A visitare le grotte Beatrice Cenci e Ovido di Petrella con Angelica, Valentina. Giuseppe e Gabriele.
Visto che Betta ed io siamo a fare vacanza a Tagliacozzo, i nostri amici vengono a trovarci e con l’occasione passiamo a visitare le Grotte Beatrice Cenci. Quando arriviamo pioviggina, cerchiamo rifugio nella biglietteria ma non possiamo stare la’ per cambiarci.

Andiamo allora a fare vestizione alla grotta Beatrice Cenci. Con l’occasione diamo ad Angelica il regalo per il suo compleanno, un imbrago nuovo fiammante. Eccola che ringrazia tutti, Giuseppe fa finta di nulla per non far vedere che e’ commosso.

Mentre terminiamo la vestizione, Luna va in avanscoperta a sentire che buoni odori porta la grotta. Oramai e’ la quinta o sesta volta che visita questa grotta e si sente decisamente a suo agio.

Tutti pronti, si entra.

Il mio gruppo di amici si sofferma sul lato destro dove ci sono dei resti archeologici, cosi’ mi pare di capire. Io invece, con Luna, mi reco come sempre ad occhieggiare gli anfratti sul lato sinistro dove i rivoli d’acqua vanno a scomparire.

Corrado, il nostro amico che gestisce la grotta, mi ha detto che hanno gia’ provato a sondare in corrispondenza dei rivoli d’acqua, ma io vorrei comunque vedere di persona.

Mentre dall’altro lato continuo a sentir parlare di robe archeologiche, io continuo a rimirare le pareti del versante sinistro del salone iniziale.

Quando le questioni archeologiche sono state sviscerate adeguatamente, ci muoviamo arrivando fino allo spiazzo dove c’e’ una stazione di rilevamento dati.

Io continuo a tentare qualche foto ma gli ambienti in questa grotta sono troppo vasti perche’ ne venga qualcosa di buono.

Iniziamo a scendere verso la seconda parte della grotta.

Sosta per cercare ed ammirare le unghiate di orso.

La colata di fronte a noi e’ veramente imponente, peccato, ancora una volta, per le luci.

Ancora qualche passo avanti. Gabriele fa strada.

Siamo quasi alla enorme stalagmite che segna praticamente l’inizio della seconda sala. Vista da lontano sembra avere la sommita’ innevata.

Ancora la colata di prima, ma da un’altra angolazione, non mi faccio mancare nulla.

Procediamo con frequenti soste. Angelica e Valentina sono alla loro prima visita e si vogliono gustare la grotta.

Eccoci in piano. Siamo alla seconda sala.

Le passerelle scompaiono nel buio.

Il vulcano.

La colonna spezzata.

Rimango indietro rispetto ai miei amici, con il loro aiuto per l’illuminazione vorrei fare un paio di foto.

Loro mi accontentano, ma il risultato e’ comunque scarso.

La proporzione tra Angelica sulla passerella di fronte a me e l’arco che volevo fotografare da’ una dimensione dell’ambiente.

Finiamo il giro e prendiamo la via del ritorno.

Gabriele puo’ sfoggiare le sue conoscenze sulla grotta e non manca di farlo con la consueta generosita’ divulgativa.

Siamo fuori, la pioggia sembra essersi placata.

Prendiamo le nostre robe per spostarci all’altra grotta, l’Ovido di Petrella…

Gabriele prosegue nel descrivere la grotta anche da fuori.

All’ingresso dell’Ovido, vedo Luna esitare, qua le scale hanno una grata metallica con la trama piu’ larga delle sue zampe e quindi fa fatica. Pero’ quando mi vede avanzare viene anche lei, pur lanciandomi una occhiata esasperata. Dopo la prima rampa c’e’ ancora il tronco portato dalla corrente un paio d’anni fa.

Mi ero scordato di lui e devo dire che fa un certo effetto pensare che questo enorme tronco e’ stato portato dall’acqua del “misero” fiumiciattolo qua fuori. Si vede che quando e’ in piena non e’ poi cosi’ misero.

Ecco il pozzo iniziale, di acqua ce n’e’ in abbondanza.

I miei amici iniziano a prepararsi, attentamente seguiti da Luna. Io tiro fuori la mia attrezzatura ma la lascio a terra, prima mi occupo di sistemare l’armo per scendere.

Tutti pronti, ovvero tutti pronti tranne Gabriele ed io. Angelica sfoggia il suo imbrago nuovo.

Giuseppe si incarica di completare l’armo.

Pronto per scendere, gli procuriamo il necessario per montare il deviatore.

Valentina attende con pazienza, Luna mi guarda chiedendosi cosa diamine ci stiamo facendo qua.

Giuseppe intanto scende.

Lo fermo per una foto, peccato per la luce accesa che lo fa splendente.

Mi rifaccio col resto del gruppo.

Giuseppe si ferma a montare il deviatore.

E noi ci facciamo una foto con Luna accoccolata sulle mie gambe.

Giuseppe urla dal basso. E’ arrivato.

Inizia a scendere Angelica.

Con il nuovo imbrago si muove come una libellula.

Passaggio del deviatore.

E via giu’.

E’ il momento di Valentina. Mentre scendeva Angelica ho notato che il deviatore e’ un poco lungo. Affido a Valentina il compito di accorciarlo.

La seguo fotograficamente mentre scende.

Eccola mentre accorcia e quindi passa il deviatore.

Anche lei e’ giu’ in un attimo.

Sarebbe il mio turno…ho indossato l’imbrago ma devo ancora montare l’attrezzatura. Poco male, di sotto hanno di che passare il tempo curiosando intorno.

Gabriele e’ impegnatissimo a fare un reportage fotografico con la fotocamera di Angelica, roba da professionisti. Tra una foto e l’altra riesco a farmi dire l’ora. Sono le 2 del pomeriggio, passate da qualche minuto.

Mi prende il classico coccolone, abbiamo, o meglio avevamo, appuntamento alle 2 con Betta al ristorante a Tagliacozzo! Rammento la cosa a Gabriele, avvertiamo sotto che non scendero’, raccatto le mie robe e vado a cambiarmi. Valentina mi raggiunge quasi subito, deve essere a Roma per il primo pomeriggio e anche lei deve sbrigarsi. Mi faccio accompagnare giu’ da lei. Nel frattempo chiamo Betta per avvertirla, chiamo il ristorante per sapere se possiamo ancora andare. Il gestore del ristorante e’ di buon cuore ed accetta di aspettare che noi si arrivi tutti. Mi incontro con Betta al ristorante che sono le 3. Alla fine iniziamo a pranzare alle 3 e mezza del pomeriggio, quasi una merenda. Ma l’importante e’ essere riusciti a passare una bella giornata insieme, in grotta ed in barba al maltempo. Come si dice, tutto e’ bene quel che finisce bene e…alla prossima!