Con Gabriele torniamo a lavorare un poco al nostro cunicolo soffiante.
La mattina Gabriele passa a prendermi, sono le 8:35, e’ insolitamente puntuale, forse dipende dall’orario sfalsato, lui ha le 8 come orario di riferimento, io le 8.30! Un esperimento ben riuscito.
L’andata e’ tranquilla, la sosta al bar da Cicchetti ci lascia scontenti, il bancone dei dolci e’ tristemente vuoto, le facce solite sono scomparse…stara’ succedendo qualcosa? Staremo a vedere.
Dopo un rapido passaggio al magazzino per prendere il necessario arriviamo alla assolata piana di Fondi di Jenne e iniziamo a prepararci.

Ecco la piana, vorremmo ricavare un articolo su di lei, se ne discuteva in macchina mentre la raggiungevamo.

Mi vesto parzialmente, il minimo indispensabile e mi avvio verso la grotta. Durante il passaggio fotografo la dolina vicina, sono anni che la teniamo d’occhio, chissa’ che un giorno ci dia sorprese…

Ecco l’ingresso di Bucio Nero’, lo troveremo bloccato per crollo come l’ultima volta?

Mi avvicino, sembra tutto a posto, mi scrollo da dosso un mantello di mosche fastidiosissime, apro il cancello, sistemo la corda e poi termino di prepararmi. Nel frattempo arriva Gabriele con il resto del materiale.

Lo invito a scendere mentre termino di prepararmi, cosi’ scendendo completa l’armo.

Finisco di indossare l’attrezzatura con tutta la calma possibile anche se il sole, con i vestiti addosso, brucia assai. Mando un urlo a Gabriele per sentire a che punto e’, mi arriva la sua libera. Controllo di avere tutto e scendo anche io. Gia’ un metro piu’ in basso la temperatura e’ migliore. Tanto per documentare faccio una foto allo sgrottamento che si e’ prodotto col crollo dell’ultima volta.

Una foto di rito al pozzo e sono pronto per proseguire.

Il “passaggio di Angelica” e’ sempre invaso dal fango bagnato, mi ci spalmo sopra per passare e subito una sensazione di freddo umido mi avvolge. Nella stanzetta, oramai ridotta ad un volume minimo per contenere tutti i sassi crollati questo inverno, c’e’ Gabriele che mi aspetta. Visto che dopo sarebbe disagevole fare cambio, mi dice di andare avanti per primo. Inizio a togliermi l’attrezzatura per risparmiarle un poco di fango. Per ringraziare Gabriele della sua gentilezza gli faccio crollare addosso un cumulo di secchi e attrezzi da scavo che erano proprio sopra di lui. No Gabriele, non c’e’ bisogno che mi ringrazi e’ stata una cosa spontanea!

Vado. Mi inoltro nel cunicolo, percorrere la parte finale e’ reso particolarmente piacevole da un sottile strato d’acqua fangosa appena prima del saltino da 1 metro che porta alla saletta “campo base”. Aspetto che arrivi Gabriele poi mi ficco dentro il cunicolo successivo, il nostro fronte di scavo. Il cunicolo e’ ben stretto, riesco a stare solo coricato su un fianco, il punto dove entrano a malapena coi miei piedi e’ dove solo le nostre strettoiste sono riuscite ad arrivare a dare uno sguardo.

Sto scomodo, ma riesco a sistemarmi per lavorare. Gabriele da dietro inizia a passarmi i materiali e a recuperare quelli non necessari dopo l’uso. Per prima cosa mi tiro un poco piu’ indietro, devo ricavare lo spazio per poter stare seduto con le spalle “dritte” rispetto al cunicolo. Dopo un’ora di lavoro riesco ad ottenere lo spazio necessario.

Possiamo proseguire oltre. Mentre lavoro, preso dallo scrupolo, chiedo a Gabriele se vuole darmi il cambio, oggi non ha voglia di scavare e preferisce fare assistenza. Ogni tanto gli borbotto perche’ la mia posizione non e’ tra le piu’ comode e chi fa assistenza deve essere bravo a prevenire le necessita’ di chi scava e a rendergli meno complesse possibili le operazioni che deve fare. Su questo aspetto dobbiamo sicuramente lavorare e visto che “non si nasce imparati”, mi fisso mentalmente l’appunto di un prossimo corso interno al gruppo sulla disostruzione. Ancora un paio d’ore di lavoro e il punto dove i miei piedi entravano a malapena ora e’ quasi comodo. C’e’ da smaltire diversi sassi, tipo quello enorme davanti a me, pero’ non sara’ un lavoro per oggi, sono necessarie altre persone per fare il passamano e portarli in un punto consono perche’ qua lo spazio e’ esaurito.

Gabriele mi avverte che inizia a sentire freddo, in effetti ora una deliziosa aria fredda arriva dal fondo della grotta di fronte a me, stamane quando siamo entrati era stranamente in stallo. Finita la prima batteria del demolitore attacchiamo con decisione la seconda. Anche la seconda e ultima batteria finisce presto, forse non era completamente carica.
Dobbiamo terminare qua. Il lavoro fatto mi soddisfa appieno. Volevo ricavare una nicchia larga abbastanza da potermi mettere in ginocchio e girarmi a faccia avanti. Probabilmente riusciro’ a girarmi quando toglieremo i sassi dalla base del cunicolo. Non siamo avanzati molto ma sono ugualmente soddisfatto, la prossima volta potremo forse passare avanti di almeno un metro dove, forse, c’e’ un piccolo spazio dove, forse, poter stare in piedi…non sarebbe male per nulla!

Il cunicolo intermedio, quello per uscire e’ tremendo. Lo affronta per primo Gabriele lasciandomi il pesantissimo zaino con tutti i materiali da scavo e tanti bei sassi ad ostruire il cunicolo. Quando affronto il cunicolo non risparmio le imprecazioni in particolare per lui, per l’acqua fangosa in cui mi devo spalmare, per i sassi che lo ingombrano, per lo zaino che si incastra nei sassi. Per non far torto a nessuno smoccolo in generale su tutta la grotta nel suo complesso finche’ Gabriele si commuove e rientra nel cunicolo, riesce ad agganciare lo zaino con un piede e a tirarlo su. Finalmente libero da impedimenti consumo le ultime imprecazioni, tanto per non sprecarle, ed esco.
Mi vesto con l’attrezzatura e salgo per primo, ora Gabriele si e’ scaldato muovendosi e non ha fretta di lasciare il fresco per il bollente che ci attende fuori.

Eccolo che arriva.

Un sorriso per i posteri!

Fuori tutti! Il caldo abbraccio della piana ci accoglie.

Mentre Gabriele disarma io vado a curiosare vicino ad un’altra dolina che monitoriamo da tempo.

Sembrano esserci novita’, c’e’ un pertugio che non ricordavo. Torno a prendere il necessario minimale per scavare e torno alla dolina scendendo giu’ per vedere meglio.

Tolgo qualche sasso anche con l’aiuto di Gabriele che nel frattempo mi ha raggiunto. Ancora nulla di eclatante, magari con il prossimo disgelo…

Il passaggio di un gruppo di mountain-biker ci ricorda che abbiamo tutto il materiale incustodito vicino la grotta. Riprendiamo tutto e andiamo alla macchina per cambiarci.

Gabriele e’ stufo di essere l’unico bersaglio delle foto, si appropria della fotocamera e mi impone un paio di foto… e cosi’ eccomi qua che vi mostro la piana di Fondi di Jenne, teatro della nostra avventura odierna.

Anche questa in verita’ e’ opera di Gabriele, magari servira’ a presentare l’articolo sulla piana, che prima o poi faremo.

Ora di tornare. C’e un insolito traffico da Jenne verso Monte Livata, Decidiamo di andare per il verso opposto. Cosi’, dice Gabriele, riprenderemo i punti delle grotte che incontreremo per strada.

E infatti riprendiamo il punto della grotta “LA1619 – POZZETTO AL KM 2.5 STRADA JENNE-LIVATA”. O meglio, verifichiamo che quello che avevamo e’ corretto anche se preso “alla vecchia”, senza GPS. E’ un lavoro fatto dal compianto Giulio, giustamente famoso per la sua meticolosita’, e non ci aspettavamo nulla di meno.

Vicino trovo un buco soffiante ma e’ troppo stretto per dare uno sguardo piu’ approfondito.

Facciamo sosta a Jenne dove troviamo piu’ gente del solito, stanno approntando gli stand per una festa. Noi ce ne curiamo il giusto, andiamo diretti all’alimentari dove io mi procuro un panino per saziare l’appetito e Gabriele una bevanda per placare la sete.
Il ritorno e’ tranquillo e non ve ne racconto.
Una bella giornata di scavo, speriamo contribuisca a dare consistenza alle nostre speranze esplorative. Alla prossima.