Nuova gita al Fatiglio per verificare gli effetti degli ultimi lavori della volta scorsa. Tranquilla escursione con Maria, Gianni, Marco, Luisa, Barbara, Ferdinando ed io.
Nemmeno a dirlo l’appuntamento e’ alle 8.00 al bar “fico”. Vengo da Montebuono, quindi ho gia’ fatto un po’ di km, trovo ad aspettarmi Luisa, Barbara e Ferdinando. Nemmeno il tempo di qualche saluto che arrivano anche gli altri. Dopo la colazione ci compattiamo in 2 sole macchine. Barbara e Ferdinando hanno una mitica Lada con tanta capacita’ di carico ma solo 2 posti. Si prendono tutti gli zaini. Noi ci inzeppiamo, ma nemmeno tanto, nella capiente opel di Marco. Io sono accanto allo sportello di destra, mi devo ricordare di non aprirlo perche’ e’ difettoso e rimane bloccato! Durante il viaggio si parla del piu’ e del meno, ogni tanto provo a sonnecchiare, sono un po’ stanco. Saltiamo la sosta al casello di Ferentino e andiamo direttamente al bar pasticceria di Supino. Aspettando la Lada andiamo a fare spesa al supermercato. Riprendo la pizza rossa con salame. Siamo fuori dal bar quando arrivano i nostri. Anche loro vanno subito a fare provviste. Quando siamo riuniti e’ finalmente il momento bar. Mi limito ad un cappuccino, artisticamente decorato, come al solito. Ultimo tratto fino al parcheggio dove ci cambiamo.
Mi infilo nella calzamaglia, indosso gli scarponi, una foto ricordo e via!
Salendo butto un occhio alle macchine, stavolta non ho scordato nulla! All’ombra del terzo albero una bella sorsata di integratore (ha funzionato cosi’ bene la volta scorsa!). Arriviamo allo “scavallo” e proseguiamo.
Il solito giro largo per evitare le felci e rimanere all’ombra. Ancora una breve sosta e poi via per l’ultimo tratto fino al Fato. Ci sono ancora un bel po’ di funghi ma anche loro iniziano a soffrire per il caldo, come al solito mi limito a prenderli in foto.
Un attimo di sosta per rifiatare e poi mi vesto per lei. Devo assolutamente andare a vedere se si passa la strettoia e cosa c’e’ dopo. Sistemo Mhahrhthah Laccamuta, fidata corda, nel caso si dovesse arrivare ad un baratro e poi mi infilo. Luisa mi segue e mi passa il materiale per fissare la corda al fix messo l’altra volta. Vado. Si, ci passo! Certo non e’ larghissimo, fatichero’ non poco ad uscirne, ma si passa! Cerco con i piedi gli spuntoni che ricordavo di aver sentito l’altra volta, ci batto sopra con decisione per assicurarmi che non siano posticci e scendo ancora un poco. Passo di sedere, passo il braccio destro, tasto in giro e trovo un appiglio. Bene, ancora qualche centimetro e riesco a far passare anche la testa. Son passato. C’e’ un pozzetto, tondo, e’ largo non piu’ di un metro, si puo’ scendere anche in libera. Saranno 6 metri scarsi poi sotto sembra interrompersi. Aspetto a sentirmi deluso, aggiorno brevemente Luisa che a sua volta riporta all’esterno e poi scendo. A meta’ del pozzetto mi sembra di sentire aria (dopo Barbara con la prova della sigaretta mi smentira’), di certo cala bruscamente la temperatura. Arrivo sul pavimento del pozzetto. Ho di fronte una nuova strettoia. Non e’ lunga, sara’ un metro circa. Il brutto e’ che dopo non si riesce ad intuire alcuna prosecuzione umanamente percorribile. Sempre aggiornando i miei amici col tramite di Luisa inizio a togliere un po’ dei sassi che avevamo tirato giu’ e che si sono ammucchiati vicino alla strettoia. Passo qualche minuto a tirare sassi il piu’ avanti possibile sperando di “sentir cantare” un altro pozzo ma nulla. Me ne esco. Il passaggio della strettoia in salita e’ impegnativo come avevo immaginato. Nel passarlo ansimo come una pentola a pressione, tanto che Luisa si preoccupa per la possibilita’ che io rimanga li’! Alla fine l’ho vinta io ed esco. Fuori parliamo di quanto ho visto. Io oggi mi sento stanco e non ho molta voglia di fare, pero’ Barbara e Ferdinando scoppiano d’energia e quindi decidiamo che andranno giu’, prima per finire di pulire dai sassi e poi per lavorare un po’ alla nuova strettoia. Noi resteremo fuori a fare supporto esterno, o meglio, Gianni e Marco vanno in perlustrazione a riprendere le coordinate GPS dell’ingresso di alcune grotte nei dintorni, Maria opta per un riposino, Luisa agisce da collegamento esterno, tira fuori il sacco pieno di sassi che gli passano da dentro, passa dentro i materiali da disostruzione e cosi’ via. Io mi stendo comodamente sul plaid che ha portato Barbara, preparo il materiale e poi imito Maria, chiudo beatamente gli occhi cullato dai rumori del lavoro dei miei solerti amici! Barbara per prima cosa fa la prova con la sigaretta. La sigarettaccia mi smentisce subito, di aria non ce n’e’! Mi rassegno all’evidenza di quella sigaretta puzzona e continuo la mia “meditazione”. Come presagivo il lavoro e’ non facile. Dopo essersi avvicendati dentro anche loro ne hanno abbastanza della strettoia. Riuniti di nuovo fuori facciamo pranzo. Faremo il rilievo, dopo tutto ora il Fatiglio e’ decisamente catastabile. Sembra che questo onore tocchi a me. Ne farei anche a meno, pero’ vabbe’, mi rimetto la tuta e parto. Anche questa volta Luisa, infaticabile, scende al primo pozzetto per darmi una mano e passarmi i materiali. Arrivo al nuovo fondo, butto giu’ ancora qualche sasso, mi accartoccio per avvicinare la faccia al buco, ma niente, non si capisce proprio se continua in qualche maniera. Con qualche imprecazione per la continua pioggia di terra che mi cade addosso, mi faccio passare la sacca da rilievo, magari con il laser si riesce a “vedere” oltre…Ce l’ho, lo accendo e provo qualche misura puntandolo in varie maniere. Il massimo che raggiungo e’ poco piu’ di 3 metri. Prendo anche direzione ed inclinazione e comunico il tutto a Luisa che a sua volta rigira i dati a Maria che prende nota. Che organizzazione! Risalgo fino alla strettoia, prendo i dati e li comunico. Passo di nuovo la strettoia sbuffando come un mantice e quindi prendo i dati dei 3 metri di grotta creata a mano con tanta fatica. Luisa esce, intanto io disarmo e poi gli passo tutti gli attrezzi che sono rimasti dentro. Esco, prendo l’ultimo punto, corredo i dati presi con alcune informazioni utili di cui Maria prende nota e poi mi concedo un bel sorso d’acqua. Rifacciamo i materiali, qualcuno libera la Mhahrhthah dall’abbraccio con l’albero e riponiamo il tutto negli zaini. Qualcuno, forse Ferdinando, generosamente si fa carico di portare anche la mia parte di materiale, non me ne lagno, anzi! Si parte.
Gianni vuole mostrarci una grotta che avevano esplorato tanti anni fa (negli anni ’70, forse?) . Inizialmente seguiamo il sentiero, arriviamo al Fato
e lo passiamo,
avanziamo ancora sul sentiero fino al punto un cui finiscono gli alberi. A quel punto tagliamo giu’ in diagonale verso la macchia di alberi sottostante. Alla sinistra abbiamo il canalone che porta fino al parcheggio, sulla destra c’e’ la grotta. C’e’ in verita’ tutta una serie di buchi di cui Gianni snocciola i nomi, tutti ispirati alla saga de “Il signore degli anelli”. Quello piu’ interessante si chiama “Tana dell’orchetto”.
Luisa, Barbara, Ferdinando e Gianni vi scompaiono subito dentro. Io mi attardo a guardare i buchi intorno ed a parlare con Marco ma poi la curiosita’ ha la meglio.
Mi calco il casco in testa ed entro! L’ambiente e’ interessante, c’e’ un meandro con alcune possibili prosecuzioni ma c’e’ anche tanta, tanta terra e nemmeno un filo d’aria. Magari un giorno, dopo l’estate (almeno per me), si potra’ farci un salto per vederla meglio ma comunque non sembra dare molte speranze. Continuiamo a scendere per il canalone fino ad intercettare il “comodo sentiero”
e quindi arriviamo felici e contenti alle macchine. Ci cambiamo chiacchierando quietamente della giornata e poi ci avviamo per una breve sosta al bar di Supino. Durante la discesa ci arrivano vari messaggi, sono gli altri amici che voglio nuove dal Fatiglio. Facciamo i reticenti, tanto oggi ci sara’ la festa a casa di Gaia e avranno modo di sapere a voce, che e’ meglio! Al bar Marco contagia quasi tutti prendendo un chinotto, ma quanti anni erano che non bevevo un chinotto! Cosi’ rinfrescati e rinfrancati affrontiamo nuovamente il caldo verso la via di casa. Al bar “fico” il nuovo punto d’incontro. All’arrivo della mitica e flemmatica Lada recuperiamo gli zaini e passiamo ai saluti.
Io torno a Montebuono e ad una buona nottata di sonno. Tutto il resto della compagnia di oggi, loro, sono tutti diretti alla festa a casa di Gaia. Sono un po’ invidioso, ma non posso proprio e poi non so’ nemmeno se ce la farei a restare sveglio! Visto che non riesco a fare meglio, almeno approfitto ora per un saluto ed un abbraccio a Gaia!
Tornando a noi, con questa uscita, almeno per me, come ho gia’ detto, si conclude questa prima parte dell’avventura al Fatiglio. Probabilmente qualcuno avra’ occasione per una piacevole passeggiata da quelle parti e trovera’ il tempo per una “visita” al Fatiglio. Per il momento pero’ un saluto a tutti e alla prossima!