Meri – 15/12/2013

Discesa del Mero piccolo e di quello grande con Marika, Andrea, Giulio, Giuseppe e Simone.

La nostra destinazione inizialmente era la grotta di S. Sebastiano (per inciso, Gianni mi dice che si chiama grotta dell’eremita ma oramai sono abituato con l’altro nome…) ma un contrattempo ci ha costretti a cambiare. Arrivo all’appuntamento alle 10 a S.Oreste con larghissimo anticipo.Parcheggio vicino al gazebo e scendo dirigendomi subito al bar. Mi guardo attorno perche’ oggi altri amici dello SCR andranno a Grotta Sbardy. Vedo nessuno, forse devono ancora arrivare, il tempo e’ cosi’ cosi’ ma probabilmente peggiorera’.

010panoramaconpioggia

Pioggia in lontananza

Di solito sono mattinieri quindi e’ piu’ probabile che siano andati direttamente al parcheggio vicino all’ingresso della grotta. Mi riprometto di andare a dare un’occhiata appena sbrigate le mie faccende. Tra le altre cose passo a ritirare il permesso di accesso al Soratte. Ritorno indietro pensando di mettere in pratica il mio proposito di passare al parcheggio di grotta Sbardy pero’ incontro Guido con alcuni suoi amici. Con Guido siamo stati assieme in settimana bianca ma e’ da un po’ che non ci vediamo. E’ insieme ad alcuni amici, non li conosco, ci presentiamo. Stanno andando a visitare i bunker. E’ un’ottima occasione per prendere un caffe’ assieme e fare 4 chiacchiere quindi ci dirigiamo nuovamente verso il bar. Ci sistemiamo al tavolino nel tendone che fa da veranda al bar ed iniziamo a parlare di sciate andate e future. Entra nel bar Fausto, mi alzo per salutarlo e fargli gli auguri poi mi soffermo qualche minuto a parlare con lui. In pratica pero’ abbandono Guido ed i suoi amici. Mi aspettano per un po’ ma poi si alzano per tornare al piazzale. Finisco di parlare con Fausto, lo saluto e li raggiungo scusandomi. Al piazzale trovo Giuseppe e Simone, li saluto e li presento. Guido ed i suoi amici partono per la gita ai bunker. Rimaniamo noi 3 a proseguire con i saluti e chiacchiere mentre aspettiamo Marika, Andrea e Giulio. Alle 10.30 compaiono sulla macchina di Andrea. Come prima cosa si torna al bar! O meglio, loro vanno tutti al bar, io mi dirigo con decisione alla pizzeria per ritirare la pizza che avevo ordinato appena arrivato. La consumo sul posto, quando i miei amici ritornano colazionati, ho finito anche io. Ora si che si ragiona. Ritornati al parcheggio spostiamo il materiale di Simone e Giuseppe nella mia macchina. Si puo’ salire al massimo con 2 macchine, quindi andremo con quella di Andrea e la mia. Arriviamo alla sbarra, Giuseppe scende a sollevarla ma non riesce ad aprire il lucchetto. Vado a vedere anche io. In effetti la chiave nemmeno entra. Sembra che nel lucchetto ci sia qualcosa incastrato, che ci sia una chiave spezzata dentro? Arrivano anche Andrea e Giulio. Armeggiamo un po’ cercando di risolvere ma sembra tutto inutile. Chiamo Fausto per avvertirlo del problema. Mi risponde che verra’ su a momenti per vedere. In effetti arriva pochi minuti dopo. Prova anche lui ma vince ancora il lucchetto. Naturalmente mentre succede tutto questo si guasta il tempo e mentre procediamo con le sevizie al lucchetto per migliorare la situazione inizia a piovere ed a tirare un vento teso e gelido. Si sta facendo tardi, salutiamo e ringraziamo Fausto che ancora armeggia con il lucchetto. Scendiamo di nuovo alla piazza da dove eravamo partiti mezz’ora prima. Un rapido summit. Cambiamo destinazione, andiamo ai meri. Sarei andato volentieri a piedi alla grotta di San Sebastiano pero’ mi astengo dal proporlo, non credo che avrei seguito! Prendiamo le corde piu’ lunghe dalla macchina di Giuseppe e rientriamo in macchina dirigendoci finalmente ai meri. La strada e’ sterrata ma in buone condizioni, anche con la mia macchina riesco ad andare. Ci fermiamo in un prato a pochi passi dall’attacco del sentiero per i meri. 020alparcheggioIniziamo a prepararci. 030alparcheggioNaturalmente la vestizione e’ resa piu’ simpatica da una fredda pioggierellina, ma non ci facciamo caso piu’ di tanto. Siamo pronti, andiamo. Il sentiero fino ai meri e’ breve. Arriviamo al primo che si incontra, il mero piccolo. Poco piu’ avanti c’e’ il mero grande, piu’ in basso il mero medio. Dopo qualche indecisione decidiamo di armare la via che parte dal mero piccolo e va a confluire al mero grande. Esprimo il desiderio di armare comunque il mero grande. Mancano le corde per farlo, Giulio si offre volontario per andarle a prendere in auto e parte. 050andreagiuseppe 060andreagiusmarika 070simonefotografoGiuseppe si attiva per armare la via principale dal mero piccolo, parte legando la corda ad un albero un poco distante dal pozzo, utilizza un altro albero sul bordo per frazionare e poi scende verso sinistra, nella spaccatura che porta al mero grande. Giulio ritorna con le corde, sono 2 da 40m. Anche giuntate non bastano ad arrivare al fondo del mero grande, pero’ vado ugualmente. Mi bardo con tutto il necessario e parto. Pochi passi e sono all’imbocco del mero grande. La mia intenzione iniziale era di armare dalla spaccatura a sinistra che avevo visto la volta scorsa ma visto che le corde non bastano mi e’ venuta un’altra idea. Partiro’ dall’imbocco “classico” e poi tentero’ di spostarmi lateralmente a raggiungere i miei amici. Prima di tutto unisco le 2 corde e faccio un bel nodo in fondo alla seconda. Parto da un alberello e scendo i primi 3 metri di piano inclinato che precludono alla verticale. Sul sasso che segna il confine del cambio di pendenza c’e’ uno spit, lo utilizzo con l’unico anello con bullone per fare il primo frazionamento. Poco piu’ sotto mi fermo, la corda inizia a toccare, decido di mettere un fix. Il trapanino svolge egregiamente il suo lavoro. Posiziono attacco e corda e quindi proseguo. Alla mia sinistra ecco la roccia da cui si puo’ partire con l’armo del pozzo senza che siano necessari altri frazionamenti. Cerco un po’ di spazio tra i tanti spit dove posizionare i fix e proseguire con l’armo. Metto il primo, metto anche il secondo. Faccio un topolino, regolo le asole e le inserisco nelle maglie rapide. Accidenti, l’asola piu’ lunga struscia leggermente sulla roccia, per un pozzo di piu’ modeste dimensioni non ci farei nemmeno caso, pero’ meglio essere prudenti. Smartello la roccia provando ad eliminare la sporgenza, molto meglio, ma ancora non sono del tutto contento. Ho ancora 6 o 7 maglie rapide, ne faccio una catena. Ora posso riposizionare il topolino senza che le asole tocchino la roccia. Un ultima controllatina e parto per la discesa fermandomi dopo qualche metro per fare delle foto.130versoalto

Mi e’ sempre piaciuto l’effetto della corda che scompare nella luce…

080nelmero 090sulterrazzino 100versoilfondo 140andreamarikaI miei amici nel frattempo sono arrivati tutti alla cengia che mette in comunicazione il mero piccolo con quello grande, anzi c’e’ Giuseppe che ha terminato l’armo dell’ultimo tratto di pozzo da 60m circa e lo ha sceso. Giulio e’ sulla corda e sta scendendo anche lui. Simone e’ pronto per iniziare la discesa. Mi fermo a fare qualche foto poi attiro l’attenzione di Andrea e Marika. Voglio provare a lanciar loro la corda cosi’ da poterli raggiungere. Recupero tutta la corda e tento un lancio ci vado vicino ma non abbastanza. La corda arriva sulla roccia e lentamente ma in maniera inesorabile se ne riscende nel vuoto. Per questo lancio quasi mi lusso una spalla, meglio lasciar perdere. Continuo a scendere fino a raggiungere il nodo. Vedo Simone che se ne scende. La prima corda finisce qualche metro sotto la cengia dove sono i miei amici. La seconda non ci pensa nemmeno ad arrivare al fondo. E’ inutile che scenda ancora. Quasi quasi risalgo a provare nuovamente a tirare la corda ai miei amici. Mentre risalgo seguo quel che dicono Marika ed Andrea, sono indecisi se scendere o meno. Mentre ne parlano raggiungo una altezza soddisfacente ed inizio a recuperare la corda per un altro tentativo. Ce la metto veramente tutta, ci arrivo veramente vicino ma non abbastanza. Ma che succede? La corda stavolta si e’ fermata sulla cengia! Mentre Andrea si cala di un paio di metri per recuperarla nemmeno respiro per evitare che caschi giu’. Ecco, ce l’ha! Risale e la fissa agli attacchi dove sono allongiati. Monto il discensore e li raggiungo. Mi soffermo a parlare con loro, Andrea aveva l’imbrago rotto, l’ha fatto ricucire ma ora gli fa male anche solo a stare in piedi, non pensa di poter affrontare il pozzo. Marika preferisce restare a dare manforte al suo amico. Da sotto i nostri rumoreggiano ed iniziano a chiedersi ad alta voce cosa stia succedendo. Gli urlo che tra poco scendero’. Marika ed Andrea hanno rotto gli indugi e deciso di uscire. Lascio ad Andrea la seconda corda perche’ credo non mi serva piu’. Aspetto che si avviino per il primo tratto che scarica e poi vado a proseguire la discesa verso il fondo. Mentre scendo cercando di mantenere una velocita’ regolare noto che ogni tanto la corda sfrigola al passaggio con il discensore e poi emette una nuvoletta di vapore. E’ ben strano perche’ non abbiamo bagnato la corda e nel mero non c’e’ uno stillicidio tale da aver bagnato tratti di corda. La corda comunque sembra in buono stato e quindi rimando a dopo la spiegazione degli sbuffi misteriosi. Arrivo al fondo. Arrivo direttamente sdraiato per terra e sono li’ che armeggio per togliere velocemente dalla corda il discensore bollente quando i miei amici commentano l’originale e cionondimeno elegantissima tecnica di arrivo. Mi alzo e li raggiungo. Aspettando hanno fatto amicizia con gli ospiti del mero. Mi presentano subito il cadaverino mummificato di un cane e poi il cranio di una mucca con il quale hanno appena finito di fotografarsi. 150canemorto 170giuliosimone 180versoaltodafondo 190giuliosimonegiuseppe 220giuliogiuseppebuona 240giuliogiuseppesimone 250lumaca 270versoaltoPer ingannare l’attesa hanno gia’ girato in lungo ed in largo tutto il fondo. Ora si stanno dedicando al pranzo a base di pane e salsicce. Nonostante ci sia la loro luce quando faccio per allontanarmi un po’ mi accorgo che devo accendere la mia. Provo, nulla. Strano, eppure sono ben sicuro di aver caricato la batteria e comunque non era mai successo che fosse tanto scarica da non accendersi nemmeno. Simone mi racconta che e’ successa anche a lui la stessa cosa. Probabilmente si tratta di una partita di batterie difettosa. Mi metto l’anima in pace e sostituisco la grossa batteria al litio in dotazione con 2 delle ministilo  che porto sempre con me. Ora ho di nuovo la luce. Passiamo qualche minuto a fare foto, Simone mi mostra le sue, sara’ il fotografo, sara’ la macchinetta ma le sue sono incomparabilmente piu’ belle delle mie! Ve ne mostro alcune 275MeroDalFondoBella_BySimone 276MeroDalFondo_BySimone 277MeroDalFondo_BySimoneTra qualche foto e lo spuntino trovo anche la spiegazione agli sbuffi di vapore. Giulio mentre scendeva ha fatto un piccolo buco sul tappo della bottiglia d’acqua e poi in un miracolo di coordinazione e’ riuscito a farla zampillare con discreta continuita’ sul discensore e quindi sulla corda. Pensandoci ora non so quanto questa cosa sia buona per la struttura del discensore, pero’ e’ indubbio che sia andato tutto bene comunque! Ma torniamo a noi, tra spuntino, foto, un po’ di chiacchiere e’ passato del tempo, inizio a sentire freddo. quasi quasi risalirei. Mentre formulo questo pensiero Simone mi batte nel tempo e ci annuncia che sta per risalire. Chiedo a Giulio e Giuseppe se posso risalire dopo Simone. L’alternativa sarebbe di cambiarmi e mettermi qualcosa di asciutto che inzupperei in risalita. Sembra che a loro non dispiaccia e quindi mi muovo un po’ per scaldarmi mentre aspetto che Simone dia la libera. Eccola, finalmente. Mi attacco alla corda saltellando come un matto per recuperarne il piu’ possibile e fare una partenza dignitosa. Riesco a staccarmi da terra, Giulio si offre di tenermi la corda per i primi metri, non mi oppongo di certo. Risalgo faticosamente, non ricordavo quanto lo fosse, e’ probabile che la ventina di anni in piu’ dia il suo contributo. Tra una sosta, uno sbuffo ed un ansimo arrivo infine al frazionamento. Alla cengia c’e’ Simone che mi aspetta. Mi avverte di stare attento perche’, passato il frazionamento c’e’ il rischio di perdere l’equilibrio e cadere sulla destra nel vuoto. Mentre passo facendo la dovuta attenzione commentiamo che sarebbe opportuno mettere un altro attacco per evitare la possibilita’ di caduta pero’ non abbiamo con noi il necessario e quindi rimandiamo alla prossima occasione. Prima di dare la libera aspetto che Simone parta poiche’ il primo tratto scarica un poco. Approfitto per fargli qualche foto. 280uscitaversomeropiccolo 310uscitaversomeropiccolo Quando ha passato il tratto “pericoloso” grido la libera e ricevo urla di consenso da sotto. Mi sposto verso la corda con cui sono sceso e mi predispongo per risalire. Ora che ci sono mi accorgo di aver fatto un errore a lasciare la seconda corda ad Andrea, saro’ costretto ad un discreto pendolo per guadagnare la verticale e poter salire. Nemmeno a dirlo arriva il monito di Simone che mi avverte che corro il rischio di pendolare. Gli rispondo che lo so e mi preparo. Monto gli attrezzi per salire e recupero piu’ corda che posso. Sciolgo il nodo a fine corda e poi passo il capo libero dentro uno dei moschettoni. Usero’ la corda in piu’ per calarmi il piu’ vicino possibile alla verticale. Metto in pratica il mio proposito ma quando ho il capo di corda in mano mancano ancora dei bei metri alla verticale. Mi preparo e mollo. Parto come un sasso nella fionda verso la parete opposta. Ammortizzo l’impatto sulla roccia con i piedi. Un rapido esame mi conferma che avevo visto giusto, dove la corda tocca la roccia non ci sono angoli vivi che la possano danneggiare. Quando pendolo dalla parte opposta inizio a risalire, il punto in cui la corda tocca la parete e’ circa a 4 metri sopra di me. Torno indietro. Mi blocco perche’ devo utilizzare nuovamente le gambe per ammortizzare l’impatto con la roccia. Sono gia’ salito abbastanza, la corda sfrega di nuovo sulla roccia ma veramente poco. Ritorno a pendolare dalla parte opposta e riprendo a salire. Stavolta la corda tocca per nulla ed il pendolio e’ quasi finito. Ora ho guadagnato la verticale, mi sembra tutto a posto. Ora posso prestare attenzione alle urla di dolore che continuano ad echeggiare per il mero, e’ Giulio, sembra avere seri problemi con l’imbragatura ed i suoi gioielli. Gli urlo qualcosa ma e’ talmente pieno di dolore che nemmeno mi sente, continuo la risalita. Arrivo al topolino e smonto tutto. Procedo poi con il resto dell’armo, fino a quello sull’albero. Recupero la corda, per sicurezza controllo che non ci siano lesioni, mi sembra integra. Ricomincio a sentire freddo, recupero un pile asciutto dallo zaino e me lo metto, ora e’ decisamente meglio. Sistemo corda ed attacchi, faccio qualche foto 380fogliebelle 390fogliebelle e poi raggiungo Simone che aspetta gli altri all’imbocco del mero piccolo. Di Marika ed Andrea nemmeno l’ombra, probabilmente si sono stancati di prendere freddo e sono andati alle macchine. Arriva Giulio, ancora dolorante. 410giuliouscita 420giuliouscitaGiuseppe sta procedendo a disarmare. Mentre Giulio si riprende, Simone ed io gli diamo qualche consiglio per evitare problemi simili in futuro. Ecco che arriva anche Giuseppe. 400giuseppeuscita Finiamo di ricomporre il materiale e ci avviamo alle macchine. Quando arriviamo troviamo i 2 dispersi che sono rincantucciati in macchina cercando riparo dal freddo pungente. Dopo un inevitabile quanto breve scambio di battute procediamo a cambiarci perche’, come ho detto, il freddo inizia a farsi sentire. Giulio ed Andrea bisticciano per l’imbrago. Andrea vuole buttarlo via, Giulio lo vuole tenere. Alla fine Giulio lo recupera e lo nasconde tra le sue cose dando termine alla schermaglia. Sistemando il materiale di gruppo vi aggiungo i 5 attacchi con moschettone che avevo ancora con me, magari cosi’ il nostro magazziniere sara’ contento! Il ritorno in macchina e’ senza problemi, la mia macchinetta si arrampica tranquillamente anche se la strada sterrata e’ un po’ ammorbidita dalla pioggia. In piazza facciamo l’ultima spartizione dei materiali, Giuseppe e Simone recuperano il loro e quindi ci lasciamo. Rimango li’, quasi quasi provo a sentire i ragazzi che sono andati alla Sbardy, ma si, lo faccio. Per primo provo con Nonno Pintus, mi risponde, ma e’ gia’ a casa. Provo a sentire Maria e Max. Sono al bar pasticceria vicino alla porta di S.Oreste e stanno decidendo per la cena. Ma bene! Gli chiedo se posso aggregarmi. Mi dicono che per il Campanile e’ troppo presto ed hanno deciso di andare ad una pizzeria vicino a Porte di Roma. Avrei preferito cenare da Alessandro al campanile ma in effetti non sono nemmeno le 6 non ci farebbe mai cenare a quest’ora ed e’ impensabile aspettare qui altre 2 ore. Vada quindi per la pizzeria. Mi metto d’accordo perche’ mi raggiungano al parcheggio e quindi li seguo. Facciamo tappa a Settebagni dove saluto Laura e Stefano l’Astico. Trovo anche Stefano, e’ lui che conosce la pizzeria e l’ha proposta. Prende la sua macchina e lo seguo. Passiamo vicino al centro commerciale, Mi sono perso da qualche chilometro quando finalmente accosta. Siamo arrivati. In breve ci raggiungono anche gli altri. Siamo una allegra combriccola e concludiamo degnamente la giornata. Mi sembra che possiamo chiudere qui, come al solito, alla prossima!

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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