Sventatoio di poggio Cesi – 01/02/2020

Una gita ad una simpatica grotta insieme a Angelica, Aurora, Elisa, Gabriele, Giuseppe e Mario.

Nel primo pomeriggio ho degli impegni, quindi mi aggrego alla gita organizzata dai miei amici con l’intenzione di abbandonarli subito dopo pranzo. La mattina carico in macchina Giuseppe ed andiamo all’appuntamento a Guidonia. Facciamo colazione tutti assieme al bar che ha sostituito il celeberrimo “Bar Lanciani” e poi andiamo alla grotta. Gabriele, con la sua macchina, ci guida. Per maggior sicurezza, Giuseppe imposta il suo navigatore, ma sbaglia ad indicargli la destinazione e quindi mi da’ informazioni errate che traduco i lampeggi frenetici verso la macchina di Gabriele. Per fortuna Gabriele non se ne cura e prosegue imperterrito fino a dove si devono lasciare le macchine per arrivare alla grotta. Iniziamo subito a prepararci.

Ecco Giuseppe, il mio navigatore.

Elisa, anche stavolta e’ con noi, col suo allegro sorriso.

La sezione archeologica del gruppo, Angelica, Aurora e Mario. Oggi pero’ si dedicheranno esclusivamente alla pratica speleologica.

Sono pronto, sono pronti anche gli altri, pero’ indugiano nelle ultime chiacchiere. Voglio fare l’esploratore e cercare la grotta col solo aiuto del GPS. Faccio un vago cenno ai miei amici e parto per il sentiero. Dopo un angusto e serpeggiante sentiero tra i rovi, sbuco su una strada, sempre sterrata ma carrabile. A lato strada ci sono le stazioni della Via Crucis.

Le seguo guardandomi intorno in cerca di altri buchi.

Questa Via Crucis non sembra frequentatissima, tra poco le stazioni scompariranno tra la vegetazione.

Arrivo alla quinta stazione. La strada sembra proseguire dritta, il GPS mi indica che la grotta e’ a destra.

Alla mia sinistra, in cima ad un colle c’e’ un paese, Sant’Angelo Romano, forse.

Decido di dare fiducia al GPS e mi addentro tra le frasche alla mia destra. D’altronde, mi dico, mancano solo 500 metri. Mal me ne incolse! Sono 500 metri in ripida salita e tra rovi impenetrabili. A meta’ salita alcune urla rompono il silenzio della “selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura”, sono i miei amici in avvicinamento. Alla fine ce la faccio, il GPS mi indica: “Sei arrivato”. Si, saro’ pure arrivato, ma qua della grotta nessuna traccia. Lancio qualche urlo ai miei amici, da loro adesso nessuna risposta. Mi armo di pazienza ed inizio dei giri concentrici attorno al punto indicato dal GPS. Nella mia ricerca rimedio un paio di graffi alla faccia grazie a degli impertinenti spini ed una caduta con botta al gomito, che avrei evitato volentieri. Dopo tanto girare, trovo finalmente la grotta. Mi fermo a farle una foto.

Accanto all’ingresso un “comodo sentiero”. Sento rumori. Sono i miei amici. Poso la zaino e vado loro incontro. Elisa con la sua tuta inconfondibile.

Ecco Angelica che mi regala subito un bel sorriso.

Mario, fresco e riposato dopo una quieta passeggiata.

Le mie amiche esaminano la grotta.

Si preparano ad entrare mentre io termino la vestizione infilando l’imbrago.

La grotta si presenta come una enorme frattura con grandi e piccoli massi incastrati in mezzo ad essa. Noi dovremo cercare la strada nei vuoti tra un masso e l’altro. Si inizia con un saltino di pochi metri.

Si arriva in una sala lunga e stretta (siamo pur sempre in una frattura) con il pavimento a “V” ma non ci dobbiamo spostare per proseguire. Sulla mia sinistra c’e’ uno stretto pertugio che ci portera’ oltre.

Il passaggio del pertugio non e’ agevole. Ci sono un paio di sassi che ostacolano non poco il passaggio. Mi infilo dentro con il giusto quantitativo di sbuffi e sospiri. Una volta passato cerco di migliorare la situazione. Un primo sasso lo sposto. Tento di imbragarlo e di farlo tirare fuori da Mario e Gabriele, ma pesa troppo. Alla fine lo sistemo meglio che posso, in maniera che ingombri meno di prima. Un secondo sasso, non meno grosso del precedente riesco a farlo scendere dove sono i miei piedi. Ora il pertugio rimane stretto, ma sembra piu’ comodo. Mario mi segue e Gabriele chiude la fila.

Scendiamo, sempre in frattura fino all’inizio di un pozzo. Sara’ almeno 15 metri, sul rilievo, che ho studiato a casa mi sembra di ricordare un P18, magari e’ lui.

Sotto c’e’ il resto dei miei amici. Li raggiungiamo in quella che si rivela essere un’altra sala “di frattura”, lunga svariati metri, larga almeno 3 e molto alta. Alla base si cammina su una miriade di sassi incastrati. Tra di essi si intravedono un migliaio di possibili prosecuzioni. Andiamo in giro un’ora a curiosare tra questi buchi. Una cosa curiosa, troviamo in molti punti dei cocci di vaso ordinatamente ammucchiati. I nostri archeologi li esaminano decretando che sono antichi, ma oggi ci importa poco, non siamo qua per loro. Dopo esserci intrufolati in molti punti decidiamo che la prosecuzione deve essere quella piu’ comoda, scendendo lungo la parete destra, c’e’ uno stretto passaggio verso il basso.

Vorrei tanto proseguire, ma oggi il tempo e’ piu’ tiranno del solito. Per me e’ l’ora di uscire. Elisa esce insieme a me. Precediamo gli altri solo di qualche minuto. Per solidarieta’ anche loro decidono di tornare.

Il sentiero del ritorno e’ semplicissimo. Dalla grotta, faccio qualche metro in discesa seguendo il sentiero dove ho visto spuntare i miei amici all’andata. Sbuco subito in una ampia strada sterrata che altro non e’ se non quella della Via Crucis. Quasi banale, a saperlo. Alle macchine mi cambio velocissimamente, saluto Elisa e scappo per fare quel che devo fare. Qualche piacevole ora ricavata tra vari impegni. Una grotta interessante, da rivedere. Alla prossima.

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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