto e Federica inizia a salire.

Eccola che arriva. Stimo abbia salito in un tempo che e’ la meta’ di quanto ho impiegato io ma lei e’ una incontentabile con una punta di pessimismo di base quindi arriva convinta di essere stata lenta e un poco in ansia per questo.

A dispetto della dichiarata stanchezza affronta il frazionamento con una fisicita’ inaspettata.

Passato il frazionamento sistema velocemente qualche intrico di corde che ha creato e si avvia a raggiungere Alessia sul terrazzino.

Inizia a salire Eirene che e’ brava e come Luca non ha bisogno di un invadente tizio che la sorvegli, quindi anche io vado al terrazzino.

Visto che all’arrivo di Eirene inizieremo a stare stretti suggerisco ad Alessia di iniziare a passare le strettoie. Forse sarei dovuto passare per primo per mostrarle la posizione migliore per affrontare la prima strettoia ma con qualche piccolo suggerimento se la cava comunque benone. Dopo di lei passa Federica che quasi la cammina normalmente!

Prima di partire faccio ancora una foto a Eirene che e’ gia’ arrivata al frazionamento. Federica intanto e’ passata come nulla fosse per l’infida strettoia. Vado anche io ad affrontarla. Approfitto di Federica e del suo fisico da strettoista per farmi aiutare nel passaggio degli zaini.

Il passaggio delle strettoie mi impegna parecchio e anche la fotocamera fa la sua parte scivolandomi sul petto tra una strettoia e l’altra costringendomi a vari contorcimenti e imprecazioni per rimetterla al suo posto. Per punizione la lascio riposta fino alla base del pozzetto d’uscita.
Con la fotocamera in punizione, sotto al pozzetto P7 Alessia, Federica ed io facciamo sosta in attesa che Eirene e Luca terminino di disarmare. Avevo istruito Luca su cosa prendere e cosa lasciare, spero ricordi tutto. Ogni tanto ci arriva un richiamo in zona disarmo per qualche precisazione. Alla fine si avviano anche loro per le strettoie. Appena partono loro inizio a salire il P7 per limitare le attese.
Alla base del pozzetto d’uscita c’e’ una temperatura fredda ma ancora accettabile. La fotocamera e io facciamo pace, la riattivo per documentare l’uscita dei miei amici dal P7.

Federica e Alessia che controllano l’arrivo di Eirene. Luca e’ subito dietro di lei impegnato a disarmare il P7.

Quando anche Luca ci raggiunge ammatassiamo le corde per poterle trasportare piu’ o meno comodamente poi prendo coraggio ed esco. Fuori trovo un tramonto avanzato ma ancora stupendo. Trovo anche una ventata ghiacciata che mi lascia un attimo senza fiato. Per fortuna il ventaccio si placa subito e la temperatura torna ad essere solo molto fredda.

Libera!

Per ingannare il tempo attendo al varco chi sale per una foto, questa se non erro e’ l’ottima Eirene.

Segue Federica, stanca ma contenta.

Pensavo di aver fatto una foto a tutti gli uscenti ma evidentemente non e’ cosi’. Quando Luca inizia a salire immagino che le nostre amiche inizino a sentire freddo quindi suggerisco loro di avviarsi alle macchine, suggerimento che accolgono prontamente.
Aspetto che Luca esca poi lo aiuto a sistemare il materiale e quindi partiamo a nostra volta verso le macchine. Ad un certo punto Luca mi fa notare delle lucine sul monte a fianco. ma sono le nostre 3 eroine. Probabilmente hanno cercato di seguire a ritroso la strada fatta all’andata ma non la ricordavano molto bene e ora sono su una direzione decisamente sbagliata. Con qualche urlo le indirizziamo nuovamente per la retta via verso l’auto e poi proseguiamo anche noi.
La salitella fino alla ex pista da sci e’ l’ultima mazzata per le mie gambe ma respirando come un mantice bucato alla fine ne esco fuori. Luca mi aspetta paziente. A meta’ strada incrociamo Eirene e proseguiamo con lei. Alessia e Federica arrivano all’auto poco prima di noi.
Cambiarsi al freddo e al gelo e’ la solita indescrivibile gioia ma e’ un piccolo prezzo per una bella esperienza. Il piazzale e’ deserto e tutti i bar sono chiusi, sono le 6 di sera. Dopo il cambio di abiti carichiamo tutto in macchina e partiamo col riscaldamento al massimo. Prima di partire gusto con piacere una fetta del ciambellone di Alessia, oramai la giornata e’ passata, non temo ritorsioni da parte del mio intestino e anche se lo facesse poco mi importerebbe.
L’ultima emozione l’abbiamo da Erzinio. Quando arriviamo per riprendere la macchina di Eirene troviamo i cancelli chiusi! Viviamo in macchina qualche secondo di silenzio impanicato poi Eirene scende e prova a citofonare. Per fortuna qualche anima buona decide di aprire il cancello cosi’ Eirene recupera la macchina con gran sollievo di tutti.
Il ritorno a Roma con le varie tappe per lasciare gli amici strada facendo non comporta problemi. Anche il traffico non e’ intenso. Sotto casa trovo anche parcheggio senza fare troppi giri!
Una bella uscita in buona compagnia. Ho ricavato qualche idea per possibili lavori futuri in questa grotta, ma si vedra’. A tutti ma proprio tutti, un monte di auguri per un sereno anno nuovo. Alla prossima.