Visita alla grotta 4e40 con Claudia, Vincenzone, Gabriele ed io.
Inizio a piccoli passi a riprendere con l’attivita’ speleo dopo un piccolo infortunio. La piccola grotta che ci ha proposto Vincenzone e’ proprio quel che ci vuole. Gabriele passa a prendermi a casa, pero’ stavolta la mia macchina e’ assente giustificata, ha avuto problemi tornando dalla riunione FSL a Montecelio ed ora e’ in attesa delle cure del meccanico. Con Claudia ci troviamo al bar “fico” di Anagnina. Dopo una ottima colazione, partiamo con la sola macchina di Gabriele. Abbiamo appuntamento con Vincenzone al bar Semprevisa a Carpineto. Arriviamo con qualche minuto di ritardo e lo troviamo ad attenderci. Una foto insieme e’ d’obbligo, Claudia si offre come operatrice alla fotocamera. Dopo un supplemento di colazione e qualche chiacchiera propiziatoria, ci avviamo verso la grotta. Arriviamo un poco dopo lo spiazzo per salire a pian dell’erdigheta. Fa freschetto, ci cambiamo e prepariamo il materiale.
Vincenzone e’ carico e pronto a tutto.
Claudia non e’ da meno e ci mostra orgogliosa il suo nuovo croll.
Si parte. Per fortuna l’avvicinamento e’ breve.
Fiorellino precoce.
Ogni tanto una sosta con la scusa di una foto mi permette di riprendere fiato.
Proseguiamo.
Ultimi rimasugli di neve. A vederla da vicino sembra piu’ grandine, ma non stiamo a sottilizzare.
Vincenzone ci indica la direzione. Siamo vicini.
Su andiamo, pelandroni!
Ma non era vicino?!?
Eccolo!
Ci prepariamo ad entrare.
Un vicino albero ci offre una comoda partenza per l’armo. Claudia si occupa del bolina iniziale, io sistemo il deviatore. Siamo pronti a scendere il primo pozzetto di circa 3 metri.
Alla base del pozzetto c’e’ uno scivolo di fango che porta ad un ambiente piu’ ampio, una piccola sala. Pero’ la prosecuzione non e’ nella sala ma in un buco subito alla fine dello scivolo. Aspettiamo di essere tutti assieme poi armiamo anche il breve pozzo annunciato dal buco in fondo allo scivolo. Vincenzone si siede di fronte a me, nei pressi del buco. Ogni tanto scatta una foto con la sua fotocamera professionale. Mentre la ripone gli sfugge di mano, me ne accorgo dal suo grido angosciato mentre la fotocamera scompare nel buco che dobbiamo scendere. Arriva Gabriele con gli attacchi, armiamo il pozzetto. Lo scendo. La partenza e’ stretta, troppo stretta per Vincenzone. Lo avviso che per stavolta dovra’ pazientare. Alla base del piccolo pozzo c’e’ un altro ambiente “vivibile”, dico a Claudia e Gabriele che possono raggiungermi e poi cerco la fotocamera di Vincenzone e gliela passo legandola alla corda, per fortuna sembra ancora funzionante. Mentre Claudia scende inizio a scavare tra i sassi dove gia’ e’ stato praticato uno spazio a malapena passabile, per me. Arriva Claudia, mando avanti lei che e’ piu’ fina. Passa facilmente. Allargo un poco scavando la base della strettoia, poi mi cimento anche io. Passo senza troppi problemi. Dopo il passaggio stretto c’e’ un altro ambiente, un poco piu’ angusto rispetto a quello che abbiamo appena lasciato. C’e’ un altro pozzo di un paio di metri ma dobbiamo aspettare che scenda Gabriele con quanto necessario per armarlo. Mentre aspettiamo passo la fotocamera a Claudia e mi metto a scavare meglio il passaggio stretto per renderlo ancora piu’ comodo.
Arriva Gabriele e con lui quanto serve. Armiamo il pozzo quindi lo scendo nuovamente per primo. All’arrivo, una sorpresa poco simpatica per noi aspiranti esploratori. La grotta continua ma, giu’ in basso dove scompare il minuscolo rivolo d’acqua che scorre tra i miei piedi, diventa una spaccatura larga poco piu’ di 4 dita. Piu’ in alto e’ largo un 30 cm ma c’e’ poco da fare per me, quindi dedico la mia attenzione al pozzetto appena sceso, in attesa che Claudia mi raggiunga.
Eccola!
Mentre anche Gabriele ci raggiunge, Claudia tenta di esplorare la stretta spaccatura che ci ostacola. E’ stretta anche per lei. Deve tornare indietro e togliersi l’imbrago prima di ritentare. Ora riesce ad andare avanti un paio di metri. Nel frattempo gusto l’intenso stillicidio che mi inzuppa senza scampo. Arriva anche Gabriele, ora Claudia e’ un paio di metri avanti a noi, irraggiungibile. Il suo responso pero’ e’ sconfortante. La spaccatura sembra andare verso l’alto, non si sente aria. Mentre Claudia passa strisciando faticosamente sui sui passi, cerco di tirare dei sassi nel piccolo spazio dove scompare il rivoletto d’acqua. Chiedo a Claudia di fermarsi un attimo, a Gabriele di fare silenzio e tiro il primo sasso…Incredibilmente riesco a centrare subito lo stretto pertugio a cui miravo! La mia fortuna pero’ si ferma a questa piccola vittoria, il sasso produce solo un flebile rumore quando cade in una piccola pozza d’acqua nascosta alla nostra vista. I tentativi successivi non sono fortunati come il primo. Decidiamo di soprassedere. Se c’e’ una prosecuzione e’ ben nascosta. Claudia esce dallo stretto e si riveste della attrezzatura mentre Gabriele risale. Io continuo con diletto a inzupparmi con lo stillicidio. Passo la mia chiave a Claudia perche’ possa disarmare e poi salgo a mia volta. Dopo sale anche Claudia. La aspetto. Ce la sbrighiamo svelti svelti e poi raggiungiamo Gabriele passando quella che oramai e’ una ex-strettoia, dopo il lavoro di allargamento che ha subito. Gabriele si avventura per risalire lo stretto pozzo. Per rendere piu’ difficoltosa la sua risalita gli faccio uno scherzo birichino e gli aggancio alla longe la matassa di corda che abbiamo appena recuperato dal pozzo precedente. Gabriele nonostante tutto a malapena se ne accorge e passa il tratto stretto andando a raggiungere Vincenzone che ci ha aspettato pazientemente. Subito dopo mi cimento anche io nella strettoia in risalita, una passeggiata di salute, come si dice! Per ultima risale Claudia, senza troppi problemi.
Per premiare la pazienza di Vincenzone decido di iniziare ad allargare il passaggio stretto del pozzo appena risalito in maniera che la prossima volta sia transitabile anche da lui. Mentre scavo con impegno, Claudia accusa freddo e decide di uscire per andare a cambiarsi. Dopo un lavoro con buoni risultati, mi dichiaro soddisfatto e ci attrezziamo per uscire. Per disarmare, mi faccio prestare la chiave da Gabriele poiche’ Claudia ha portato con se’ la mia, poco male. Prima di andare faccio una foto alle ossa sistemate a guardia del pozzetto che ho appena allargato.
Affrontiamo l’ultimo pozzetto facendo un rapido passamano dei sacchi che avevamo portato e poi siamo fuori. Claudia ci raggiunge risalendo dalle macchine, gia’ bella asciutta e cambiata. Ancora una foto ricordo con Vincenzone sembra doverosa.
Gabriele aveva bisogno di appartarsi un attimo ma non lo risparmio. Dalla condizione delle nostre tute devo dire che la grotta e’ piccina ma infanga come una grande!
Eccola in tutto il suo “splendore” fangoso.
Sistemiamo rapidamente il materiale ed iniziamo a scendere, il freddo inizia a farsi sentire.
Per fortuna alle macchine ci attende uno sprazzo di sole che ci riscalda mentre ci cambiamo. Abbiamo anche Claudia che cura i particolari del nostro look!
Riprendiamo le macchine ed iniziamo a scendere verso Carpineto. All’incrocio con la strada che viene dalla valle Vincenzone si ferma per mostrarci un altro buco che potrebbe essere promettente. Claudia, infaticabile, si lancia a verificare i punti piu’ promettenti nei dintorni.
Dopo questa sosta torniamo alle macchine per proseguire la discesa.
A Carpineto parcheggiamo alla solita piazza per poi salire in centro. Speravo di coronare l’uscita con un bel piatto di fettuccine della Sbirra ma sono le 3 del pomeriggio, e’ troppo tardi per pranzo e troppo presto per cena, stavolta dovro’ fare rinuncia.
Gabriele approfitta per fare un controllo all’auto, strada facendo gli si e’ accesa una spia che lo preoccupa.
In paese Claudia ed io ripieghiamo su un toast per placare la fame abbandonando Vincenzone e Gabriele a parlare di grotte e delle prossime esplorazioni. Dopo il magro pasto decidiamo che e’ ora di rientrare a Roma. Una ultima tappa per conoscere l’officina di Vincenzone poi dritti a casa.
Il viaggio di rientro e’ tranquillo e senza particolare rilievo tranne per il traffico trovato a fine autostrada che ci rallenta alquanto e mi ricorda perche’ preferisco tornare piu’ tardi del pomeriggio della domenica. Alla prossima!