Grotta Gasperina – uscita del 13-01-2013

Grotta Gasperina. Domenica 13 Gennaio 2013. Paolo Gianni ed io. Ancora lavoro su strettoia con aria.

Siamo tornati di nuovo a Gasperina per tentare di scoprire la nuova prosecuzione che l’aria sembra volerci indicare. Come sempre l’appuntamento e’ alle 10 a S.Oreste. Mentre Paolo, Gianni ed io siamo li’ per i preliminari di rito (colazione, pappa, acqua, materiali) ci raggiungono un nutrito gruppo di “spelei”, sono amici del GSCai che vanno in “gita” post corso alla grotta Sbardy, c’e’ Barbara, simpaticamente immancabile e Daniele, che di recente e’ stato eletto presidente del gruppo, complimenti ed auguri! Mentre ci scambiamo saluti, abbracci ed auguri tardivi per il nuovo anno arrivano altri “spelei”, sono amici degli Speleologi Romani con l’inossidabile Piero che guida il gruppo dalle retrovie e Valeria, anche lei appassionata e simpatica “grottofila”! Loro vanno in una grotta “santa qualcosa” (chiedo perdono ma non la ricordo proprio, troppi santi sul Soratte!). Il festoso assembramento sembra una riedizione della cena alla “Sbirra” di Carpineto di qualche tempo fa, infatti i gruppi sono gli stessi e parecchi di loro li abbiamo conosciuti in quella allegra occasione. Dopo tanti saluti e un congruo scambio di chiacchiere varie ci separiamo, ognuno per la propria grotta, ripromettendoci di organizzare una uscita assieme. Oggi il tempo e’ uggioso e le previsioni promettono temporale se non neve ma per ora il tempo sembra tenere. Parcheggiamo la macchina all’eremo, prepariamo gli zaini e poi via. Anche questa volta l’ingresso di Gasperina soffia parecchio. Entra Paolo e da’ la “libera”. Mentre entra Gianni inizia a piovigginare, appena arriva al primo frazionamento, un metro piu’ giu’,  inizio ad entrare pure io per non bagnarmi troppo. Quando arrivo al “campo base” Paolo e’ gia’ al lavoro. Per il resto del tempo c’e’ poca storia,  come al solito e’ un lavoro di pazienza,  in qualche caso di intuito e sempre di tanta fatica! All’inizio del lavoro avevamo 3 punti diversi in cui scavare nella porzione di frattura che abbiamo liberato. In tutte e 3 c’era aria. Abbiamo iniziato dove l’aria sembra piu’ promettente, in fondo, dove le pareti si congiungono. Dopo qualche ora di scavo ed innumerevoli zaini di detriti scopriamo che la parete di destra piega decisamente verso l’altra lasciando una fessura di pochi centimetri e profonda almeno un paio di metri. L’aria sale impetuosa da li’ ma e’ impensabile forzare il passaggio. Decidiamo di spostarci poco indietro nella speranza che il passaggio sia un poco piu’ largo. Faccio un “turno” di scavo senza venire a capo di nulla, anche nel secondo punto e’ stretto. Quando sono finito mi faccio da parte e vado a fare uno spuntino. Gianni mi raggiunge, ci dividiamo il mini-panettone che ho portato. Paolo e’ di scavo e ha deciso di attaccare l’ultimo punto, sembra il piu’ largo ma e’ quello da cui arriva meno aria. Visto che c’e’ una quantita’ di detriti da togliere inizia a spostarli dove stavamo scavando prima. Quando, finito lo spuntino, andiamo a vedere. Il lavoro fatto nei punti precedenti e’ scomparso, sostituito da un bel cumulo di detriti di varie dimensioni. Paolo e’ impegnatissimo, Gianni rimane vicino a fargli assistenza. Inizio a sentire freddo, decido di infilarmi nella “vecchia” strettoia per vedere da dove arriva l’aria. Passato il primo tratto si avverte un deciso spiffero di aria fresca arrivare dall’alto ma non si vedono passaggi praticabili, passando la parte di strettoia su concrezione si arriva in un ambiente piu’ grande e l’aria si perde. Mi arrampico in alto seguendo la frattura, c’e’ un passaggio reso stretto (per me) da una concrezione a “medusa”. Vedo i segni che provano che qualcuno e’ gia’ passato ma io non riesco a far passare altro che la testa. C’e’ un ambiente subito dopo e sento arrivarmi in faccia un filo di aria. Ritorno indietro e descrivo la cosa a Paolo (che nel frattempo ha lasciato lo scavo a Gianni). Mi risponde che la zona e’ gia’ stata esplorata dagli “strettoisti” (chi altri se non gli impagabili Clarice e Lucas!) e hanno detto che c’e’ nulla di interessante.  Io, come San Tommaso (che sul Soratte non manchera’ di certo!), voglio andare a verificare di persona. Riesco a rubare la mazzetta a Gianni per qualche minuto e torno alla mia “medusa”. Inizio a martellarla da sotto ma lei si vendica sputandomi in faccia una specie di latte di monte grumoso. E’ comunque troppo tenace, tolgo il sottile strato di concrezione marcescente sulla parete opposta e riprovo il passaggio, ancora nulla, riprovero’ un’altra volta. Riporto a Gianni la mazzetta per non bloccare troppo i lavori di scavo. Quando arrivo Gianni e Paolo stanno commentando uno strano accadimento, hanno sentito un tonfo profondo e quindi una stasi dell’aria nella grotta, forse addirittura una inversione del senso di circolazione dell’aria! Le ipotesi che facciamo sono le piu’ varie e fantasiose, dal terremoto al crollo in una sala profonda o anche un tuono di notevole intensita’ nei pressi dell’ingresso. Mentre e’ il mio turno di scavi il trapano decide di averne abbastanza. La batteria ha dato tutto e si dichiara finita. Avremmo ancora un trapano ed altre batterie ma la situazione non sembra promettere facili prosecuzioni e decidiamo che e’ quasi ora di tornare. Gianni e’ ancora intento a scavare, Paolo si butta nella “vecchia” strettoia per cercare anche lui l’aria (o meglio, per “leggere la grotta”, come dice lui!). Gianni  scava mani e piedi con molto impegno. E’ riuscito addirittura ad entrare nello stretto pertugio e a girarsi ma alla fine si deve arrendere, se c’e’ un passaggio non lo troveremo oggi. Raduniamo il materiale e ci prepariamo all’uscita. Io, come d’abitudine ho tenuto su l’imbrago, quindi monto gli attrezzi e sono subito pronto, mi avvio per primo. Aspetto gli altri al piccolo traverso a 3 metri dall’uscita, fuori dalla verticale per non tirare loro dei sassi. Sopra di me, un metro piu’ avanti cadono dei bei goccioloni di pioggia, di fuori deve essere un inferno! Dalla corda alla quale sono appeso scendono allegri rivoletti d’acqua ma per fortuna riesco ad organizzarmi perche’ vadano oltre senza bagnarmi. Arriva Gianni, arriva Paolo, mi avventuro verso la tormenta. Appena metto la testa fuori vengo accolto da una sferzata di pioggia e da un lampo che illumina a giorno il bosco. Esco il piu’ svelto possibile dall’ingresso non “forconato” a dovere e grido la “libera”. Mi sistemo alla svelta mentre la pioggia aumenta d’intensita’. Io sono l’unico improvvido del gruppo che non si e’ portato l’ombrello, l’acqua gia’ inizia ad arrivarmi alla pelle, decido di avviarmi per non prendere troppo freddo. Per completare il quadro c’e’ una leggera nebbiolina che non guasta. Strada facendo, tra lampi veramente scenografici (un fugace pensiero a tutta la ferraglia che ho addosso confesso di averlo avuto!), vedo i resti di una grandinata notevole. Come sempre succede mi becco il culmine della tempesta quando sono in cima nel tratto allo scoperto, che fortuna! Arrivo alla macchina che sono zuppo, recupero lo zaino con i vestiti asciutti e vado a cambiarmi nell’androne dell’eremo. Dopo pochi minuti arrivano anche i miei compari. Quando li saluto alludendo alla loro previdenza nel portarsi gli ombrelli ricevo in risposta alcune imprecazioni, tra vento e rami gli ombrelli si sono subito distrutti e hanno anche loro preso una buona razione di pioggia! La serata si conclude con qualche chiacchiera sulle grotte in generale, su Gasperina in particolare e sui prossimi impegni (Gianni e Paolo a breve andranno in spedizione in Messico) davanti ad un bel piatto di polenta col cinghiale ed un buon bicchiere di vino. Alla prossima!

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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Una risposta a Grotta Gasperina – uscita del 13-01-2013

  1. Marco ha detto:

    Ho letto questo primo articolo: mi è piaciuto. Considerando che leggo molti libri di alpinismo di vario tipo e molti contengono dei racconti tipo questo, diciamo di tipo “diario”, mi sono appassionato. Bravo Bibbo!
    Tuo collega MARCO

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