Con Valentina al Pretaro a cercare il “giro di Peppe”.
Antefatto: Quasi un anno fa Gabriele ed io facemmo un’uscita con Giuseppe e Nerone. Loro entrarono prima e…scomparvero! Ci incontrammo di nuovo solo all’uscita. Dai loro racconti capii grossomodo la strada che avevano fatto. Non ero mai stato dove si erano avventurati loro e mi ero ripromesso di andare, un giorno o l’altro. Delle loro descrizioni appuntai mentalmente 2 cose, che durante il tragitto c’e’ una strettoia micidiale e anche un pozzo da almeno 30 metri.
Oggi siamo solo Valentina ed io, e’ il giorno giusto per cercare quello che ho nominato il “giro di Peppe”.
Valentina prende molto seriamente l’impegno e parte subito col piede giusto facendo un robusto spuntino prima di entrare.

Giulio e’ venuto a darci sostegno morale e supporto tecnico prestandoci una corda per il pozzo da 30 metri che cercheremo. Prima di arrivare all’ingresso del Pretaro per una chiacchiera mentre ci cambiamo, siamo andati sotto il “Buco di Jodi” a rivedere uno dei buchi “della zecca”. Spero Giulio lo prenda in simpatia e vada a lavorarci.

Noi siamo pronti ad entrare in grotta, Giulio invece deve andare a lavorare. Una foto di gruppo ce la concediamo.

Entriamo. L’arpa Celtica, uno dei giri che mi sono riproposto, la faremo dopo, per ora il nostro obiettivo e’ la ricerca del “giro di Peppe”. Tanto per cambiare, mostro a Valentina il bypass del primo toboga.

E poi la obbligo guardare verso il toboga ed a fare la faccia stupita mentre le faccio le foto.

Arrivati in fondo al secondo toboga, prendiamo a sinistra invece di seguire la via solita a destra. Subito ci sono molte vie, almeno 3 possibili. Piu’ avanti si ricongiungono. Ci dividiamo per vedere quale sia la piu’ comoda…sicuramente la terza! Piu’ avanti, strada facendo, trovo il soffitto con inclusioni di selce quasi sbriciolata. Ne prendo una foto, non si sa mai.

Ogni tanto chiedo a Valentina se puo’ esplorare dei punti per me stretti. La aspetto con pazienza.

Li segue finche’ diventano troppo stretti anche per lei. Proseguiamo per la via piu’ larga.

Ad un certo punto troviamo un reperto importante. Una candela. Di qua e’ sicuramente passato Nerone. Siamo sulla strada giusta.

Dalla saletta della candela parte un tratto in salita, andiamo a vedere. La sala dove si sbuca ha pareti che si sgretolano al solo guardarle. Rinunciamo a tentare una risalita. Riscendendo Valentina trova un camino che sale. Ci si infila.

Quando diventa troppo stretto anche per lei le passo la fotocamera per documentare quel che vede. Probabilmente siamo vicino ad una uscita.

Scendiamo alla sala della candela.

Dalla sala sembra iniziare un pozzo. L’impressione e’ rafforzata dalla presenza di una corda appoggiata su un masso. Facciamo pausa per indossare l’imbrago e l’attrezzatura. Nel frattempo faccio qualche foto.


Sistemata la corda, scendiamo. Il pozzo da “30 metri” termina dopo poco piu’ di un metro poi c’e’ un comodo terrazzo che affaccia su una spaccatura. Scendo per primo poi aspetto Valentina dando uno sguardo attorno. La frattura scende ancora una decina di metri, pero’ spostandomi di lato trovo una specie di toboga che permette di evitare l’uso della corda. Alla base della frattura Valentina visita alcune anguste diramazioni trovando numerosi resti di pipistrelli. Le passo la fotocamera per documentare.

Proviamo a scendere ancora, tra i broccoletti che festonano le pareti ma sembra troppo stretto, inoltre la prova del sasso ci suggerisce che tentare il passaggio non ci porterebbe molto piu’ in basso di dove siamo ora.

Proseguiamo lungo la frattura.

Ancora un anfratto visitato da Valentina, ancora qualche osso di pipistrello.

Pausa per una foto di me medesimo.

In un altro anfratto Valentina trova un osso di un animale sicuramente piu’ grande di un pipistrello, la foto documenta il ritrovamento.

Qualche broccoletto.

Intanto Valentina recupera l’osso.

Eccolo.

Tutte le nostre indagini danno nessun frutto in termini di passaggi percorribili, continuiamo a seguire la frattura nel suo corso principale.

Tra un passaggio e l’altro cerco anche di fare una bella foto “broccolettata”.

Questa con la goccia, non e’ male.

Naturalmente non posso impedirmi di obbligare Valentina a tenere pose da esploratrice per diversi minuti mentre cerco di farle una foto accettabile.

Questa viene carina, mi faccio i complimenti da solo, anche se il merito va al soggetto.

Un centopiedi o millepiedi o quel che e’.

Proseguiamo lungo la frattura serpeggiante. Ad un certo punto troviamo diverse diramazioni. Si puo’ proseguire diritti, alla nostra sinistra, dietro di noi risalendo. Cerco di decidere dove andare ma sono perplesso, mi sembra di conoscere questo posto. Avanzo di qualche passo e poi mi giro per cambiare prospettiva…ma…siamo al “trivio” lungo la strada che porta alla sala del the! La mia esclamazione di stupore quasi spaventa Valentina. Commentiamo la cosa mentre mi riprendo dalla sorpresa. Alla fine abbiamo chiuso il “giro di Peppe”! La tentazione sarebbe di tornare lungo la via solita, ma strada facendo abbiamo lasciato il sacco e l’attrezzatura, dobbiamo anche tornare a levare la corda. Si torna indietro.

Il ritorno lo facciamo senza perdere troppo tempo a cercare nuovi passaggi, infatti in pochi minuti siamo alla frattura e quindi alla minuscola risalita su corda. Valentina va avanti, io libero la corda e poi esco dallo stretto pertugio.

Anche il secondo tratto lo percorriamo velocemente. Al ritorno saliamo per il primo toboga disdegnando il bypass.

Quasi all’uscita troviamo un paio di dolicopode in atteggiamenti promiscui, non stiamo tanto li’ a dare fastidio ma passiamo velocemente per togliere il disturbo.

Al bivio per l’Arpa Celtica facciamo un veloce consulto. Siamo soddisfatti per il giro fatto finora. Andremo la prossima volta alla zona fangosa. Pochi minuti e siamo fuori.

E stavolta anche io mi faccio fare una foto all’uscita.

Dopo esserci cambiati, anche se siamo un gruppo ristretto, una foto ce la meritiamo ugualmente.

Mentre mi tolgo la maglietta fradicia succede…mi si rompe il braccialetto del raduno speleo. Lo fotografo prima di abbandonarlo al suo destino.

Andiamo al Roby Bar avvisando Giulio che siamo usciti, ci raggiunge per una birra e qualche chiacchiera. Gli raccontiamo del “giro di Peppe”.

Finita la birra salutiamo i Robybaristi tutti scambiandoci anche gli auguri per le prossime feste. Prima di prendere la strada di casa saliamo qualche minuto al borgo dove oggi ci sono ad esporre vari stand di artigianato. Trovo anche Simone, che saluto con piacere.

Ecco le bancarelle.

Il ritorno e’ tranquillo fino a Roma. Facciamo una rapida sosta per fare rifornimento e poi via.

Un grazie a Valentina che mi ha accompagnato a scoprire il “giro di Peppe”, un grazie a Giulio per il supporto e…alla prossima.
Sono trent’anni che giro li dentro, il ramo dell’Arpa Celtica, la Sala Agili, i Pozzi fa Bau, li ho trovati io. Io un pozzo di trenta metri li dentro non l’ho visto mai. Da giovane sono andato a ficcarmi tra quei broccoletti maledetti a contrasto a destra in basso prima dell’onda, un pò di anni fa fu allargata quella via dove avete trovato la candela e il pezzo di corda. Ormai sono troppo grasso per passare in una interessante scorciatoia bellissima che si prende in cima al secondo toboga, un buchetto bastardo che esce alla zona delle scritte. Più facile da trovare da sotto. Io un pozzo da trenta metri li dentro non l’ho mai visto. La prosecuzione sta sotto pozzo dahula, in una diaclasi di merda strettissima e alta una decina di metri. L’aria passa li. Quasi tutta quella dell’ingresso…
Gli speleologi quando parlano di pozzi sono un poco come i pescatori! A me piace il Pretaro perché ogni voolta puoi inventarti un giro nuovo. Per i nomi, li do di fantasia perché non conosco quelli veri ma spero possa essere considerato un peccato veniale. Grazie per il tuo commento.