Una gita quasi in solitaria, molto desiderata e molto gradita. Era molto che covavo il desiderio di andare a dormire in grotta. Quando ho letto del campo interno organizzato dal gruppo CAI di Perugia in occasione cinquantennale del fondo Franco a Monte Cucco mi sono detto: “Non posso perderlo”. I giorni scelti per il campo sono dal venerdi’ 14 alla domenica 16. Escluso il 16, giorno del mio compleanno, rimangono buoni il 14 e 15, quasi un segno del destino! Ho un paio di problemini da smarcare, il primo, il consenso di Betta all’abbandono per 2 giorni. Lo risolvo giocandomi la carta “regalo di compleanno”. Il secondo punto da smarcare riguarda la mia presenza alla riunione dei delegati FSL prevista per il venerdi’ 14. Parlo a lungo con vari amici della mia probabile assenza. Alla fine giungo a patti con la mia coscienza. Un desiderio “lungo” decine di anni puo’ valere come giustificazione. Risolti i problemi morali, inizio ad organizzare gli aspetti pratici. Scrivo al gruppo di Perugia per iscrivermi ufficialmente ed avere informazioni sulla logistica. Recupero il materassino ed il sacco a pelo dagli armadi dove erano nascosti, ne sono contenti, dopo un buon decennio di riposo! Il sacco a pelo in piume d’oca forse non e’ il migliore per dormire in grotta, pero’ ho solo lui e spero regga il colpo. Per l’occasione vado a far rattoppare la tuta speleo e faccio la doccia alla attrezzatura per togliere un poco del fango simbruinico. Per il trasporto materiali. il mio zaino gigante, quello storico arancione della Ipogea, si e’ malamente rotto giusto 2 settimane fa, devo quindi organizzarmi con gli altri zaini. Non sapendo bene, abbondo con le maglie da portare in grotta per dormire. Visto che sudo in quantita’ molto generose, devo anche portarmi il cambio per l’avvicinamento. Ci sono poi i viveri. Gli organizzatori del campo hanno dato per certa la produzione a getto continuo di brodo e the caldi ma per il resto ognuno deve pensare per proprio conto. Alla sera del 13 giugno mi ritrovo a mettere insieme tutti i pezzi e ad assemblare gli zaini. Sono talmente preso che, evento eccezionale, salto anche la lezione di nuoto.
Il giorno dopo, il 14, inizia normalmente con la sveglia alle 6. Alle 7 Betta, io e Luna andiamo a fare colazione assieme. Alle 8 inizio a lavorare, ho preso un permesso quindi alle 11 sono libero. Carico come un mulo alle 12.30 mi avvio alla macchina. Ancora una tappa al supermercato per comperare le cibarie fresche. Parto sgranocchiando della pizza con la mortadella.
Le 2 ore abbondanti di macchina senza compagnia alcuna sono l’unico aspetto negativo di questa desideratissima gita. Me la cavo mettendo qualche CD di musica varia. Verso le 15 sono finalmente in vista di Monte Cucco.

Prima di tutto mi guardo intorno, c’e’ Valentina. E’ qua in veste di segretaria per segnare chi entra. Mi registro e consegno il foglio di consenso informato, ne ricevo in cambio una albicocca. Quasi insieme a me arriva anche Giorgio, si prepara in un lampo ed in un attimo sparisce a lunghi passi verso la grotta. Io me la prendo comoda, faccio e disfo gli zaini un paio di volte fino a trovare una configurazione soddisfacente. Controllo mentalmente di aver preso tutto, saluto Valentina e parto anche io.

Che caldo! Oggi batte la fiacca anche il vento, quello che di solito imperversa su Monte Cucco. Sudo come una fontanella. Per fortuna amo camminare, sono in un’ottima disposizione d’animo e poi mi sono portato un litro d’acqua per non liquefarmi del tutto!

A meta’ strada vedo da lontano una bella ragazza che mi saluta allegramente. La riconosco solo quando siamo a pochi metri, E’ Carla! Sono contento di vederla, dopo il corso di tecnica fatto assieme non ci siamo quasi piu’ incrociati. Ci fermiamo per scambiare qualche parola, anche lei come Valentina e’ qui a fare da segreteria all’evento organizzato dal suo gruppo, per oggi non potra’ entrare in grotta. Pochi minuti, il tempo per me di riprendere il fiato e ci salutiamo. Proseguo. Passo l’ultimo tratto di bosco e sono al sentiero col corrimano, sono quasi arrivato. Cammino gustandomi il panorama.

Eccomi al cancello, per prima cosa mi accerto di poter entrare. Ok, tutto a posto.

Poggio gli zaini e finisco l’acqua nella bottiglia. Ho sudato che sembra abbia fatto la doccia vestito.

Il sole e’ un poco calato e qua il freddo puo’ arrivare all’improvviso. Riprendo gli zaini ed entro.

Appena dentro il cambio di temperatura e’ notevole. La discesa delle scale con gli zaini e’ fastidiosa come la ricordavo, i corrimano sono gelati e mi fanno pentire di non avere indossato i guanti. Arrivato alla base, sono finalmente in grotta.

Mi cambio svelto mettendo i vestiti da grotta asciutti. I panni fradici li metto dentro un sacco rosso che attacco su uno degli ultimi gradini della scala, non dovrebbe dare fastidio. Tiro fuori l’attrezzatura dallo zaino e la indosso. Impiego qualche minuto per ricompattare nello zaino tutto il necessario. Ora sono pronto. Faccio per partire quando vedo una luce brillare. E’ un ragazzo di ritorno dalla grotta, e’ andato ad aiutare nel trasporto del materiale per il campo. Ci presentiamo, mi racconta anche che e’ appena andato a visitare la parte turistica. Dopo i saluti, ci incamminiamo, ognuno per la propria strada. Mentre cammino ripenso a quel che mi ha detto…in effetti in tanti anni nemmeno io ho mai visto la parte turistica. Quando arrivo al bivio per andare al pozzo Terni, la decisione e’ presa. Poso gli zaini a terra e proseguo sulla passerella. Rimango subito piacevolmente sorpreso. Pensavo ci fossero ancora pochi metri di grotta. Mi attendono invece altri ambienti enormi, molto interessanti.

Una stupenda concrezione e’ stata usata da molti come lavagna per registrare la propria presenza. Essendo scritte oramai datate saranno magari considerate una attrazione da mostrare.

Quando penso che la grotta sia terminata, lei mi stupisce ancora. Le passerelle si restringono drasticamente e proseguono.

Procedo lungo un meandro strettino ma attrezzato. Il tratto finale e’ praticamente verticale e su in cima si vede la luce del sole, deve essere un altro ingresso della grotta, mi riprometto di cercarlo appena possibile sul rilievo. Non salgo, tanto non ho intenzione di uscire e poi mi sembra di aver capito che anche questo ingresso e’ sbarrato. Torno indietro.

Strada facendo continuo a prendere qualche foto contravvenendo alla mia intenzione di risparmiare il piu’ possibile la batteria della fotocamera.

Una scalinata impressionante, cosi’ lucente ed in contrasto con i colori della grotta.

Ammirando quanto mi circonda torno senza fretta agli zaini e riprendo la retta via.

Salgo fino all’ingresso ai laghetti. Solita doverosa sosta alle targhe. Un pensiero per degli speleologi che hanno dovuto interrompere prematuramente le loro esplorazioni.

Lo sguardo successivo e’ per la galleria con i laghetti

All’ultimo laghetto c’e’ un grosso tubo giallo e nero. Probabilmente e’ stato usato per svuotare parzialmente i laghetti e permettere il passaggio senza bagnarsi. Rivolgo un silenzioso grazie a chi ha avuto questa attenzione. Terminati i laghetti eccomi affacciato al pozzo Terni, simpaticamente indicato da un cartello.

Passo dopo passo, gustandomi la grotta in solitudine, arrivo al pozzo Perugia. Ci sono 2 vie armate. La volta scorsa sono sceso con quella a sinistra. Decido provare la via di destra, quella con meno frazionamenti. Monto il discensore e ci faccio peso, non mi muovo di un millimetro. E’ una corda arancione, probabilmente da 10,5 millimetri. Il mio discensore ha le pulegge molto consumate. Corda di sezione generosa e pulegge consumate non vanno d’accordo, devo rinunciare e scendere sulla via di sinistra.

Passo un cartello che indica i Rami Sinistri. Ce n’e’ un altro che indica per il Baratro, lo seguo con fiducia.

Passo punti che non mi pare di ricordare, pero’ i cartelli indicano di qua, mi fido.

Arrivo ad un primo pozzo, e’ nel vuoto ed e’ armato con una corda nera che sembra la gemella di quella arancione trovata ed abbandonata al pozzo Perugia. Purtroppo qua non ho la seconda opzione. Vado. La discesa di questo pozzo diventa una sofferenza, come temevo. Per scendere di qualche centimetro devo saltellare sulla corda. Un saltello e giu’ di pochi centimetri. Dopo un centinaio di saltelli, ansimante, sudato e bagnato addosso come uno appena uscito dalla doccia, arrivo in fondo. I pozzi successivi sono quasi tutti armati con la famigerata corda nera. In alcuni casi ci sono 2 vie armate e quindi me la cavo senza problemi. Dove non ho alternative, monto a “C” la corda sul discensore e riesco a scendere senza problemi. Al penultimo pozzo, oramai in vista del salone Saracco, incontro uno speleo nella direzione opposta. E’ un punto in cui ci sono 2 vie armate e lui e’ su quella con la corda nera quindi a me va benissimo cosi’. Scambiamo un saluto e qualche parola, poi proseguiamo. All’ultimo pozzo c’e’ un altro speleo, lui va nella mia stessa direzione, era salito per controllare non so cosa ed ora e’ di ritorno al campo. Scende per primo e poi gentilmente mi aspetta. Mi fermo un attimo a fotografare l’ultimo cartello per il campo.

Il mio amico intanto ha proseguito, mi sbrigo a raggiungerlo.

Faccio solo pochi passi ancora e sono arrivato. Poggio finalmente le mie robe e poi mi presento. Al campo c’e’ Luca, e’ tra gli organizzatori, ha contribuito ad allestire il campo ed ora si appresta a produrre brodo caldo e the a profusione. Oltre a lui faccio conoscenza con Michele e…Michele!

Tra una chiacchiera e l’altra tiro fuori le mie cibarie e le metto a fattor comune nel bustone che trovo vicino ai fornelli. Presento a tutti i tortelli gorgonzola e speck che ho portato da accoppiare al brodo. Luca li cucina subito, non sono tantissimi ma ce li facciamo bastare. In attesa della cottura iniziano a girare cibi vari, salsicce salame, barrette energetiche, nocciole, parmigiano. Non c’e’ pericolo di morir di fame. Addirittura ad un certo punto spunta fuori anche il vino. La classica confezione di vino Ronco da 5 litri. Mentre la cena e’ a buon punto, mi ritrovo accanto Giorgio, e’ arrivato quasi al fondo Franco ed e’ tornato. Mangia qualcosa con noi ma non si fermera’ a dormire. Giorgio rimane fino a quando il freddo inizia a farsi sentire, poi saluta e parte per uscire. Dopo poco la nostra allegra comitiva viene rafforzata da altri 2 arrivi, Francesco e Fabrizio. Anche loro sono del gruppo di Perugia ed hanno portato il necessario per migliorare l’armo fino al fondo Franco.

Il freddo morde un poco tutti, ogni tanto dobbiamo allontanarci dalla “sala da pranzo” per recuperare vestiario aggiuntivo da indossare. Il freddo, come si sa, stimola anche la diuresi, ogni tanto anche questo contribuisce a movimentare la cena. Di ritorno da una di queste missioni, trovo un reperto quasi speleo-archeologico e lo riporto fedelmente per il piacere dei miei amici studiosi di cose antiche.

La cena prosegue, personalmente assaggio un po’ di tutto, mi arrendo solo di fronte alla trippa in scatola di Luca che lui si premura di scaldare e condire con scaglie di parmigiano. Francesco prova ad assaggiarla e dichiara che ha il sapore di pecora. Alla fine solo Luca ha il coraggio ed il piacere di sbafarsela tutta. Noi ci limitiamo ad ammirare la sua performance sgranocchiando altro.

Tento qualche foto al salone Saracco ma e’ troppo grande per illuminarlo.

Vado meglio con la foto alle tende, ne hanno portate e montate almeno 8, peccato che alcune siano montate in posti a dir poco infelici.

Facciamo il dovuto onore alle cibarie ed anche al vino. Il tempo passa allegramente.

Vado a fare conoscenza con la mia tenda. Ho pubblicamente dichiarato di essere un russatore professionista, quindi mi e’ stata destinata una tenda distante dalle altre.

Sistemo tutte le mie robe e poi vado a provarla. Non e’ proprio confortevole. La tenda e’ montata su una specie di dosso, sembra di dormire sul dorso di un enorme mulo.

Cerco una alternativa ma e’ rimasta solo una tenda rossa, molto lontana dalle altre. Sembra montata su un piano molto inclinato, non mi piace l’idea.

Sistemato il letto, torno in sala mensa.

Come dicevo ogni tanto qualcuno si assenta per rinforzare l’isolamento dal freddo con qualche strato aggiuntivo.

Altri si assentano per incombenze di varia natura.

La cena e’ praticamente terminata. Parliamo dei progetti del futuro immediato. Io dichiaro che l’indomani mattina riprendero’ la strada di casa per andare a festeggiare il compleanno in famiglia. Michele mi chiede di attenderlo cosi’ usciremo assieme. L’altro Michele e Luca resteranno a presidiare il campo fino all’arrivo di qualcuno, poi andranno al fondo. Francesco e Fabrizio invece stanno partendo ora per il fondo Franco a sistemare gli armi. Mi sorge il vago pensiero di seguirli ma poi la pigrizia ha la meglio. Il mio obiettivo di oggi e’ il dormire in grotta e quello faro’. Il fondo Franco me lo tengo per la prossima volta, lo chiuderanno mica?!?

La mattina dopo mi sveglio verso le 5, indolenzito alquanto. Mi rigiro sul materassino fino alle 7. Aspetto ancora un quarto d’ora poi prendo coraggio ed inizio a sistemare le mie cose. Verso le 8 sono pronto. Tutto il rumore che ho fatto intanto ha svegliato praticamente tutti. Escono dalle tende piu’ o meno insonnoliti ed iniziamo a fare qualcosa di colazione. Mi lamento della tenda ed affermo di aver dormito poco. Francesco e Fabrizio sono tornati dal fondo verso le 2.30 e dicono che a quell’ora russavo sonoramente. E io che pensavo di essermi rigirato insonne per tutta la notte! Dopo la colazione, faccio fretta a Michele perche’ si prepari, vorrei iniziare a salire prima che inizino a scendere gli ospiti di oggi. Verso le 9.30 iniziamo a risalire.

Per fortuna Michele non e’ “da corsa” quindi posso prendermela comoda anche io. La salita procede calma e regolare.

Stavolta, in salita intendo, non devo nemmeno preoccuparmi di osservare il diametro della corda.

I primi pozzi sono tutti armati con 2 vie, quindi con Michele procediamo paralleli.

La fotocamera sembra aver sopportato la nottata meglio di me, la batteria ancora non fa le bizze.

Pozzo dopo pozzo continuiamo a salire.

Un geologo ne saprebbe dire tecnicamente, pero’ a me piace l’alternanza dei colori di questo tratto di parete e quindi ne faccio una foto.

Ogni tanto importuno Michele con le foto, d’altronde come soggetto umano oggi ho solo lui.

Michele si raccomanda, quando sara’ il punto, prendi per i Rami Sinistri, in risalita e’ meglio. Io lo ascolto ed annuisco.

Proseguo tranquillamente per la strada che mi sembra familiare. In questo tratto mancano i cartelli che indicano la via. Forse ho deviato dalla retta via, pero’ i posti in cui passiamo mi sono familiari, quindi proseguo. Ne ho la conferma quando troviamo un pozzo di circa 10 metri. Ricordo che la volta scorsa, sopra questo pozzo sono scivolato mentre tornavo indietro a sentire cosa servisse ad Angelica. Questo mi convince ancora di piu’ che magari non stiamo percorrendo la via designata dagli organizzatori, pero’ non stiamo sbagliando.

Ma la stalagmite a sinistra sembra per caso un pupazzo?!?

Continuo ad imperversare sul povero Michele.

Il mistero si chiarisce quando ritroviamo di nuovo i cartelli. Abbiamo percorso i Rami Sinistri. Praticamente in tutte le mie visite recenti alla grotta, ho sempre fatto i Rami Sinistri senza saperlo ne’ sospettarlo.

La stalagmite su cui si scende per evitare un passaggio scomodo subito in basso.

Siamo al pozzo Perugia. Lascio a Michele la scelta della via per salire, preferisce quella con meno frazionamenti. Io faccio una veloce sosta per cambiare le pile.

Sono alle prime pedalate della mia salita quando sento rumori alle mie spalle. E’ Francesco. Prende subito la via scelta da Michele, il quale intanto ha passato il frazionamento.

Pochi secondi e Francesco e’ su a tallonare Michele. Arrivo in cima al pozzo, nel frattempo Michele ha preso a salire il pozzo Birone. Gli chiedo come mai preferisca quella via. Lui confessa di essersi sbagliato, Francesco gli spiega che cosi’ dovra’ salire un po’ di piu’ e poi ridiscendere. Terminata la spiegazione, faccio appena in tempo a salutare Francesco prima che scompaia. E’ di fretta perche’ atteso a pranzo a casa. Provo a dire a Michele che anche fare il Birone a me va bene, pero’ lui vuole fare la via classica e riscende. Il pozzo Terni gia’ “profuma” di uscita e Michele riprende animo iniziando anche a canticchiare. dopo i laghetti ci attende una sorpresa, la parte turistica della grotta e’ illuminata a giorno. Mi sbrigo a fare qualche foto.

Quando arriviamo al salone principale e’ ancora illuminata, ne approfitto ancora.

Piu’ avanti sentiamo delle voci, probabilmente una visita guidata.

Riesco a scattare ancora qualche foto mentre siamo sul percorso guidato.

All’improvviso sentiamo un rumore secco e la luce scompare, probabilmente un interruttore temporizzato.

Ritroviamo la luce solo nell’ultima parte del nostro cammino, quasi al pozzo d’uscita. Anche qua il rumore secco precede di un secondo il ritorno del buio.

Alla base del pozzo di uscita troviamo un gruppo di speleo che stanno iniziando ora a scendere. Qualcuno lo conosce Michele, qualcuno lo conosco io, ci fermiamo a fare qualche parola con loro. Attendiamo poi che scenda dalle scale un gruppetto di una visita guidata e poi saliamo. Mi ricordo anche di recuperare la sacchetta rossa con i vestiti zuppi dell’andata.

Il solito spettacolare panorama ed una splendida giornata di sole ci attendono.

Mentre ci godiamo il calore del sole, i primi minuti, prima che sopraggiunga il caldo sono una vera goduria, arriva un’altro gruppo di speleo pronti per entrare. Ne approfitto per chiedere il piacere che facciano una foto a Michele e me.

Il ritorno e’ piacevolissimo, oltre al sole c’e’ un vento fresco che riduce quasi a nulla il caldo.

Si vede il parcheggio, oggi e’ ben pieno di macchine.

Anche le mucche si riposano al sole, per nulla disturbate dal nostro passaggio.

Oggi e’ Carla a fare la segretaria al parcheggio. Ci avviciniamo per un saluto e per farci segnare come usciti. Dopo andiamo di corsa a cambiarci.

Quando ho sistemato tutte le mie robe in macchina torno a salutare e ringraziare Carla, gli altri amici presenti li’ e tutti quelli che hanno partecipato alla organizzazione dell’evento. Voglio ancora ringraziarli tutti veramente di cuore. Grazie.

Il ritorno in macchina, di nuovo in solitaria, non posso dire non mi sia pesato. Per fortuna la sosta intermedia per fare rifornimento e bere un caffe’, fuga il pericolo di colpi di sonno. Come premio e regalo di compleanno anticipato, arrivato sotto casa, trovo subito parcheggio. Non avrei saputo desiderare di meglio. Alla prossima.